Un miliardo per salvare l'agroalimentare italiano

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto che stanzia in tutto 1,2 miliardi per i produttori agricoli. Era stato richiesto da Coldiretti durante le manifestazioni degli scorsi giorni per combattere la speculazione

15 marzo 2022 | 11:26

Un aiuto concreto del valore di un miliardo e duecento milioni per salvare la filiera agroalimentare del made in Italy. Alla fine il Governo ha ascoltato le richieste di allevatori e agricoltori, che nei giorni scorsi erano scesi in piazza per chiedere al presidente del Consiglio Mario Draghi un intervento tempestivo per un comparto strozzato da inflazione, caro materie prime, caro bollette; criticità che si sono ulteriormente accentuati a causa del conflitto tra Russia e Ucraina e che stavano già rallentando la produzione, o peggio ancora, rischiando di far chiudere molte aziende in tutta Italia.

Dal Governo ecco il decreto salva filiera del Made in Italy

«E’ stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto salva filiere Made in Italy, dalla pasta alla carne, dal latte all’olio, dalla frutta alla verdura, che stanzia 1,2 miliardi per investimenti nelle filiere Made in Italy come richiesto nella lettera appello della Coldiretti al Premier Mario Draghi nel corso della mobilitazione degli agricoltori in tutta Italia». Lo rende noto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini nel ringraziare il Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli in riferimento alla pubblicazione del provvedimento intitolato “Definizione dei criteri, delle modalità e delle procedure per l'attuazione dei contratti di filiera previsti dal fondo complementare al Pnrr” sulla Gazzetta Ufficiale Serie Generale 61 del 14 marzo 2022.

 

 

Il nuovo decreto permette di combattere l'inflazione

«Il decreto - sottolinea Prandini - consente di combattere la speculazione sui prezzi con una più equa distribuzione del valore lungo la filiera per tutelare i consumatori ed il reddito degli agricoltori dalle pratiche sleali. Coldiretti, che lavora da anni su questi obiettivi anche insieme a Filiera Italia, è pronta a presentare progetti operativi per utilizzare al meglio queste risorse, dalla zootecnia al vino, dal grano alla frutta secca, dall’olio all’ortofrutta».

Come funzionano i contratti di filiera

Coldiretti spiega che i contratti di filiera, partendo dalla produzione agricola, si sviluppano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare con un contributo dello Stato concesso per diverse tipologie di investimenti con un volume da 4 a 50 milioni di euro destinati a produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, per la promozione e la pubblicità di prodotti di qualità certificata o biologici, ricerca e sperimentazione. «Un provvedimento necessario - spiega la Coldiretti – per ridurre la dipendenza dall’estero in Italia che è un Paese deficitario su molti fronti per quando riguarda il cibo: produce appena il 36% del grano tenero che le serve, il 53% del mais, il 51% della carne bovina, il 65% del grano duro per la pasta, il 73% dell’orzo, il 63% della carne di maiale e i salumi, il 49% della carne di capra e pecora mentre per latte e formaggi si arriva all’84% di autoapprovvigionamento».

 

Coldiretti è pronta a coltivare un milione di ettari aggiuntivi

Prandini ha dichiarato che per garantire l'indipendenza da grano duro, grano tenero e mais, Coldiretti è pronta a coltivare un milione in più di ettari aggiuntivi di terreno. L'italia, secondo quanto riferisce Ismea, nel 2020 produceva 2 milioni e 687mila tonnellate di frumento tenero e ne importava 4 milioni e 843mila;  produceva inoltre 3 milioni e 997mila tonnellate di grano duro e ne importava 3 milioni e 151mila. Produceva, infine, 6 milioni di tonnellate di mais e ne importava 5 milioni e 995mila.  Prandini ha concluso dichiarando che «stiamo facendo di tutto per non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti dalle recenti crisi ed è quindi importante lo sblocco dei contratti di filiera già stanziati nel Pnrr. Ma occorre anche incentivare le operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito delle imprese agricole a 25 anni attraverso l’Ismea, ridurre le percentuali Iva per sostenere i consumi alimentari, prevedendo nuovi sostegni urgenti per filiere più in crisi a causa del conflitto e del caro energia e fermando le speculazioni sui prezzi pagati degli agricoltori con un efficace applicazione del decreto sulle pratiche sleali. Bisogna infine investire per aumentare la produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane e combattere la siccità, contrastare l'invasione della fauna selvatica che sta costringendo in molte zone interne all'abbandono dei terreni e a sostenere la ricerca pubblica con l'innovazione tecnologica».

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Alberto Lupini


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