Pizza napoletana nei patrimoni Unesco? Il caso approda alla Sorbona di Parigi

14 ottobre 2015 | 15:12
Il Simposio internazionale “Food Heritage and Culinaries Practices” - alla Sorbona di Parigi dal 14 al 16 ottobre - consente di riaprire il dibattito sul percorso della candidatura della “tradizionale arte dei pizzaiuoli di Napoli” tra i beni immateriali del patrimonio Unesco. Il primo passo è stata la decisione della Commissione nazionale italiana Unesco di presentare nel marzo scorso la candidatura come simbolo dell'unicità del “made in Italy” nel mondo. Una scelta che ha tenuto anche conto della raccolta di 300mila firme (oggi aumentate grazie alle iniziative di sostegno in corso all'Expo) promossa da Coldiretti, dall'Associazione Pizzaiuoli Napoletani, dalla Fondazione Univerde e dalle pizzerie del gruppo “Rossopomodoro”.



Il dossier italiano verrà valutato nel contesto di un complesso negoziato internazionale che, coinvolgendo 160 Paesi, si concluderà nel novembre 2016. Il convegno alla Sorbona è organizzato da un comitato scientifico composto da docenti ed esperti dell'Università Paris 4 e 6 e del museo di storia naturale di Parigi. L'intento dei promotori è raccogliere ricerche e contributi di vari settori e Paesi riguardo al tema centrale della cucina e delle pratiche culinarie.

Si spazia dalla fisica, chimica, biologia, sociologia, fino all'antropologia e alla storia allo scopo di giungere a una chiara e condivisa comprensione della costruzione del processo di “food heritage”. Uno degli aspetti centrali sarà proprio il dibattito su come l'Unesco tuteli questo processo e su quali criteri andrebbero adottati - soprattutto in un'epoca di globalizzazione e di incontrollata imitazione di specificità e identità culturali (si veda il fenomeno “italian sounding” e i conseguenti danni ad immagine ed export nazionali) - per includere o meno un cibo o una tradizione gastronomica nel patrimonio immateriale dell'umanità.

A sostenere la fondatezza della candidatura italiana - basata sull'esistenza di una vera e propria tradizione culturale (l'arte del “pizzaiulo”) tramandata nei secoli di generazione in generazione nel rispetto di regole, scelta di materie prime e rituali ben definiti - il comitato scientifico ha selezionato il contributo di Giuseppe De Cesare, laureatosi in “Anthropology of food” all'Università Concordia di Montreal e perfezionatosi all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo discutendo proprio una tesi di Master sul tema in esame. Autore del blog www.foodtravelculture.com, collabora alla rivista italo-canadese Panoramaitalia, sulla quale ha pubblicato l' articolo “The origins of pizza”. Per informazioni e il programma dettagliato del convegno clicca qui.

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Alberto Lupini


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