Delivery, servizio pubblico? La Fipe studia una soluzione

Il vicepresidente della Federazione pubblici esercizi Aldo Cursano: «Stiamo strutturando una piattaforma per mettere in campo tutte le tipologie di offerta con un servizio di alto livello» . Tra le questioni da mettere ancora a punto, c'è anche il sistema di pagamento online

24 marzo 2020 | 08:20
di Gabriele Ancona
Tutti in casa o in fila al supermercato, con il rischio di assembramenti. E poi ci sono gli anziani e i malati, che possono avere serie difficoltà di approvvigionamento. A tutto ciò si aggiunge il fatto che ogni ordine e grado della ristorazione è con le serrande abbassate, privando di fatto la società di un settore fondamentale.

Una consegna

Certo, qualche consegna a domicilio è in essere, ma non fa la regola. Da qui la proposta di Italia a Tavola di puntare con decisione sul delivery.

Questo il quadro di massima tratteggiato da un intervento del direttore di Italia a Tavola Alberto Lupini, che ha ricordato che il “Governo britannico è stato fra gli ultimi a ordinare la chiusura delle attività per garantire quel distanziamento sociale che sembra l’unica arma vera contro l’epidemia. Ma lo ha fatto con spirito pratico, invitando proprio i ristoranti a rifornire i cittadini direttamente in casa, così da evitare code ai supermercati e avere meno gente per strada”. Un’idea saggia, quella della delivery di Stato, che si potrebbe applicare anche da noi, con un’ondata di ricadute economico-sociali positive. Per non parlare di quelle psicologiche. Per sondare il terreno abbiamo sentito Aldo Cursano, presidente della Federazione dei pubblici esercizi della Toscana e vicepresidente nazionale Fipe.

Aldo Cursano

«È un tema che stiamo sviluppando - ha spiegato - La situazione contingente ci ha portato a capire che dobbiamo rispondere a un bisogno. Non stiamo con le mani in mano e siamo in una fase avanzata di riflessione in merito a organizzare una qualità di prodotto e servizio di consegna. Il cameriere professionista che serve un piatto a casa è tutt’altro rispetto a un runner. In quest’ottica stiamo strutturando una piattaforma per mettere in campo tutte le tipologie di offerta con un servizio di alto livello. Si può già fare, ma deve essere messa a punto la centralità di acquisizione ordini e di pagamenti on line. I processi produttivi sono adeguati e stiamo approfondendo la fattibilità di portare in casa piatti da rigenerare in poco tempo».


Food delivery


Al momento la consegna a domicilio risponde a una necessità. Nessuno ci vieta però di ipotizzare un analogo scenario anche per il futuro, quando questo dramma sarà alle spalle. «Bisogna ragionare in prospettiva – ha precisato Cursano – Le dinamiche della vita sociale subiranno un cambiamento profondo e noi, uomini di impresa, non ci faremo trovare impreparati. Già oggi possiamo produrre per la consegna a domicilio, con le dovute cautele, sia tecnicamente sia sotto il profilo igienico. Abbiamo individuato le criticità, le modalità di confezionamento, la tipologia dei contenitori; stiamo mettendo a punto la filiera per mettere in piedi una cucina di qualità servita a casa, con stile, da camerieri professionisti. Per il momento ci stiamo concentrando sulla cena. Se lo Stato ci darà una mano, tanto di guadagnato. Intanto ci stiamo muovendo con le nostre gambe». A passo d’impresa.

Per informazioni: www.fipe.it


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