L'ombra smart working sui ristoranti si allungherà anche dopo la pandemia?

Gli esperti dicono che almeno 5 milioni di italiani continueranno a lavorare da remoto anche a pandemia terminata. Per bar e ristoranti è una mazzata perché così i pranzi di lavoro continueranno a scarseggiare

17 maggio 2021 | 12:09
Bar e ristoranti vanno verso una (lentissima) riapertura. La cabina di regia del Governo che lavorerà in questa settimana (17-21 maggio) probabilmente permetterà la riapertura al chiuso a pranzo dal 24 maggio (altrimenti resta valida la data ufficiale dell'1 giugno). Ma c’è una macchia che continuerà a sporcare i bilanci: lo smart working. Il prolungamento di questa modalità di lavoro, soprattutto per quanto riguarda gli statali, penalizzerà notevolmente le attività soprattutto nei centri storici per la mancanza dei classici pranzi di lavoro. Stando ad un rilevamento della Fondazione studi dei Consulenti del lavoro ad aprile 2021 erano ancora 7,3 i milioni di italiani che lavoravano da remoto, 5,4 di dipendenti (pubblici e privati) e 1,9 professionisti e autonomi.



Il boom del lavoro da casa

E su questo pesa notevolmente la disposizione del ministro alla Pubblica amministrazione, Renato Brunetta (Fi) che ha tolto l’obbligo per gli statali di una quota di lavoratori in smart working pari al 50% fino a fine anno, dando la possibilità ad ogni ente di prendere accordi singoli coi lavoratori. Perché pesa? Perché apre il campo alla possibilità - per assurdo - di lasciare a lavorare da casa anche tutti i lavoratori. La disposizione ministeriale spiega che tutte le attività devono essere garantite, ma le solite disposizioni che prestano il fianco all’interpretazione non possono lasciare tranquilli.

Anche perché gli scenari che si aprono sono molteplici e come Italia a Tavola li avevamo già anticipati non appena si era capito che lo smart working nella pubblica amministrazione sarebbe diventato da emergenziale a scusa per essere ancora meno efficienti del solito. Secondo uno studio effettuato da Formez (Centro servizi, assistenza, studi e formazione per l’ammodernamento delle P.A.) a gennaio 2020 - quando la pandemia era solo nei film distopici - solo l’1,7% dei dipendenti pubblici lavorava da remoto a gennaio; poi l’escalation: 56% a marzo, 64% a maggio, 46% a settembre. Ufficialmente il lavoro da casa serve per limitare al massimo i contatti e quindi i contagi, ufficiosamente non è difficile pensare che c'è chi se ne approfitterà. Con l'arrivo dell'estate, in molti penseranno di "allungare le ferie" lavorando dalla spiaggia o da qualche baita di montagna e non è difficile pensare che la qualità del lavoro crolli, così come è stato in questo anno.

Un futuro senza pranzi di lavoro

La macchina pubblica è per antonomasia (tutta italiana) farraginosa, piena di buchi, di voragini, di ostacoli, lungaggini e lentezze, figuriamoci in queste condizioni. E c'è la questione bar e ristoranti, che soffriranno. La pause pranzo soprattutto negli ultimi anni era diventato un format molto rodato, capace di portare movimento, clienti, incassi, lavoro. Ma dalla pandemia in poi, si è spento quasi tutto e rimarrà spento probabilmente fino a fine anno se sarà confermato quanto scritto nella bozza. C'è da sperare che almeno nelle aziende private qualcosa cambi, c'è da sperare che le università tornino in presenza, ma basterà fare affidamento su questa ipotesi e su queste categorie? Forse, no.

Anche perché solo il 40% degli intervistati dalla Fondazione studi dei Consulenti del lavoro ha ammesso di aver voglia di tornare a lavorare in presenza, in inferiorità dunque rispetto a quanti vorrebbero rientrare in ufficio. Ma si pensa già al dopo pandemia. Gli esperti dicono che 5 milioni di lavoratori italiani potrebbero restare in smart working anche ben oltre la fine della pandemia.
Nel privato la situazione non è molto diversa con il picco di lavoratori in smart raggiunto nel secondo trimestre 2020 (6,5 milioni di lavoratori più circa 1,5 di autonomi) e 326 intese siglate da aziende e sindacati da marzo a dicembre 2020.

E i ristoranti?

In tutto questo i ristoranti attendono, speranzosi. Il via libera dato dalla Prefettura alla possibilità di trasformarsi in mensa aziendale anche in zona rossa era piaciuta, ma ora serve a ben poco ed in futuro sarà solo una soluzione utile per quei lavoratori che non possono lavorare da remoto (come gli operai). Ma per il resto? La lotta bisognerà condurla anche con un Governo che ha gettato paure scriteriate nella mente degli italiani circa la pericolosità dei ristoranti, un aspetto non indifferente già denunciato dai ristoratori al momento della riapertura del 26 aprile. E quindi ecco la schiscetta per molti, che sia mangiata al pc oppure in un parco o per strada, con tutte le conseguenze del caso, tra rifiuti, accampamenti e pic-nic improvvvisati che fanno male un po' a tutto e a tutti.


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Alberto Lupini


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