Secondo un rapporto Istat pubblicato in occasione della Giornata internazionale dell’Alimentazione e Agricoltura, oltre 430mila under 16 in Italia sono colpiti dall’insicurezza alimentare. Il fenomeno non riguarda solo la disponibilità di cibo, ma anche la qualità nutrizionale, le preferenze alimentari e le dimensioni sociali del consumo, in linea con la definizione della Fao (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), che celebra 80 anni di attività. «L’insicurezza alimentare è la condizione in cui le persone non possono accedere, per motivi economici o fisici, a un’alimentazione sana, nutriente e adeguata per uno stile di vita attivo e in buona salute», si legge nel rapporto.

Oltre 430.000 minori italiani sotto i 16 anni vivono in insicurezza alimentare
Le fasce più colpite: Mezzogiorno, famiglie monogenitore e basso titolo di studio
Dall’analisi Istat emergono differenze significative:
- Minori residenti nel Mezzogiorno: 8,7%;
- Famiglie monogenitore: 7,8%;
- Famiglie con titolo di studio più alto dei genitori inferiore alla licenza media: 17,9%.
«Le statistiche mostrano inoltre che chi presenta limitazioni nelle attività quotidiane per motivi di salute soffre più di insicurezza alimentare (2,4% nel 2024) rispetto a chi non ha limitazioni (1%)», spiega l’Istituto di statistica.
Il trend degli ultimi dieci anni: un fenomeno in calo
Nonostante il fenomeno rimanga significativo, il rapporto segnala un calo progressivo nell’ultimo decennio:
- Nel 2014, la popolazione senza risorse sufficienti per acquistare cibo era l’8,9%;
- Nel 2024, la quota si riduce al 2,7%.
Questo dato mostra una tendenza positiva, ma evidenzia la necessità di politiche mirate per ridurre ulteriormente le disuguaglianze alimentari, in particolare tra i più giovani e le famiglie vulnerabili. L’insicurezza alimentare non è solo una questione di quantità: riguarda anche qualità nutrizionale, accesso sociale e rispetto delle preferenze alimentari. «Il cibo è più che sostentamento: è cultura, identità e diritto umano fondamentale», sottolinea il rapporto FAO.