Kit per ricette fai-da-te La metamorfosi di Cacciani

Chiuso per l’emergenza coronavirus, il ristorante di Frascati si è trasformato in un negozio di vicinato, fornendo ai suoi clienti tutto l’occorrente per preparare i piatti della tradizione

19 aprile 2020 | 11:34
di Mariella Morosi
Come ha fatto in tempi di lockdown il Ristorante Cacciani di Frascati, dal 1922 custode di tradizioni secolari d'orti e di ovili dei Castelli Romani, a reinventarsi e a lavorare e senza mandare a casa nessuno? E in più appagando le voglie di chi è stanco del fai-da-te e di piatti da lavare? Con un kit da assemblare a casa, confezionato in un laboratorio appositamente creato, Paolo, Leopoldo e Caterina, alla terza generazione della famiglia Cacciani, sfidano l'emergenza trasformando il locale in "negozio di vicinato" secondo la normativa vigente per la vendita di prodotti di gastronomia. Il take away, cioè la vendita ai clienti di piatti pronti da asporto, come è noto, non è al momento consentito in Italia ma ed è una delle richieste al governo della Fipe, la Federazione Italiana Pubblici Esercizi per sostenere la sopravvivenza del comparto, leva strategica per il rilancio del Paese.

La salsa per l'Amatriciana

Da una vetrina lasciata aperta su strada il cliente si affaccia, legge l'offerta del giorno e si porta a casa un kit completo per un piatto, gustosamente e igienicamente predisposto in sottovuoto per essere completato a casa con poco impegno. Ma c'è anche la soddisfazione dei Cacciani di rasserenare gli animi con la buona cucina.

Qualche esempio? Per una Carbonara o un'Amatriciana c'è la salsa in barattolino (320 gr) + la pasta nel formato giusto e i consigli sul tempo di cottura, ma a trionfare sono anche altri primi come le Fettuccine con carciofi rosati, mentuccia e pecorino, i Caccianelli con ravioli di carne o le Mezzemaniche calamari, polpo, bottarga e basilico (dai 12 ai 15 euro a porzione). Ancora più facile per la serie dei prontissimi al consumo come Crostini alla provatura di pane al nero, Paté di coratella d’abbacchio e focaccia o Polpette di bollito (8 euro).

I prodotti preparati da Cacciani

Grande scelta di secondi, come la Vignarola di fave, piselli e carciofi, l'Abbacchio scottadito o il Pollo alla diavola (12 euro). Per finire, per 5 euro, si portano a casa i dolci di Caterina: la quasi introvabile altrove Zuppa inglese e la Torta di ricotta, crema e visciole. Tutto può essere ritirato dalla suddetta vetrina o recapitato a casa, non solo nei Castelli Romani ma anche a Roma, con un modesto supplemento.

Crostini con paté di coratella d'abbacchio

«Dopo la chiusura obbligata, come tutti  eravamo pervasi da un senso di impotenza - dice Paolo Cacciani - ma poi, vedendo le pazienti file davanti al supermercati anche per acquistare pochi beni di prima necessità, ci siamo rivolti ad esperti e abbiamo capito che avremmo potuto offrire questo servizio. Con le nuove autorizzazioni possiamo fornire cibi con una speciale confezione pronta all'uso attraverso un negozio di quartiere, aperto su strada, dove le persone, senza allontanarsi dal proprio territorio di competenza come da decreto, possono acquistare il piatto e poi, assemblato e completato a casa, gustarlo in tutta la sua freschezza e al top della qualità. In questo modo possiamo continuare a lavorare e avere un bel rapporto con i nostri amici-clienti, svolgendo anche una funzione di raccordo tra l'esigenza di stare a casa e quella di poter 'finire' di cucinare qualcosa con gusto, rapidità e divertimento».

Già nei primi giorni i frascatani hanno apprezzato questa sorta di evoluzione del delivery, del resto già praticato ampiamente da molti locali italiani. Il ristorante Cacciani è a un passo da Villa Aldobrandini la sontuosa residenza cinquecentesca del cardinale Pietro, nipote di Clemente VIII. Nel 1922, quando nonno Leopoldo e nonna Giannina sugellarono l'iniziativa con una bottiglia di Frascati, c'era ancora il regno d'Italia e Mussolini era stato appena eletto capo del governo.

La brigata di cucina

Cominciarono con una frasca, la mitica grotta dispensatrice di vino dei Castelli, di uova sode e di coppiette di somaro che ustionavano il palato. Poi vennero l'osteria e il ristorante di cucina romana, quella vera, mai lasciata invecchiare.  Ed ora con questa sfida all'emergenza, propongono come nuovo quello che è in fondo un ritorno al passato: una sorta di novella frasca appunto, più ricca e anche a domicilio come richiede il momento. Qui, una ventina di km da Roma non ci si arriva per caso. Si cerca l'autenticità dei Castelli che affascinava i visitatori del Gran Tour che non disdegnavano sapori robusti con quei vinelli bianchi un po' frizzantini.  Ancora si trovano piatti locali che non figurano più nei menu di Roma, capitale gastronomica che non è seconda a nessuna ma che ha finito per contaminarsi prima con contributi di altre regioni poi con quelli internazionali e con suggestioni salutistiche.

«Questo momento ci ha fatto tornare alla memoria le restrizioni e i sacrifici del tempo di guerra di cui ci parlavano i nostri genitori - ha detto ancora Paolo Cacciani- e anche questa che stiamo vivendo ora è una guerra, che ci deve trovare più che mai propositivi, lungimiranti e proiettati al dopo. Già con i nostri consulenti stiamo pensando a ristrutturare il locale, con gli spazi per il distanziamento dei tavoli e con tutti i presidi e le garanzie per i clienti e per il nostro personale. Ce lo permetteranno l'ampiezza del locale è la grande terrazza esterna».

Del resto Il Cacciani non ha mai smesso di funzionare, in quasi un secolo di vita. Durante la guerra come altri locali dovette cucinare per il feldmaresciallo Albert Kesserling e per tutto il comando tedesco. Poi, negli anni della Hollywood sul Tevere, fu la meta preferita di vip come Walt Disney, Clark Gable e Gary Cooper che venivano a ritemprarsi dalle fatiche di Cinecittà. Inoltre il ristorante è sempre stato in prima fila nelle iniziative per la promozione del territorio e del suo agroalimentare.

«Sarà lo stesso – assicurano - quando ci sarà un ritorno graduale alla normalità anche se niente sarà più come prima. Cambierà la ristorazione, a partire dalle nuove regole dell'accoglienza a tutela della salute con relativa riduzione delle entrate, ma cambierà anche il cliente, la motivazione della sua scelta, l'aspettativa di quando troverà nel piatto e nel bicchiere». Cadrà molto del superfluo, dell'inutile, del troppo facendo emergere il valore culturale, conviviale ed anche economico del cibo che tutti hanno imparato a conoscere meglio e a rivalutarlo, in fila al supermercato, sprecandolo meno o pasticciando in cucina.

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Alberto Lupini


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