Cantaloop, birrificio minimo La buona riuscita, step by step

Una realtà in provincia di Isernia che è cresciuta mano a mano, con l'interesse dei clienti in costante aumento. Birre che parlano di territorio e che si rivolgono ad un pubblico con esigenze diverse

05 novembre 2019 | 11:42
di Giovanni Angelucci
Cantaloop viene dal luogo dove il birrificio artigianale è situato, Cantalupo nel Sannio, in provincia di Isernia, piccolissimo paese alle pendici dei monti del Matese. «Birrificio minimo è la denotazione che abbiamo adottato e con la quale abbiamo caratterizzato il nostro lavoro, fatto da piccoli spazi e tanta voglia di arrivare, a piccoli passi, tramite studio, passione ed esperienza, alla realizzazione migliore possibile della nostra bevanda preferita, la birra»: così si racconta la coppia Paolo Perrella ed Elide Braccio. Laurea in Chimica per lui e in Scienze della comunicazione per lei, uno nella produzione e l’altra nella comunicazione, seguendo ognuno la propria inclinazione naturale e formativa.


Le birre di Cantaloop, fatte di studio e territorio

Quiali sono le birre principali attraverso le quali conoscervi?
Quando abbiamo aperto, nel 2013, la nostra linea era composta da quattro referenze in quanto la nostra era una clientela prettamente regionale. Poi pian piano le cose sono iniziate a muoversi anche da queste parti, c'è stato più interesse, e unitamente al fatto che siamo diventati più visibili anche al di fuori dei confini regionali, abbiamo ampliato la gamma con la produzione di birre più "modaiole" e contemporanee. Quindi sicuramente in zona è più facile imbattersi in qualche bottiglia di Maltolà (golden ale), Tre croci (belgian tripel) e Taboo (imperial stout), mentre spostandosi di qualche chilometro può capitare più facilmente di bere qualcuna delle nostre birre luppolate, come ad esempio la Island (session Ipa) o la Hop's gonna kill me (black double Ipa)”.

Cantaloop ha un impianto con capienza di 350 litri a cotta e un paio di fermentatori da 10 hl con cui vengono realizzate le birre tra cui la Contrablanche, sviluppata in collaborazione con Hops Up! (beershop e beerfirm di Campobasso), in cui il birraio utilizza il 30% di cereali non maltati coltivati in provincia di Campobasso, dunque materie prime del Molise, con la volontà di esprimere sempre più il proprio territorio.


Paolo Perrella

Paolo, ma il Molise brassicolo com’è messo?
La situazione in regione è in rapida evoluzione da un punto di vista di impianti produttivi. Quando abbiamo aperto eravamo il 3° impianto in Molise (ed il 1° nella provincia di Isernia), ora abbiamo superato la doppia cifra. Dal nostro punto di vista cerchiamo di interagire e confrontarci con altre consolidate realtà (come il birrificio La Fucina e le beer firm Birra Fardone ed Hops Up!), con le quali condividiamo la visione di quello che per noi è questo lavoro ed il modo in cui vogliamo approcciarci al mercato: insieme possiamo essere forza e risorsa l'uno dell'altro.

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