La Sardegna fa rete per l’enoturismo tra vino, archeologia e cultura musicale

40 aziende fanno sinergia per generare una nuova economia e l’Università di Sassari accompagna il percorso. Si stima una crescita del reddito degli imprenditori dal 30 al 40%

20 marzo 2021 | 10:29
di Emanuele Bottiroli
La Sardegna guarda oltre la pandemia e punta, con forza, sull’enoturismo. Succede non a parole ma nei fatti con un leader giovane dentro: Antonello Pilloni, 87 anni (metà dei quali trascorsi al servizio del vino sardo), presidente della cantina cooperativa Santadi è pronto alla sfida della rete enoturistica regionale. È stata costituita ufficialmente la settimana scorsa davanti al notaio: 40 aziende fanno sinergia per generare una nuova economia e l’Università di Sassari benedice e accompagnerà il percorso.



Si stima una crescita del reddito
Si stima una crescita del reddito degli imprenditori aderenti dal 30 al 40%. Le imprese che si sono mosse hanno tutte alle spalle esperienze di accoglienza e ospitalità, ma a cambiare la prospettiva è il desiderio di metterle insieme per valorizzare la proposta sarda ai winelover in una formula più organica e mirata. A individuare solide prospettive di sviluppo del comparto è stato, da subito, Carlo Marcetti, docente di Economia dell’ateneo di Sassari. Il professore, con l’operatrice turistica Anna Maria Fara, componente tecnico nel consiglio direttivo a 11 che breve eleggerà il presidente della Rete, all’enoturismo si dedica da tempo con studi e ricerche.

Enoturismo antidoto allo spopolamento
«L’enoturismo - ha spiegato - è un antidoto allo spopolamento nelle zone interne. Possiamo parlare di un’integrazione del reddito che potrebbe oscillare dal 25 al 30%». Marcetti invita a riflettere sul legame intimo tra territori, ognuno dei quali ha peculiarità da offrire a diversi target turistici.

Nella rete tutte le zone di produzione
Nella rete ci sono tutte le zone di produzione: le cantine della Gallura o l’Ogliastra con il suo ambiente incontaminato. La rete farà brillare anche SantAntioco, dove le distese di vigne della cantina Sardus Pater si stagliano a poca distanza dalle testimonianze di un passato misterioso.

«Per le caratteristiche delle vigne è come se bevessimo il vino nuragico», dice il presidente Raffaele De Matteis.
Gli appassionati dopo la degustazione di un Carignano in purezza e dei prodotti locali potranno visitare il tophet fenicio e il museo archeologico.

Tra vino e musica
Nel Mandrolisai, dove il vino fa rima anche con cultura (musicale) l’offerta è indirizzata anche ai musicofili. «L’ascolto di musica può cambiare la percezione gustativa di ciò che si mangia e si beve, così come la degustazione di un vino dipende molto dal contesto nel quale viene servito e dall’atmosfera più o meno coinvolgente che viene a crearsi», spiega Salvatore Corona uno dei soci della cantina Bingiaters (Ortueri) e organizzatore del festival estivo Lollore Blues.

A ogni territorio le sue peculiarità
Ogni territorio ha qualcosa di unico da offrire al viaggiatore a partire dagli oltre 100 vitigni autoctoni. Ogni cantina, dalla più piccola alla più grande, potrà dare il suo contributo allo sviluppo di un settore in cui il filo conduttore è rappresentato dal vino.

La Sardegna intende insomma promuovere le risorse ambientali, paesaggistiche, culturali ed enogastronomiche presenti in tutti terroir viticoli regionali, nessuno escluso. Questo significa due cose: fare impresa e non avere paura. Il futuro si scrive oggi.

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Alberto Lupini


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