Il delivery ai tempi del Covid Più regole su sicurezza e igiene

Il servizio di consegna del cibo a domicilio utilizzato da tanti ristoratori, che però devono adeguarsi a stringenti norme anti contagio e impegnarsi a farle rispettare anche dai propri dipendenti

09 aprile 2020 | 11:38
A quasi un mese dalla serrata di bar e ristoranti, a resistere (e a rafforzarsi) sono i servizi di consegna a domicilio, consentiti dal Governo e utilizzati da un numero sempre più ampio di ristoratori. Un’attività fondamentale che consente a tante imprese di limitare i danni economici di una crisi che si prospetta molto dura anche alla riapertura degli esercizi pubblici, per via delle misure che saranno senz’altro imposte per la sicurezza dei clienti. Ma anche il delivery e dunque tutti coloro che gravitano attorno a questo servizio, devono sottostare a una serie di norme, per evitare al massimo il diffondersi del contagio.  

Anche i rider devono adeguarsi alle nuove norme

AssoDelivery, l’organizzazione di riferimento dell’industria italiana del food delivery, e Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, hanno imposto alcune regole che i rider dovrebbero scrupolosamente seguire, attenendosi alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute. I ristoratori hanno l’obbligo di mettere a disposizione del personale prodotti igienizzanti, assicurandosi del loro utilizzo tutte le volte che ne occorra la necessità e raccomandano di mantenere la distanza interpersonale di almeno un metro nello svolgimento di tutte le attività. Altro obbligo dei ristoratori è quello di definire delle aree destinate al ritiro del cibo preparato, per le quali vanno attuate procedure di pulizia e igienizzazione straordinarie.

Queste aree devono essere separate dai locali destinati alla preparazione del cibo; il ritiro del cibo preparato avviene assicurando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e l’assenza di contatto diretto; il cibo preparato viene chiuso in appositi contenitori o sacchetti tramite adesivi chiudi-sacchetto, graffette o altro, per assicurarne la massima protezione; il cibo preparato viene riposto immediatamente negli zaini termici o nei contenitori per il trasporto, che devono essere mantenuti puliti con prodotti igienizzanti, per assicurare il mantenimento dei requisiti di sicurezza alimentare; la consegna del cibo preparato avviene assicurando la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro e l’assenza di contatto diretto.

Regole il cui rispetto è però difficilmente verificabile (e per questo le associazioni di categoria fanno appello alla responsabilità di tutti) e che vanno ad aggiungersi a quelle già presenti: il principio fondamentale che regola le norme sulla sicurezza e l’igiene del cibo stabilisce – a prescindere dall’attuale situazione di emergenza – che tutti gli operatori che intervengono nella filiera produttiva garantiscano che i prodotti siano trattati in modo da evitare qualsiasi contaminazione o trasformazione tali da renderli pericolosi o inadatti al consumo umano. Questo vale anche per chi trasporta gli alimenti, che deve dotarsi di un manuale di autocontrollo, chiamato comunemente Haccp, nel quale si analizzano tutti i rischi per la sicurezza e l’igiene e si stabiliscono le misure utili a evitarli.

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Alberto Lupini


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