L’arte della pizza non ha confini e si diffonde dall'Australia al Giappone

19 ottobre 2016 | 16:18
di Gabriele Ancona
Continua a far parlare di sé la competizione che, lo scorso settembre, ha portato a Napoli centinaia di pizzaioli professionisti da 40 Paesi nel mondo, confermando il suo successo internazionale. Il 15° Trofeo Caputo, che ha visto trionfare Andrea Cozzolino, è stato infatti uno spunto di confronto leale in un contesto di divertimento, di semplicità e di amicizia, ma anche di grande professionalità, dei valori che da sempre contraddistinguono il nobile mestiere del pizzaiuolo.



Il giovane neo campione del mondo dei pizzaioli è un esempio di come l’arte della pizza non abbia confini; Cozzolino si è trasferito Melbourne in Australia sei anni fa e qui ha aperto la Pizzeria “Zero95”, dove rinnova quotidianamente l’amore per la cucina italiana. Di certo non gli manca l’esperienza; già a dodici anni impastava farina e acqua nella pizzeria dello zio a Giugliano, un paese alle porte di Napoli. Il suo spirito di adattamento e la sua passione lo hanno portato a conquistare tutti i colleghi pizzaioli che al momento della sua proclamazione hanno reagito con una “ola”.

A una manciata di punti da Cozzolino, lo ricordiamo si era piazzato Ciro Magnetti, della pizzeria “Olio e Pomodoro Doc” di Melito di Napoli. Il terzo gradino del podio è andato invece al giapponese Kengo Yoshiha. Il Sol Levante, va sottolineato, è da anni un vivaio di abilissimi pizzaioli, formatisi anche sulle orme di Akinari Pasquale Makishima, vincitore del Trofeo Caputo nel 2010.


Andrea Cozzolino

Per il suo carattere sempre più mondiale, competitivo ed esaltante, il Campionato mondiale dei pizzaioli - organizzato in collaborazione con l’Associazione Pizzaiuoli Napoletani guidata da Sergio Miccù - giunto alla sua 15a edizione, si è confermato un evento di grande successo ed è già alta l’attesa per la prossima edizione. L’evento è la chiara dimostrazione di come un’ottima pizza possa essere realizzata da pizzaioli di qualsiasi nazionalità, purché si sappiano padroneggiare le tecniche tradizionali e si utilizzino gli ingredienti migliori del nostro territorio.

«Se fino a qualche decennio fa il maestro pizzaiuolo, quando doveva impastare, faceva uscire dal laboratorio i suoi assistenti, con questo evento ogni protagonista può osservare, confrontarsi e imparare da ogni partecipante - ha dichiarato Antimo Caputo amministratore delegato di Mulino Caputo - contribuendo a far crescere il livello qualitativo di questa enorme risorsa del nostro artigianato gastronomico. Noi, ogni anno, giriamo il mondo con le tappe del campionato e registriamo una costante diffusione dell’arte del pizzaiuolo, la vera anima della pizza napoletana».

Foto servizio e gallery: Stefano Renna / Roberta De Maddi

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