Peperon RistoPub vuole uscire da Trip Il Gufo: «Sei ancora aperto, non puoi»

06 giugno 2017 | 12:23
Peperon RistoPub a Gravina di Puglia, un luogo dove gustare i sapori, quelli autentici, quelli della tradizione, quelli reinterpretati nelle pizze di Michele Digiglio, cuoco-pizzaiolo semplice, legato al suo passato a tavola, al gusto vero e proprio. Una piccola introduzione, secondo me necessaria, per ricordare che Peperon RistoPub, è sì legato alla tradizione e ai cibi di qualità, ma è un RistoPub, non un ristorante stellato tre stelle Michelin.

«Eppure - mi ha spiegato Michele Digiglio per telefono - alcuni clienti che spesso vengono a mangiare nel mio locale, poi tornano a casa, accendono Tripadvisor e iniziano a muovere critiche sul servizio, non abbastanza altisonante, sulla leggera bruciatura che può esserci sul bordo della pizza, su qualsiasi cosa potesse essere minimamente fuori posto, e nemmeno si degnano di dirmelo in faccia quando io, in cassa, chiedo loro se tutto fosse andato bene».



Non ci sta Michele Digiglio, il suo è, come mi ha ricordato, un servizio che nulla vuole togliere alla qualità dell'offerta, ma che pur sempre ha un prezzo ridotto - «7,50 euro per una pizza, una birretta e delle patatine» - conforme a ciò che si porta in tavola. Eppure, le critiche che gli vengono mosse sul Gufo, quelle recensioni improvvisate da qualche gradasso ben nascosto dietro la sua tastiera, lasciano passare un chiaro messaggio: «Alcuni di loro sembra vogliano il servizio di Cracco, però pagando una miseria. Se ci tenete, andate nel ristorante gourmet, e spendete 200 euro».

Ci chiacchiero un po', mi fa presente che lui spesso va in ristoranti stellati, ed è lì, com'è giusto che sia per i riconoscimenti, per i prezzi, per il nome del locale, che lui stesso pretende un certo tipo di servizio. Ogni locale dopotutto, senza chiaramente dover mai mancare di qualità, regola la sua offerta al prezzo, e lo dice chiaramente al suo cliente. Peccato che Tripadvisor ignori questo tacito accordo, e lasci sfogare senza controllo clienti, diciamolo, forse un po' tirchi, che tanto pretendono ma poco sono disposti a dare.

Questo il pensiero di Michele Digiglio, che ancor di più si distanzia da Tripadvisor, quando lo paragona ad altri social: «Facebook, Twitter, The Fork... io posso togliermi da tutti quando voglio! Come mai da Trip no? Li ho contattati. La loro risposta è stata chiara "Non puoi uscire finché il tuo ristorante non sarà chiuso". Io finsi, dissi che avrei chiuso quello stesso giorno. La loro risposta mi lasciò senza parole "Abbiamo controllato la tua pagina facebook, c'è un post di due ore fa, quindi non stai davvero chiudendo"».



Non solo beffato ma anche spiato dal sistema, Michele Digiglio, rassegnatosi, lamenta sul concludersi della conversazione l'assurdità di un mancato effettivo controllo sulla permanenza o meno del cliente presso la struttura: «Perfino Booking non lascia recensire in modo casuale, ma fornisce una apposita scheda di valutazione ai clienti che l'hanno scelto».

Digiglio si è stancato, ha elencato una serie di difetti tali da poter tranquillamente asserire: «Dopo tutto è una sorta di mafia, tra recensioni vendute e ricatti». Ecco perché ha deciso di aderire alla campagna #NoTripadvisor di Italia a Tavola, che fin dall'inizio si schiera contro un sistema di falsità che altro non fa se non svilire (anche economicamente) il lavoro di onesti professionisti, fino a svuotare di senso (e di meritocrazia) l'intero sistema ristorativo mondiale.

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Alberto Lupini


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