No vax contagiati sul lavoro? Per l'Inail è infortunio, ma il risarcimento non sarà certo

I lavoratori non vaccinati che contraggono il coronavirus sul posto di lavoro saranno considerati infortunati. Ma gli operatori sanitari, per legge, potrebbero non accedere al risarcimento del datore di lavoro

02 marzo 2021 | 17:37
LInail torna sulla questione delle positività al coronavirus contratta sul luogo di lavoro con una parentesi (neanche proprio piccola) dedicata ai lavoratori non vaccinati. Il contagio è una forma di infortunio sul lavoro? Merita un indennizzo? Merita un risarcimento? Poco meno di dieci giorni fa, l’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro aveva spiegato che i lavoratori non vaccinati e contagiati non avrebbero ricevuto alcun risarcimento perché non poteva essere considerato infortunio il contagio. Ora invece il dietrofront.


Covid infortunio sul lavoro

Indennizzo e risarcimento, quali differenze?
In prima battuta l’Inail ha spiegato che sì, il contagio è infortunio sul lavoro anche se il lavoratore in questione ha rifiutato di vaccinarsi. Per capire meglio la questione però bisogna chiarire subito la differenza tra indennizzo e risarcimento. L’indennizzo è quello che l’Inail eroga a favore del lavoratore a seconda della gravità dell’infortunio riscontrata. Il risarcimento invece lo eroga direttamente il datore di lavoro ed è pari alla differenza tra la cifra che il lavoratore avrebbe potuto ottenere stando all’infortunio in cui è occorso e la cifra che l’Inail ha effettivamente accreditato.

Operatori sanitari diretti interessati
La questione riguarda in particolare gli operatori sanitari; quelli che rifiutano il vaccino e poi si contagiano con il Covid-19 hanno comunque diritto all’infortunio sul lavoro se il contagio risulta in occasione di lavoro. Ad annunciarlo è lo stesso Istituto in una lettera inviata alla direzione regionale della Liguria sul caso degli infermieri che avevano rifiutato di sottoporsi al vaccino e poi si erano contagiati.

Ma gli operatori sanitari non potranno dare per scontato l’ottenere il risarcimento. «Sotto il profilo assicurativo - si legge nella nota Inail - il comportamento colposo del lavoratore, tra cui rientra anche la violazione dell’obbligo di utilizzare i dispositivi di protezione individuale, non comporta di per sé, l’esclusione dell’operatività della tutela».

Datori di lavoro esposti a responsabilità
La situazione per gli imprenditori si aggrava. La previsione dell’Inail di assimilare all’infortunio sul lavoro qualsiasi contagio avvenuto sul luogo di lavoro espone il datore di lavoro alle potenziali conseguenze tipiche della responsabilità da infortunio, capaci di sfociare anche in campo penale ove dal contagio possano scaturire conseguenze sanitarie importanti producenti danni molto gravi. Ecco perché tutti gli addetti ai lavori chiedono norme che disciplinino il fenomeno.

Per il lavoratore invece non sarebbe un gran danno, a cui in ogni caso sarebbe riconosciuta la malattia. Ma con gli operatori sanitari cambia tutto. Parlando di vaccini, ovviamente, non si può non virare sulla faccenda relativa all’obbligo. Obbligo che al momento non è consentito dalla legge. Al di là degli aspetti etici e individuali della vicenda, resta questo un grosso vulnus di sistema destinato a restare tale perlomeno fin quando non ne sarà risolta la carenza. E nel frattempo l’Inail continuerà a considerare infortunio un contagio avvenuto sul luogo di lavoro, anche se il lavoratore si è rifiutato di vaccinarsi. A meno che il lavoratore non sia un infermiere o un operatore sanitario.

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Alberto Lupini


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