Le compagnie aeree cambiano rotta A terra le persone, a bordo le merci

Tenersi i soldi dei biglietti comprati pre-emergenza non si può. Allora si investe nel trasporto merci. L'esempio viene dallo scalo specializzato Anchorage, Alaska, ora il più trafficato al mondo

30 maggio 2020 | 08:00
di James Douglas Hansen
Prima i lockdown, poi la chiusura di tanti confini. Le persone sono sempre più ferme. Più le misure vengono allentate più a farsi sentire è la paura del viaggio, specialmente se a lungo raggio, connessa al rischio di contrarre il coronavirus. La gente non viaggia, e certamente non ha viaggiato negli ultimi mesi. Una realtà che ha colpito il turismo in primis e tanti altri settori. Ma pensiamo a quello delle compagnie aeree, che hanno lasciato a terra i loro aerei per mancanza di clienti. Un'analisi tratta da Nota Diplomatica e realizzata da James Douglas Hansen osserva a questo proposito come il Ted Stevens Anchorage International Airport di Anchorage, Alaska sia diventato in questi mesi l'aeroporto più trafficato del mondo proprio perché dedicato al trasporto merci. Una specializzazione che di questi tempi, come dice l'autore, «è molto meglio che niente»


Una strategia per le compagnie aeree consiste nel destinare gli aerei per passeggeri al trasporto merci


Ad aprile il Ted Stevens Anchorage International Airport di Anchorage, Alaska, è diventato l’aeroporto più trafficato del mondo, superando per decolli e atterraggi “concorrenti” come New York JFK, London Heathrow e Tokyo Narita. Anchorage ha una popolazione di circa 290mila persone, un po’ meno di Catania.

La città si trova alla latitudine di 61° Nord - con Oslo, Stoccolma e Helsinki. D’inverno fa molto freddo e la popolazione urbana di alci cresce dai circa 250 “residenti permanenti” a oltre mille con l’arrivo di altri loro cugini dai boschi per passare la stagione gelida in una località più amena. Sono un problema per la circolazione. Ne muoiono investiti dalle auto oltre cento ogni anno. I lupi grigi di Anchorage sarebbero una trentina, gli orsi neri e i “grizzly” oltre 300.

Benché la città sia senz’altro fuori mano, è quasi esattamente a metà strada tra New York e Tokyo. Il 90% del mondo  industrializzato è raggiungibile da Anchorage in meno di 9 ore e mezzo di volo. Non di volo passeggeri però… Anche quando non ci sono epidemie, non è una meta molto richiesta.


La pur marginale liquidità generata dal traffico dei “pacchi” è molto meglio che niente

Secondo l’Airports Council International, il traffico passeggeri è sceso con l’epidemia Covid di oltre il 90%. C’è una sola attività in crescita, il trasporto merci - e così Anchorage, già specializzata in questo tipo di traffico, è diventata improvvisamente lo snodo critico dell’aviazione commerciale mondiale.

Per la Iata - International Air Transport Association, il fatturato globale derivante dal servizio passeggeri calerà di 252 miliardi di dollari nel 2020. Il caso di Air Canada è rappresentativo. Nell’annunciare l’intento di lasciare a casa prossimamente oltre metà dei suoi 38mila dipendenti, ha precisato che al momento vola “al 5% della capacità dell’anno scorso”. Sopravvive, appena, con un ventesimo del traffico pre-Covid…

L’estrema e inaspettata riduzione del flusso di cassa ha fatto sì che molte linee tentino perfino di non rimborsare i biglietti acquistati da passeggeri che non sono più riusciti a partire. Sia l’Ue sia il Governo Usa hanno trovato necessario ricordare agli operatori che quei soldi non gli appartengono se non hanno fornito il servizio pattuito.


Il Ted Stevens Anchorage International Airport di Anchorage, in Alaska, dedicato al traffico merce, è diventato il più trafficato

Un’altra strategia, meno proditoria, è il veloce riadattamento degli aerei passeggeri al traffico merce, togliendo le poltrone, cucine e toilette. Il caricamento attraverso i portoni intesi per il solo accesso umano non è agevole, ma è possibile. Anche in tempi normali molti voli passeggeri a lungo raggio - specialmente quelli diretti in Oriente - portano un po’ di merci insieme ai bagagli nella stiva, ma si tratta di una “ottimizzazione”, un “già che ci siamo…”. Il contributo al risultato economico è modesto. Per i problemi di caricamento e di capienza, l’attività con gli aerei passeggeri riadattati presenta costi quasi raddoppiati rispetto al regolare servizio merci.

Nelle circostanze, la pur marginale liquidità generata dal traffico dei “pacchi” è molto meglio che niente. Tutte le linee hanno ormai chiesto aiuti e sussidi ai rispettivi governi, ma la lista dei settori in crisi è lunga e non è detto che i fondi arrivino prima a loro. Gli alci, gli orsi e i lupi di Anchorage - per il momento il centro del mondo - non hanno invece chiesto niente.

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Alberto Lupini


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