Porti e aeroporti non attrezzati È caos sui tamponi per chi rientra

Il Governo ha reso obbligatorio il test per chi torna da Spagna, Croazia, Grecia e Malta, ma alla frontiera ai turisti di ritorno dalle vacanze viene solo provata la temperatura e fatta firmare un'autocertificazione

14 agosto 2020 | 11:14
C’è l’obbligo dei tamponi per chi rientra in Italia da Spagna, Grecia, Croazia e Malta, ma i turisti all’estero ancora non lo sanno e, soprattutto, gli aeroporti italiani non sono attrezzati a sottoporre al test chi sbarca nel nostro Paese. A due giorni dall’entrata in vigore delle nuove norme volute dal Governo per arginare l’incremento dei casi di contagio da Covid 19, soprattutto tra coloro che hanno trascorso un periodo di ferie oltre confine, la confusione regna sovrana.

Negli aeroporti i turisti escono senza aver fatto il tampone

Inutile provare a chiedere informazioni ai numeri verdi messi a disposizione: i centralini pare siano stati presi d’assalto e non c’è verso di farsi rispondere da qualcuno. Secondo una stima di Fiavet, la Federazione delle agenzie di viaggio e dei tour operator, sono circa 10mila gli italiani che dovranno sottoposti nelle prossime settimane al test anti-Covid al ritorno dai quattro Paesi individuati dal Governo attraverso l'ordinanza firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza. Aeroporti, porti, Regioni si stanno attrezzando, ma nelle scorse ore da Milano a Bari, passando per gli scali della Capitale, i turisti sono stati fatti uscire senza alcun prelievo, ma solo con la misurazione della temperatura corporea. Stessa scena anche nei porti di Genova e Ancona, dove arriva la maggior parte dei traghetti dalla Croazia e parte di quelli dalla Grecia.



Dall’aeroporto di Malpensa fanno sapere che al momento i tamponi non si possono fare perché c’è un posto di pronto soccorso e non un ospedale per la diagnostica. Ci si sta organizzando per allestire delle postazioni, ma ci vorranno giorni perché tutti gli scali siano attrezzati. Intanto i turisti tornano a centinaia ogni giorno e l’ordinanza (che scadrà, salvo proroghe, il 7 settembre) non può essere rispettata.

Nel frattempo il ministero sta preparando un nuovo vademecum con le regole per i tamponi rapidi, che evitano di dover imporre la quarantena. Tre le possibili soluzioni: sottoporre chi rientra a test antigene nei luoghi in cui arrivano (nei porti o negli aeroporti, ad esempio), introdurre l'obbligo di presentare un certificato di test negativo fatto nelle 72 ore precedenti o, infine, imporre ai cittadini di comunicare il rientro alla Asl di appartenenza per effettuare un tampone nelle 48 ore successive. Una decisione si troverà nei prossimi giorni.

Da parte sua il ministro per gli Affari Regionali, Francesco Boccia ha ribadito che «la sicurezza di tutti i cittadini è la priorità assoluta; dobbiamo restare il Paese più sicuro al mondo sul piano sanitario - ha detto - auspicando che ci possa essere con le Regioni una condivisione del metodo da utilizzare». Già, perché alcune Regioni, a partire dall'Emilia-Romagna, hanno già varato loro ordinanze, nonostante le richieste del Governo di agire con una linea il più possibile unitaria. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, vuole il tampone gratuito per coloro che rientrano dall'estero, mentre il collega pugliese Michele Emiliano impone invece la quarantena per chi rientra da Malta, Spagna e Croazia: da questi Paesi, negli ultimi 4 giorni, la Puglia ha importato oltre 40 casi. Simile la scelta della Sicilia, che colpisce gli arrivi da Spagna, Grecia e Malta.

Intanto però questo provvedimento sta facendo desistere anche quei pochi italiani che avevano deciso di trascorrere qualche tempo all’estero: secondo una stima di Coldiretti, quelli che avrebbero dovuto varcare il confine solo nel mese di agosto erano un milione e mezzo (dimezzati rispetto all’anno scorso), ma alla fine saranno molti meno.

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Alberto Lupini


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