Lo spumante non è contaminato, caso chiuso per Terre d'Oltrepò

Con i risultati della Procura di Pavia sull'analisi dei campioni prelevati dallo stabilimento di Broni, cade l'accusa di vino aduletrato mossa da una catena della Gdo. Giorgi: «Noi parte lesa»

24 maggio 2021 | 18:56
Lo spumante metodo classico sequestrato presso il winepoint di Broni il 30 marzo scorso, facente parte della partita ritirata da un noto brand della grande distribuzione, risulta privo di ogni sostanza vietata. Rientra quindi l'allarme e, si spera, il danno di immagine che ha agitato la cantina Terre d'Oltrepò. Il vino sequestrato lo scorso 21 maggio è costituito da una partita di bonarda 2019 che non è altro che il vino di un fornitore che la stessa cantina aveva indicato alla Procura come non conferme e già segregato in cantina.


Nel giugno 2020 la segnalazione di un'insegna della Gdo

Si spegne così, con le analisi delle autorità giudiziarie alla mano, il caso che aveva acceso i riflettori della Procura di Pavia sulla cantina dopo la segnalazione di una insegna della grande distribuzione del giugno 2020. In quell'occasione, l'insegna ha comunicato alla cantina che un prodotto non era conforme in quanto dalle analisi emergeva la presenza (0,14 g/l), con un valore poco superiore al limite di legge (0,1 g/l), di una sostanza vietata nella vinificazione, la diglicerina ciclica (comunque innocua per la salute). Una circostanza che Terre di Oltrepò aveva già confutato affermando che la cantina non acquista e non utilizza in alcun modo il prodotto indicato e che, molto probabilemente, la contaminazione è avvenuta per un prodotto lavorato conto terzi che ha lasciato qualche residuo in un macchinario e, quindi, in qualche bottiglia.

Per il Pinot Nero 2018 chiesto il dissequestro

Oltre alla buona notizia sullo spumante metodo classico, è arrivata anche qualche indicazione sul Pinot Nero vinificato in rosso 2018, di cui sono stoccati circa 526 hl nella cantina Vilide di Stradella (deposito di Terre d'Oltrepò) che parrebbero essere interessati da un’ipotesi di irregolarità (il condizionale è d’obbligo perché è non stato comunicato il risultato delle analisi, che non sono state eseguite in contraddittorio, come richiesto da Terre d’Oltrepò). La Procura ha ritenuto di sequestrare anche le giacenze di Pinot Nero 2018 presenti negli altri stabilimenti, arrivando così a un totale di 500.000 litri. La Cantina ha già fatto le analisi, come da prassi aziendale. Queste attestano la regolarità e Terre d’Oltrepò chiederà al più presto il loro dissequestro.

Il presidente Andrea Giorgi: «Siamo parte lesa in questa vicenda»

«Ci preme fare chiarezza nel pieno rispetto dei nostri soci e dei nostri clienti. Assistiamo costantemente ad attacchi sensazionalistici che hanno il solo scopo di generare clamore e allarme sul territorio e tra i soci. La cantina continua a offrire collaborazione e chiede di essere un interlocutore degli investigatori, per far capire come non vi sia non solo nulla da nascondere, ma anche la certezza della non introduzione di sostanze vietate nei nostri vini. La Cantina, i suoi amministratori e soprattutto i soci sono parte lesa nell’ambito di questa vicenda ed è spiacevole che qualcuno consideri la stampa locale come il luogo dove anticipare i temi del processo, in assenza del contraddittorio previsto dalla Costituzione. La Cantina è aperta a tutti i soci che vogliono venire a vedere e rendersi conto personalmente di quale sia la reale entità di quanto viene, ingiustamente, contestato», ha affermato il presidente, Andrea Giorgi. 


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Alberto Lupini


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