Surgelati, italiani conquistati. Il bottino grosso sta nell'export

Secondo i dati Iias (Istituto italiano alimenti surgelati), nel 2020 gli italiani hanno consumato 15 chili pro-capite di prodotti surgelati determinando una crescita del comparto pari a +5,5% . Vegetali, pesce, piatti pronti le merceologie più consumate. Ma la pizza (da esportazione) è il vero asso nella manica

08 luglio 2021 | 05:00
di Nicola Grolla

Chiusura di locali e negozi, limitazioni agli spostamenti, coprifuoco, quarantene e tamponi. Il 2020 sembra un lontano ricordo. Eppure, le conseguenze della pandemia hanno lasciato segni evidenti nei nostri comportamenti. A partire dalle abitudini di spesa che, soprattutto durante le fasi più dure del lockdown, hanno trovato sbocco solo nel delivery (per i piatti pronti) e nella grande distribuzione (per i rifornimenti della dispensa). In entrambi i casi, gli italiani hanno riscoperto i surgelati. A dirlo sono i numeri diffusi da Iias (Istituto italiano alimenti surgelati): +5,5% di consumo rispetto al periodo pre-pandemia per un totale di oltre 896mila tonnellate di prodotti finiti nei freezer degli italiani e un giro d’affari che oscilla tra i 4,4 e i 4,7 miliardi di euro.



Sul cibo non si lesina ma l'effetto "dispensa" ha spinto i surgelati nel retail

Un dato di tutto rispetto se si pensa che, a livello generale, i consumi degli italiani lo scorso anno sono calati del -9,1% riportando il mercato ai livelli del 2000. Ma, si sa, da buoni italiani sul cibo difficilmente si lesina. Tanto che, alla fine dei conti, la spesa media mensile per cibo e bevande si è mantenuta stabile, mettendo a referto un +0,8% rispetto al 2019. A sostenere il trend ci hanno pensato i surgelati di cui sono stati consumati circa 15 chili pro-capite di media annuale. Per quanto riguarda i canali di rifornimento, il retail l’ha fatta da padrona con un aumento del +12,9% a volume rispetto al 2019 (spinto anche dall’effetto “dispensa” che ha contraddistinto i primi “assalti” ai supermercati). A seguire, il porta a porta (100mila tonnellate di prodotto commercializzate) e l’e-Commerce (fenomeno destinato a consolidarsi ulteriormente grazie all’accelerazione digitale che ha investito i consumatori). Mentre, inevitabilmente, il fuoricasa ha subito uno stop: -37% sull’anno precedente a causa delle chiusure di bar, ristoranti ma anche mense aziendali e scolastiche.

«Nel 2020, gli Italiani hanno fatto ricorso massiccio ai surgelati in fase di pandemia. La maggiore consuetudine domestica con i frozen food ha rafforzato la già positiva relazione di fiducia verso questi prodotti, legata in primis al riconoscimento della loro alta qualità. Nell’anno del distanziamento e dei lockdown gli alimenti surgelati sono diventati parte integrante delle nostre abitudini alimentari. Una scelta anche ispirata a criteri salutistici, come testimoniano gli incrementi di consumo di verdura e pesce. Anche i dati del primo trimestre 2021 confermano questo trend, con significativi progressi, sebbene non a doppia cifra come nel 2020», afferma Giorgio Donegani, presidente Iias.

Dalle verdure al pesce, fino alle pizze: ecco i frozen food preferiti dagli italiani

Ma cosa hanno acquistato effettivamente gli italiani fra i prodotti surgelati? Innanzitutto, va sottolineata la tendenza generale a concentrarsi su prodotti salubri e sicuri, ma anche convenienti e utili alla lotta agli sprechi nonché capaci di concedere quella “gratifica” quotidiana difficilmente raggiungibile dalle condizioni in cui ci ha costretto il Covid. Leader assoluti del settore frozen food, quindi, sono stati i vegetali: +10,5% di consumi rispetto al 2019 per una quota merceologica del 42% nel segmento retail. Andando nello specifico, sono i vegetali preparati a trascinare i consumi, seguiti da zuppe e minestroni. Discorso a parte meritano le patate che hanno messo a segno un +10,7%.
Molto bene anche i prodotti ittici: +18% rispetto al 2019 a quota 111.097 tonnellate trascinato dalle referenze panate o pastellate. A garantire il successo di questa categoria hanno contribuito, da un lato, la necessità di una dieta bilanciata tipica dei consumatori italiani e, dall’altro lato, la consapevolezza da parte dei consumatori di acquistare un prodotto sano, sicuro e nutriente.

Spostandoci nel segmento merceologico “pizza e snack” l’incremento è pari al +15,6% per un “peso” di 90.746 tonnellate di prodotto venduto. Anche in questo caso, nonostante la pandemia e la riscoperta della panificazione in casa, il protrarsi delle limitazioni ha fatto sì che gli italiani non abbandonassero l’abitudine di concedersi una pizza surgelata. Gusto preferito? Margherita, naturalmente: 110 milioni di unità consumate su un totale di 240 milioni di pizze surgelate vendute.

Infine, da sottolineare, seppure a singola cifra, la crescita dei piatti pronti/ricettati e delle paste ripiene surgelate. Dietro alla crescita del +4,8% di prodotti commercializzati si scorge il grande lavoro in ricerca e sviluppo portato avanti dalle aziende che, sempre più, cercano un positivo connubio con la tradizione gastronomica tricolore contribuendo all’affermarsi sul mercato di ricette a base di pasta (successivamente molto apprezzate anche all’estero).

«La familiarità dei consumatori italiani con i surgelati sembra ormai una tendenza stabile, che va al di là del particolare anno trascorso e poggia sui numerosi e verificati punti di forza di questo tipo di alimenti: l’alto livello qualitativo delle materie prime; la disponibilità costante in ogni periodo dell’anno; l’elevato apporto nutrizionale; la sempre più vasta ampiezza della proposta; l’enorme praticità d’uso; la grande valenza anti spreco e, in generale, la rispondenza alle crescenti esigenze di consumo sostenibile», commenta Donegani.



Export europeo in crescita, ma l'Eldorado sono le pizze spedite negli Usa

Detto del successo in Italia, i surgelati Made in Italy hanno riscosso successo anche all’estero. Nel 2020, infatti, si è rafforzata la tendenza già in atto con un crescente successo dei prodotti surgelati nazionali a beneficio di una pluralità di merceologie, tra cui i piatti pronti, i prodotti ricettati, le paste ripiene e non. Notevole l’apprezzamento avuto oltre confine dalle pizze surgelate, con una crescita tutt’altro che trascurabile registrata in questi anni. La classifica 2020 dei Paesi in ordine di incidenza sull’export di nostre pizze sottozero conferma la Germania al primo posto (19,3% sul totale per valore delle esportazioni di surgelati), seguita dagli Usa (14,1%), eccezione di crescente valore in una top 10 quasi tutta europea. Seguono Francia (13,1%) e due Paesi più “piccoli”, come Svizzera e Olanda (che incidono però rispettivamente per il 7,4% e il 4,1%). L’Europa domina il nostro export, rappresentando da sola l’81,6% per volume e il 77,8% per valore, anche se le pizze italiane raggiungono ormai senza eccezioni i cinque continenti.

Per promuovere ancora di più sui mercati internazionali questi prodotti, nel 2020 è stato raggiunto un accordo (grazie al lavoro di Uif, del ministero della Salute, dello Sviluppo Economico, dell’Ambasciata italiana a Washington e dei Servizi Veterinari Regionali) che rende possibile, per tutte le aziende italiane autorizzate, esportare in America prodotti surgelati anche con carne suina/prodotti di salumeria: una straordinaria opportunità strategica, che consentirà di andare incontro ai gusti dei consumatori statunitensi con l’amatissima “Pepperoni Pizza” made in Italy, il cui ingrediente principale è il salame piccante.


 

Chiusura di locali e negozi, limitazioni agli spostamenti, coprifuoco, quarantene e tamponi. Il 2020 sembra un lontano ricordo. Eppure, le conseguenze della pandemia hanno lasciato segni evidenti nei nostri comportamenti. A partire dalle abitudini di spesa che, soprattutto durante le fasi più dure del lockdown, hanno trovato sbocco solo nel delivery (per i piatti pronti) e nella grande distribuzione (per i rifornimenti della dispensa). In entrambi i casi, gli italiani hanno riscoperto i surgelati. A dirlo sono i numeri diffusi da Iias (Istituto italiano alimenti surgelati): +5,5% di consumo rispetto al periodo pre-pandemia per un totale di oltre 896mila tonnellate di prodotti finite nei freezer degli italiani e un giro d’affari che oscilla tra i 4,4 e i 4,7 miliardi di euro.

Un dato di tutto rispetto se si pensa che, a livello generale, i consumi degli italiani lo scorso anno sono calati del -9,1% riportando il mercato ai livelli del 2000. Ma, si sa, da buoni italiani sul cibo difficilmente si lesina. Tanto che, alla fine dei conti, la spesa media mensile per cibo e bevande si è mantenuta stabile, mettendo a referto un +0,8% rispetto al 2019. A sostenere il trend ci hanno pensato i surgelati di cui sono stati consumati circa 15 chili pro-capite di media annuale. Per quanto riguarda i canali di rifornimento, il retail l’ha fatta da padrona con un aumento del +12,9% a volume rispetto al 2019 (spinto anche dall’effetto “dispensa” che ha contraddistinto i primi “assalti” ai supermercati). A seguire, il porta a porta (100mila tonnellate di prodotto commercializzate) e l’e-Commerce (fenomeno destinato a consolidarsi ulteriormente grazie all’accelerazione digitale che ha investito i consumatori). Mentre, inevitabilmente, il fuoricasa ha subito uno stop: -37% sull’anno precedente a causa delle chiusure di bar, ristoranti ma anche mense aziendali e scolastiche.

«Nel 2020, gli Italiani hanno fatto ricorso massiccio ai surgelati in fase di pandemia. La maggiore consuetudine domestica con i frozen food ha rafforzato la già positiva relazione di fiducia verso questi prodotti, legata in primis al riconoscimento della loro alta qualità. Nell’anno del distanziamento e dei lockdown gli alimenti surgelati sono diventati parte integrante delle nostre abitudini alimentari. Una scelta anche ispirata a criteri salutistici, come testimoniano gli incrementi di consumo di verdura e pesce. Anche i dati del primo trimestre 2021 confermano questo trend, con significativi progressi, sebbene non a doppia cifra come nel 2020», afferma Giorgio Donegani, presidente Iias.

Ma cosa hanno acquistato effettivamente gli italiani fra i prodotti surgelati? Innanzitutto, va sottolineata la tendenza generale a concentrarsi su prodotti salubri e sicuri, ma anche convenienti e utili alla lotta agli sprechi nonché capaci di concedere quella “gratifica” quotidiana difficilmente raggiungibile dalle condizioni in cui ci ha costretto il Covid. Leader assoluti del settore frozen food, quindi, sono stati i vegetali: +10,5% di consumi rispetto al 2019 per una quota merceologica del 42% nel segmento retail. Andando nello specifico, sono i vegetali preparati a trascinare i consumi, seguiti da zuppe e minestroni. Discorso a parte meritano le patate che hanno messo a segno un +10,7%.

Molto bene anche i prodotti ittici: +18% rispetto al 2019 a quota 111.097 tonnellate trascinato dalle referenze panate o pastellate. A garantire il successo di questa categoria hanno contribuito, da un lato, la necessità di una dieta bilanciata tipica dei consumatori italiani e, dall’altro lato, la consapevolezza da parte dei consumatori di acquistare un prodotto sano, sicuro e nutriente.

Spostandoci nel segmento merceologico “pizza e snack” l’incremento è pari al +15,6% per un “peso” di 90.746 tonnellate di prodotto venduto. Anche in questo caso, nonostante la pandemia e la riscoperta della panificazione in casa, il protrarsi delle limitazioni ha fatto sì che gli italiani non abbandonassero l’abitudine di concedersi una pizza surgelata. Gusto preferito? Margherita, naturalmente: 110 milioni di unità consumate su un totale di 240 milioni di pizze surgelate vendute.

Infine, da sottolineare, seppure a singola cifra, la crescita dei piatti pronti/ricettati e delle paste ripiene surgelate. Dietro alla crescita del +4,8% di prodotti commercializzati si scorge il grande lavoro in ricerca e sviluppo portato avanti dalle aziende che, sempre più, cercano un positivo connubio con la tradizione gastronomica tricolore contribuendo all’affermarsi sul mercato di ricette a base di pasta (successivamente molto apprezzate anche all’estero).

«La familiarità dei consumatori italiani con i surgelati sembra ormai una tendenza stabile, che va al di là del particolare anno trascorso e poggia sui numerosi e verificati punti di forza di questo tipo di alimenti: l’alto livello qualitativo delle materie prime; la disponibilità costante in ogni periodo dell’anno; l’elevato apporto nutrizionale; la sempre più vasta ampiezza della proposta; l’enorme praticità d’uso; la grande valenza anti spreco e, in generale, la rispondenza alle crescenti esigenze di consumo sostenibile», commenta Donegani.

Detto del successo in Italia, i surgelati Made in Italy hanno riscosso successo anche all’estero. Nel 2020, infatti, si è rafforzata la tendenza già in atto con un crescente successo dei prodotti surgelati nazionali a beneficio di una pluralità di merceologie, tra cui i piatti pronti, i prodotti ricettati, le paste ripiene e non.

Notevole l’apprezzamento avuto oltre confine dalle pizze surgelate, con una crescita tutt’altro che trascurabile registrata in questi anni. La classifica 2020 dei Paesi in ordine di incidenza sull’export di nostre pizze sottozero conferma la Germania al primo posto (19,3% sul totale per valore delle esportazioni di surgelati), seguita dagli Usa (14,1%), eccezione di crescente valore in una top 10 quasi tutta europea. Seguono Francia (13,1%) e due Paesi più “piccoli”, come Svizzera e Olanda (che incidono però rispettivamente per il 7,4% e il 4,1%). L’Europa domina il nostro export, rappresentando da sola l’81,6% per volume e il 77,8% per valore, anche se le pizze italiane raggiungono ormai senza eccezioni i cinque continenti.

Per promuovere ancora di più sui mercati internazionali questi prodotti, nel 2020 è stato raggiunto un accordo (grazie al lavoro di Uif, del ministero della Salute, dello Sviluppo Economico, dell’Ambasciata italiana a Washington e dei Servizi Veterinari Regionali) che rende possibile, per tutte le aziende italiane autorizzate esportare in America prodotti surgelati anche con carne suina/prodotti di salumeria: una straordinaria opportunità strategica, che consentirà di andare incontro ai gusti dei consumatori statunitensi con l’amatissima “Pepperoni Pizza” made in Italy, il cui ingrediente principale è il salame piccante.

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