Pighin nobilita i vini Ogni anno 900mila bottiglie
L’azienda friulana sta puntando ad un’espansione del marchio che punta sui vini autoctoni del territorio, spesso ritenuti non di alto livello, ma che Roberto Pighin vuole rilanciare
11 novembre 2019 | 17:01
di Maria Pizzillo
Ribolla Gialla, Friulano, Malvasia
Un habitat fantastico, inoltre, per i vitigni autoctoni del Collio, che Roberto Pighin vuole fare conoscere meglio ai consumatori italiani di quelle contrade dove la sua produzione non è adeguatamente presente nella ristorazione e nelle enoteche che contano. Per dare l’avvio a questa sorta di politica commerciale espansiva, Pighin ha organizzato una degustazione a Milano per presentare tre bianchi tipici del Collio - Ribolla gialla, Friulano, Malvasia - abbinati ai piatti che Elio Sironi, chef di Ceresio 7, ha appositamente studiato per questo evento.Così, per tre bianchi vinificati e affinati in acciaio - “per i bianchi, non siamo molto amici del legno”, dice Roberto Pighin - gli abbinamenti sono stati la battuta di sorana con la Ribolla gialla Collio doc 2018 (vino di straordinaria finezza, ulteriormente esaltata dalle note mandorlate e dalla pulizia che caratterizza tutta la produzione dell’azienda friulana); per il Friulano bianco Collio 2018, è stato servito il piatto di “paccheri, funghi e fumetto all’amatriciana”: un matrimonio perfetto, con l’eleganza del vino che si è presentato, fra l’altro, con una nota di liquirizia davvero accattivante; la Malvasia Collio bianco doc 2018 - molto spesso ritenuto un vino un po' volgarotto - lo chef ha puntato sul Parmigiano vacche rosse con pinzimonio e composta di frutta, che ha decisamente sfatato la diceria di essere un prodotto non proprio signorile, perché le note citrine del pompelmo rosa, unitamente a quelle di nocciola e nuances che virano sull’aromaticità, hanno permesso di degustare un vino che possiamo definire “nuovo": fresco, pulito, sapido e con una bella persistenza.
Se è vera la diceria, beh, Pighin ha nobilitato, come d’altronde e nel suo stile, anche la Malvasia. Con il nuovo enologo, Cristiano Peres, che ha sostituito lo storico enologo Paolo Valdesolo andato in pensione, i Pighin pare che stiano sperimentando una cuvée dei tre grandi autoctoni friulani, pensando anche ad una fermentazione, di una piccola quantità, in tonneau per apportare un po' di struttura e personalità ad un vino che dovrebbe rappresentare la sintesi di una terra che curata bene, permette di produrre vini puliti, piacevoli, di pronta beva e con una personalità inconfondibile. Noi ci siamo riusciti, dice orgoglioso Roberto Pighin, presentando a Milano i tre autoctoni prodotti nel cuore del Collio, che rappresentano solo una minima parte delle 900mila bottiglie prodotte ogni anno.
Per informazioni: www.pighin.com
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Alberto Lupini