Bacchetta sublime e uomo di cuore, gentile sempre, con tutti e in ogni occasione, ironico e appassionato del buon cibo e del buon bere, Peppe Vessicchio ha lasciato un segno originale anche nel mondo del vino, mettendo in relazione l’armonia musicale con quella nel calice. Dal 1990 è diventato un volto familiare al grande pubblico come direttore d’orchestra del Festival di Sanremo, vincendo come direttore - fra gli altri - con Sentimento (2000) degli Avion Travel, Per dire di no (2003) di Alexia, Per tutte le volte che (2010) di Valerio Scanu e Chiamami ancora amore (2011) di Roberto Vecchioni, coniugando la precisione orchestrale con la spontaneità del palco, il rispetto per la tradizione e l’apertura alle novità musicali.

Peppe Vessicchio
Il musicista che faceva “suonare” il vino
Il grande Peppe (e non Beppe, lui sorrideva di fronte a questo scambio di consonanti labiali), eccezionale come musicista, uomo, marito, padre, nonno, bisnonno, amico e collega, è andato oltre il pentagramma. Cuoco capace, palato sopraffino e innamorato del buon bere, si è mosso con curiosità verso il gusto, il calore della tavola, il mondo del vino come espressione culturale e sensoriale. Affascinante la sua capacità nel provare anche ai più increduli, come la musica possa influire sull’evoluzione del vino.
Il vino è vivo e ascolta
Vessicchio ha più volte dichiarato: il vino è vivo e migliora ascoltando la musica. Secondo lui le vibrazioni sonore, se opportunamente calibrate, intervengono sui tannini, sui polifenoli, sull’equilibrio stesso del vino durante l’affinamento. Dall’arte della direzione d’orchestra all’orchestrazione del vino con botti o vasche sottoposte a frequenze mirate, un passaggio semplice per l’eclettico Peppe.

Peppe Vessicchio
Musikè Vini, l’orchestra del gusto
Tra i risultati tangibili di questa visione c’è il progetto Musikè Vini (musikevini.it), ideato in collaborazione con Riccardo Iacobone. Le prime etichette, una gamma di composizione vinicole, Sesto Armonico Montepulciano d’Abruzzo DOC e Trebbiano d’Abruzzo DOC, vinificate con selezione manuale dei grappoli, agricoltura biologica, e affinamento in vasche d’acciaio con metodo FreMan (Frequenze e Musica Armonico-Naturale), rappresentano la sintesi dell’idea di Vessicchio: la musica come strumento tecnico di miglioramento. Profumi intensi di fiori, frutta matura e spezie, freschezza e grande eleganza, è un tratto coerente con la visione del maestro: equilibrio, morbidezza, persistenza, nota melodica tanto nel vino quanto nella musica.
L’uomo dell’armonia
L’idea che la bottiglia messa sotto le stelle o a contatto con delle note vibrasse, dimostra come Vessicchio fosse un uomo che cercava l’armonia anche dove non era ancora codificata. E poi, più semplicemente, in lui e nella sua amatissima moglie Enrica, c’era la gioia del convivio: vino, buona compagnia, la risata, la tavola imbandita. Perché Vessicchio era maestro, sì, ma soprattutto uomo. Uomo di gusto. Uomo che sapeva che i pomodori possono crescere meglio se ascoltano Mozart, come lui scriveva nel suo saggio La musica fa crescere i pomodori (Rizzoli).

Peppe Vessicchio
Un’eredità che vibra ancora
E così anche il vino, che lui considerava vivente, poteva beneficiare di armonia, di vibrazioni, di cura. Era colui che al calice dedicava la stessa attenzione che avrebbe riservato a una partitura, lo ha dimostrato anche recentemente a una cena organizzata dall’Associazione Vignaioli di Grottaferrata, sui Castelli Romani, in cui gli ospiti hanno potuto assaggiare lo stesso vino in due versioni, in un bicchiere il vino versato direttamente dalla bottiglia e nell’altro quello esposto alla colonna musicale studiata dal Maestro per poco più di un’ora. Senza sapere quale fosse, tutti hanno detto che il secondo era migliore… esperimento riuscito!
La musica che resta nel calice
Il contributo di Peppe Vessicchio al mondo del vino è duplice: simbolico, per cui un maestro della musica scende in vigna a portare la sua visione, e concreto, fatto di bottiglie, di processi d’affinamento, di assaggi e di applicazione tecnica. Il suo progetto Musikè conferma che il vino non è solo un prodotto della campagna, ma è cultura, vibrazione, armonia. E nel mondo dell’enologia italiana, già ricco di tradizione, la voce di un grande maestro ha aggiunto quella delle note che non si sentono solo con l’orecchio, ma con il palato.

Peppe Vessicchio
Peppe Vessicchio se n’è andato l’8 novembre 2025, all’età di 69 anni. Ha lasciato un patrimonio musicale vastissimo, e con il vino un piccolo seme: che l’armonia di archi, di note o di grappoli, merita di essere coltivata con la stessa passione. Nel sorso di un vino nato sotto la sua guida, ognuno può ricordare quel sorriso in platea, la bacchetta che scandisce il tempo, e pensare che, forse, la musica non è solo un’arte a sé, ma un soffio che attraversa la terra, le vigne e i grappoli. E trasforma un calice in un atto di bellezza. Con il cuore infranto: grazie Peppe.