Vaccinarsi in vacanza per non penalizzare il turismo

Suggerita anche dal governatore Zaia, l'idea di vaccinarsi nel luogo di villeggiatura non è possibile: bisogna rientrare, ma si rischia di danneggiare ancora una volta il settore dell'ospitalità

30 maggio 2021 | 08:00
di Ezio Indiani
Finalmente dopo tanti mesi incominciamo a vedere la luce in fondo al tunnel della pandemia. Hanno riaperti i ristoranti all’aperto e tra pochi giorni tocca pure agli spazi interni. Anche bar, teatri, cinema, stadi, palestre, piscine, fiere, congressi, feste private - pur se con rigidi protocolli - riprenderanno la loro attività. Tutti siamo speranzosi che presto ci si potrà muovere liberamente in tutta Europa con il Green Pass. Anche da America, Giappone, Canada ed Emirati Arabi Uniti i turisti potranno venire in Italia se muniti di Passaporto verde. Tutti segni nella direzione giusta, per tornare a sperare in una prossima ripresa. Gli alberghi, i ristoranti e i bar in destinazioni di villeggiatura lavoreranno molto bene questa estate e speriamo che a partire da settembre anche gli alberghi nelle città ritornino a lavorare con un'occupazione camere soddisfacente.



La vaccinazione procede ad un buon ritmo e si spera che per fine giugno più di metà della popolazione italiana abbia già ricevuto almeno la prima dose di vaccino. L’immunità di gregge è sempre più vicina.

L'Aifa dice no al vaccino in vacanza

Capisco che le procedure per la vaccinazione su larga scala di tutta la popolazione italiana siano un progetto molto complesso, ambizioso e difficile, ma, leggendo le affermazioni dell'esperto Nicola Magrini sul Corriere della Sera del 20 maggio non si capisce per quale motivo un cittadino italiano debba necessariamente tornare al suo “domicilio” per la seconda dose del vaccino. I posti di vacanza sono notoriamente distanti dai luoghi di residenza, per non parlare delle isole. Magrini, direttore generale dell'Aifa, dice che dobbiamo organizzare le nostre vacanze a seconda della data del richiamo vaccinale!? Forse il direttore pensa che tutti i cittadini italiani abbiano piena libertà e disponibilità nella scelta dei periodi ferie. Non considera le turnazioni aziendali, le chiusure delle aziende per ferie nei periodi in cui casualmente potrebbe "cadere" la data del richiamo, il periodo di vacanza dei famigliari...

Chi si vaccina nel mese di maggio/giugno con AstraZeneca avrà il richiamo durante il periodo delle vacanze ed in moltissimi casi si vede costretto a rinunciare alle vacanze oppure ad organizzarsi, da destinazioni lontane, al fine di tornare nella propria città di residenza, in macchina o treno, vista la penuria dei voli. Se poi uno ha previsto le vacanze in Sardegna o Sicilia, converrebbe cancellarle direttamente. Gli alberghi sono pieni, in molti hanno confermato le date delle vacanze prima di avere la data del richiamo.

Ritorno al proprio domicilio, un'altra penalizzazione del settore hospitality

Dottor Nicola Magrini, l’industria del turismo è stata la più colpita dalla pandemia, con cali dell’85% del volume di affari. Un po’ di logica e buon senso da parte di medici ed esperti per organizzare il richiamo vaccinale nei posti di villeggiatura non dovrebbe costare notti insonni. Un po’ di flessibilità e buon senso non guasterebbero e sarebbero di sicuro di aiuto a tante persone e famiglie e tutto a costo zero.

Andiamo in vacanza con la tessera sanitaria e il documento che certifica la prima dose di vaccino e facciamo il richiamo nel posto di villeggiatura… come proposto dal Governatore del Veneto, Luca Zaia. Perché non si può fare nelle altre regioni? Oppure perché non c’è la possibilità di anticipare o posticipare il richiamo di qualche giorno? È così perentoria la data fissata del richiamo?


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Alberto Lupini


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