Thomas Cook, 300 milioni di danni Federalberghi scuote il Governo

Il fallimento del tour operator ha lasciato un buco in centinaia di strutture di accoglienza anche nel nostro Paese, ma dallo Stato non è ancora arrivato alcun provvedimento per sostenere attività e lavoratori coinvolti . Il presidente Bernabò Bocca: «Ci erano stati promessi dei fondi, invece l’Italia sembra disinteressarsene»

18 ottobre 2019 | 09:59
Sono centinaia, anche in Italia, gli alberghi che avanzato soldi dal fallimento di Thomas Cook (di cui abbiamo dato notizia nelle scorse settimane). Si parla (ma il calcolo è ancora provvisorio) di un danno complessivo di bene 300 milioni di euro di fatture impagate solo nel nostro Paese. Da tempo Federalberghi sta denunciando una situazione di difficoltà, che però è rimasta finora inascoltata. Da qui la dura presa di posizione del presidente dell’associazione, Bernabò Bocca, che è tornato a chiedere un sostegno al Governo, dopo il parere negativo espresso dalla V commissione del Senato.

Il danno del crack del tour operator è calcolato in Italia in 300 milioni di euro

«Molti sono i Paesi colpiti duramente dal crack di Thomas Cook, ma solo l’Italia sembra disinteressarsene – ha detto – La Spagna ha varato un pacchetto da 800 milioni di euro per sostenere le imprese e i lavoratori. Nel piccolo Portogallo, lo stanziamento è di 150 milioni. Anche la Grecia ha adottato misure, che spaziano dalla cosiddetta Iva per cassa a forme di sostegno al reddito dei lavoratori».

Bernabò Bocca

«Ci era stato assicurato che sarebbero stati utilizzati tutti gli strumenti necessari - prosegue Bocca - invece non è stato ancora fatto nulla. Siamo molto preoccupati per la sorte delle imprese e dei lavoratori italiani travolti dal fallimento di Thomas Cook. Il parere negativo riguarda infatti anche misure in favore dei lavoratori, che non costerebbero un centesimo alle casse dello Stato, in quanto sono state già pagate con i contributi dei datori di lavoro, e misure dal costo irrisorio, volte a evitare una beffa clamorosa, che le imprese subiranno se saranno costrette apagare Ires e Iva su crediti che non saranno mai incassati».

Bocca si rivolge poi al ministro del Turismo, Dario Franceschini, nella speranza di una sua «presa di posizione urgente, volta a far sì che anche le imprese e i lavoratori italiani ricevano un concreto segnale di attenzione e non si ritrovino, ancora una volta, orfane, mentre i nostri competitor dimostrano di avere realmente a cuore le sorti dell’economia turistica».

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Alberto Lupini


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