L'estate delle guide cicloturistiche Mestiere del futuro, ma senza leggi

Il cicloturismo è in crescita e quest'estate potrebbe consacrarlo. Le guide diventano cruciali per dare qualità al business, ma ancora manca una legge nazionale che le riconosca

16 giugno 2020 | 06:50
di Federico Biffignandi
Si dice che il cicloturismo possa essere la rivelazione dell’estate 2020, con 5 milioni di clienti in più che potrebbero scegliere una vacanza “green” sui pedali e dare anche un aiuto sostanzioso agli alberghi. Per fare in modo che questo segmento si sviluppi in modo efficace e che porti non solo business, ma anche qualità occorre che il servizio sia all’altezza e che, a monte, ci sia del personale formato e capace. Per questo la figura della guida cicloturistica sportiva diventa cruciale e merita attenzione, rispetto e pure una legislazione nazionale che la riconosca come professione, cosa che al momento non accade.


Guide in attesa di una legge

Solo alcune regioni infatti hanno inserito nei propri regolamenti alcune normative che tutelano le guide, ma l’auspicio è che si arrivi ad una soluzione omogenea. Su questo aspetto sta lavorando la Federazione ciclistica italiana che da anni si adopera per una promozione e sensibilizzazione della bicicletta a 360 gradi e non alla mera attività agonistica.

«Nel corso degli anni - spiega il vice presidente Daniela Isetti - abbiamo proposto una formazione delle guide che punta all’accoglienza a 360 gradi dei turisti in bicicletta. In tutta Italia abbiamo organizzato eventi promozionali anche in collaborazione con altri enti locali proprio per cercare di essere parte attiva e propositiva di questo movimento. Siamo consapevoli del fatto che la guida non debba solo accompagnare i turisti, ma debba essere portavoce nel racconto di un territorio e capace di promuovere un prodotto completo che valorizzi l’intera area di interesse sulla quale si pedala».



Ad ora le guide cicloturistiche sportive che sono certificate dalla Federazione sono circa 200 in tutta Italia. Può sembrare un numero esiguo, ma bisogna considerare che i corsi di formazione ai quali è obbligatorio partecipare non scendono mai sotto le 200 ore. «Puntiamo molto sulla qualità piuttosto che sulla quantità - spiega Isetti - consapevoli del fatto che debba nascere una figura capace e consapevole delle necessità. Inoltre i nostri corsi si aggiornano in continuazione perché le tendenze e i bisogni delle persone cambiano. Penso ad esempio al boom delle e-bike: non si può prescindere dall’utilizzo di questo mezzo così particolare e per questo ci affidiamo a docenti che abbiano lunga esperienza diretta in modo che possano trasferire alle future guide nozioni mirate».

Costante anche la collaborazione con le regioni: «Stiamo collaborando con alcune regioni - osserva la vice presidente - come la Val d’Aosta che chiede l’abilitazione della Federazione per la registrazione all’albo regionale. Ma anche il Friuli Venezia Giulia, le Marche con le quali stiamo organizzando cinque corsi di formazione; a settembre partirà un corso in sintonia con la legge regionale del Piemonte. Siamo contenti e orgogliosi del fatto che la bicicletta stia diventando sempre di più un mezzo ricercato ed apprezzato, ma in parallelo continuiamo a lavorare con meticolosità sulla sicurezza, consci del fatto che sia una problematica primaria da affrontare e risolvere».

Ma come viene definita la Guida cicloturistica sportiva? Secondo la federazione è quella figura che deve essere in grado di orientare e proporre attività ed itinerari ciclistici in relazione alle effettive capacità individuali delle persone per le quali svolgerà l’attività di accompagnamento. Pertanto per indirizzare correttamente i suoi interventi oltre ad avere competenza sulle tecniche di guida, di base ed avanzate, deve anche conoscerne le propedeuticità tecnico-didattiche e le modalità per svilupparle e consolidarle a seconda del caso e delle fasce d'età cui si rivolge. A questo scopo verranno approfonditi i problemi della pratica sportiva ciclistica escursionistico-turistica, sia in termini generali che specifici.

A questo proposito è intervenuto anche Omar Di Felice, uno degli ultracycler più noti a livello internazionale che viaggia per il mondo in bicicletta (l’ultima impresa, l’attraversata in “invernale” del deserto del Ghobi in Mongolia) e che proprio in vista dell’estate sta lavorando con molte realtà nazionali per la promozione del cicloturismo.


Omar Di Felice

«Oggi più che mai il cicloturismo sta prendendo piede - spiega - il boom della vendita di biciclette lo dimostra ed è abbastanza semplice comprendere che questa tendenza sia favorita dal bisogno di pensare ad un turismo di prossimità per quest’anno. Il mondo delle guide cicloturistiche sportive merita una regolamentazione perché si tratta di un mestiere cruciale che non si limita certo a portare a spasso i clienti, bisogna conoscere la bicicletta e anche insegnare ad andare in bicicletta in modo sicuro. Credo che l’occasione di una vacanza in bicicletta offra numerosi spunti. C’è l’idea di una vacanza lenta che permetta di osservare il nostro Paese da un punto di vista diverso, c’è l’aspetto dell’attività fisica che sappiamo quanto bene faccia al nostro corpo e alla nostra mente e poi c’è la necessità di riassaporare il gusto della fatica che oggi intendiamo in maniera negativa, sbagliando. Circa la possibilità che tutto questo sia un’occasione per svoltare anche da un punto di vista culturale sono poco ottimista, ma ciò non toglie che si debba insistere sulla strada della promozione di una mobilità sostenibile che ha nella bicicletta il suo emblema».

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Alberto Lupini


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