A tavola con l’Amatriciana per fare vincere la solidarietà

05 settembre 2016 | 17:24
di Alberto Lupini
Un’Amatriciana per i terremotati. Come un’ola gigantesca, è forse questo il passaparola che scandisce la catena di solidarietà che in tutta Italia, ancora una volta, si è attivata in modo spontaneo a favore dei tanti, troppi, italiani vittime di un evento che, pur quasi impossibile da prevedere, avrebbe potuto generare meno morti e meno danni se si fosse intervenuti per tempo in maniera corretta sugli edifici.



Ci sarà tempo per le valutazioni delle responsabilità e per le inevitabili polemiche che ne seguiranno. Ciò che conta in questo momento è invece dare una mano a chi ha bisogno e contribuire ad una gestione efficiente e corretta dell’emergenza. E l’Italia ancora una volta ha saputo superare tutti i luoghi comuni che la perseguitano, dimostrandosi capace di attivare istituzioni e volontari in un sistema che sta dando buonissimi risultati.

Nonostante il terremoto sia avvenuto in periodo caldo di ferie, c’è stata una mobilitazione immediata che ha garantito la presenza di un numero di soccorritori volontari nei vari campi (in alcuni casi addirittura superiore alle necessità), nonché l’attivazione di tantissime iniziative per raccogliere dei fondi.

La cosa davvero positiva, anche se qualcuno aveva inizialmente storto il naso non comprendendo il valore simbolico dell’iniziativa, è stato il dilagare di pranzi e cene a base di pasta all’amatriciana come occasione per esprimere concretamente solidarietà e partecipazione. Un modo straordinario per stare vicini simbolicamente a chi soffre mangiando un piatto insieme a estranei che condividono lo scopo benefico di quella presenza.

Associazioni o singoli locali, Comuni o onlus, si stanno passando il testimone in una sorta di gara per fare vincere la solidarietà. Tolta qualche pelosa polemica di vegani oltranzisti a Torino, per fortuna nessuno si è azzardato a contestare il valore di questi piatti, né è andato a indagare se si usa guanciale o pancetta nella salsa. Ciò che conta è partecipare. Alcuni casi sono clamorosi e confermano una leadership storica nella solidarietà: oltre 18mila presenze nel centro di Bergamo in una serata ideata da Angelo Agnelli e organizzata dalla giunta comunale di Giorgio Gori con molte associazioni (dai cuochi della Fic, in prima linea anche nelle tendopoli, ai panificatori) o quasi un migliaio alla festa della Proloco di Concorezzo (Mb).

Senza fare retorica, è l’Italia vera che risponde e che utilizza la tavola come segno di fratellanza e condivisione. Questo spiega l’elenco inesauribile di eventi programmati in tutta Italia, da quelli della Confesercenti e Città del vino in 450 comuni italiani a quelli della Confederazione dei pasticceri (Conpait), per non parlare dell’associazione ristoratori del Trentino, di molti cuochi stellati (fra cui i fratelli Serva che hanno chiamato colleghi, stellati e non, di Euro-Toques) o della federazione dei cuochi toscani insieme alla Fipe regionale, dove l’elemento comune è il raccogliere fondi a tavola per i terremotati.

Anche per questa ragione come Italia a Tavola ci siamo messi a disposizione di tutti per comunicare e rilanciare le diverse iniziative, rinunciando a promuove una raccolta di fondi come avevamo invece fatto in altre occasioni (da L’Aquila all’Emilia). Per scelta etica abbiamo preferito stavolta sostenere questa gara per fare vincere la solidarietà di tutti. E speriamo di poter comunicare tante, davvero tante, iniziative.

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Alberto Lupini


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