Pontassieve versus Salvini La politica stia fuori dai ristoranti
Un ristoratore con minacce costretto a negare un pranzo al leader della Lega. Al netto di tutto però c'è che la tavola e il cibo dovrebbero essere elementi di unione, non di bisticci politici
11 settembre 2020 | 13:53
di Alberto Lupini
Matteo Salvini
Essere troppo schierati per un gestore potrebbe fra l’altro non essere economicamente conveniente, ma siamo in Italia e siamo capaci di dividerci su ogni cosa…
Tornando però al rifiuto di ospitare Salvini in un ristorante, è assolutamente inacettabile che il gestore sia stato costretto ad annullare la prenotazione a causa delle minacce e degli insulti ricevuti per telefono e sul web per questa visita “non gradita”. Ma “non gradita” a chi, ci chiediamo? Chi sono gli incivili che si permettono di stabilire chi può andare in un locale pubblico o meno? È il comportamento che i nazisti riservavano ad esempio agli ebrei (prima ancora di mandarli nei campi di concentramento). Chi non apprezza Salvini può evitare di invitarlo a casa sua o di offrirgli un aperitivo, ma non può certo impedire ad un ristoratore di fare il suo lavoro.
Da quando per entrare in pubblico esercizio si devono rispettare i dicktat di qualche teppista o boss? Questo è un segnale di disgregazione della convivenza civile e della nostra democrazia. Ed è un gravissimo attentato alla libertà dì impresa. Con l’aggiunta dell’utilizzo di ogni strumento più schifoso, come recensioni negative sul web e sulla solita fogna di TripAdvisor che si è prestata ad accogliere insulti e bugie contro il ristoratore di Pontassieve.
Non sappiamo, e non ci interessa saperlo, che questo gestore è magari un fan di Salvini. O se il “capitano” con una delle sue solite sparate eccessive abbia irritato o insultato qualche cittadino. Sta di fatto che questo comportamento è da criminali e andrebbe sanzionato ad ogni livello. Un Paese così ci fa vergognare.
Il cliente è sacro e va tutelato dai leoni da tastiera che usano il peggio di ciò che può offrire internet.
Una lasagna non è di sinistra e un baccalà mantecato non è di destra. La ristorazione è un luogo di incontri, di convivialità, di confronto e di rispetto. Trascinare bar o ristoranti nell’agone politico è inaccettabile e ci saremmo aspettati che dal sindaco adi Pontassieve al premier Conte ci fosse stata una presa di posizione contro questa deriva antidemocratica. Solo i colleghi e la ConfCommercio hanno preso posizione. Vergogna.
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Alberto Lupini