Bar e ristoranti, cresce la sfiducia Fatturati ancora in calo del 40%

A 2 mesi dalla riapertura dopo il lockdown, la Fipe fa un bilancio degli affari del settore. Il presidente Stoppani: «Difficile vedere la luce in fondo al tunnel. Serve un rafforzamento degli indennizzi a fondo perduto» . Intanto cala dal 22 al 18% la percentuale di chi valuta in maniera positiva l'andamento della sua attività dopo la riapertura

21 luglio 2020 | 10:12
C’è ancora buio nel tunnel e la strada da fare per uscire dalla crisi appare ancora lunga. A due mesi dalla riapertura, i pubblici esercizi italiani continuano a soffrire, a causa di una ripartenza troppo lenta. Nonostante i fatturati siano in leggero recupero si registrano perdite ancora del 40%, con effetti pesanti sulle prospettive e la sostenibilità economica delle aziende, che incidono sullo stato di fiducia degli imprenditori che non vedono a breve la possibilità di un ritorno alla normalità. Questo è quanto emerge dalla consueta analisi condotta dal Centro Studi di Fipe-Confcommercio, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi.


Ancora pochi clienti nei ristoranti -

«Ancora molte ombre e troppe poche luci a due mesi dalla riapertura dei pubblici esercizi. Il calo dei fatturati è ancora pesante e con questi numeri la situazione si fa sempre più insostenibile! - ha detto il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani - Le cause di una ripartenza drammaticamente lenta sono da ricercare certamente nella riduzione dei flussi turistici nazionali ed esteri, ma non solo. Il calo dei consumi è dovuto anche alla chiusura degli uffici e alla conseguente assenza dei lavoratori dal centro delle città e dai quartieri direzionali. Da questo punto di vista allentare il ricorso allo smart working potrebbe ridare slancio a molte attività».



La Fipe torna così a chiedere più attenzione da parte del Governo, soprattutto dopo lo scivolone della viceministro Laura Castelli, che tre giorni fa ha invitato i ristoratori senza clienti a cambiare lavoro: «La nostra federazione continua a proporre soluzioni, come il rafforzamento degli indennizzi a fondo perduto, la proroga degli ammortizzatori sociali, il credito di imposta sui canoni di locazione e la riduzione dell’aliquota Iva. Interventi che, a nostro avviso, potrebbero essere importanti per dare una spinta alla ripresa. Speriamo che i nostri appelli non siano vani e che le Istituzioni ci diano ascolto».


Lino Stoppani

I risultati delle prime settimane di riapertura sono deludenti e più il tempo passa senza una vera ripresa, più il rischio di cancellare l’entusiasmo che pure si era manifestato tra le imprese subito dopo il periodo di lockdown si alza. I numeri, purtroppo, confermano che siamo ancora lontani dalla fine di una crisi senza precedenti.

Ad essere soddisfatti di aver riaperto poco più di 6 imprenditori su 10, circa il 61%, mentre sale la percentuale di chi ritiene che non riuscirà a tornare ai livelli di attività pre-covid (68%), segno di un sentiment di forte preoccupazione nei confronti del futuro. Diminuisce di circa 4 punti rispetto al mese scorso la percentuale di chi valuta positivamente l'andamento dell’attività dopo la riapertura. Si passa dal 22,2% del mese scorso all’attuale 18% circa.

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Alberto Lupini


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