Rifugio Almici e Locanda Bonardi La buona cucina di montagna

In questo folle tempo primaverile - una volta si diceva pazzo - ho trovato modo di fare un passaggio in due rifugi bresciani fra i più conosciuti, l'Almici che domina il lago d'Iseo e il Bonardi al passo Maniva

14 maggio 2018 | 11:40
di Renato Andreolassi
La stagione ufficiale prenderà il via a meta giugno. In quei pochi aperti, con riscaldamento a manetta perché le temperature sono semi invernali, son tornato più che mai ad apprezzare la cucina di montagna. Piatti semplici, essenziali, senza fronzoli, genuini.



Sotto i 1.948 metri del monte Gugliemo con iI suo magnifico monumento al Redentore, il rifugio Almici ti accoglie come se fossi a casa tua. Una scodella di trippa o un piatto di casoncelli è d'obbligo con una ciotola di verdure. E non si può dire di no al formaggio alla griglia e, alla fine, ad una superba crostata fatta in casa con marmellata di albicocche. Con mezzo litro di vino rosso, acqua e caffè abbondantemente corretto, conto di 15 euro.



Dovendo scendere a valle sotto un cielo imbronciato e carico di pioggia, abbiamo preferito carichi non eccessivi di cibo e lasciar perdere secondi piatti più robusti. Immancabile l'amaro finale. Prezzo equo se non altro perché, senza nessuna superbia, il giovane gestore con una improbabile bandana, da una decina d'anni tiene vivo questo luogo, essenziale punto di passaggio fra la Val Camonica e la Val Trompia.



E in Val Trompia, ne abbiamo già parlato, non potevamo non ritornare a verificare se Giuseppe Scardavilli, in quel della locanda Bonardi, avesse mantenuto l'impegno di continuare a fare una cucina di qualità in alta montagna, lontano dal solito e immancabile spiedo e dalle carni alla griglia. Promessa mantenuta e rispettata.

Con 25 euro, bevande comprese, abbiamo gustato un originale antipasto di erbe e formaggi e un eccellente capretto alla bresciana con patate al forno e polenta. Da leccarsi dita e baffi, per chi li ha! Notevole il carrello dei formaggi con in testa tre tipi di "bagoss" di diversa anzianità e un nostrano della Val Trompia tutto da apprezzare. Fuochi d'artificio con il dolce, i cannoli siciliani già piacevolmente scoperti lo scorso anno. A sorpresa la ricotta della valle da un tocco di gustosa originalità.



Scardavilli vuole rendere omaggio alla sua terra natia, la Sicilia, qui in alta quota dove i fratelli Lucchini hanno vinto la sfida di far vivere tutto l'anno un comprensorio turistico abbandonato e dimenticato da anni. Giovani che credono nelle potenzialità della loro terra e che, insieme ad un cuoco - non vuole essere definto chef - portano esperienza ed intelligenza al servizio dell'ambiente e della buona cucina.

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Alberto Lupini


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