Niente legge sul salario minimo: per Confcommercio la vera strada per garantire stipendi giusti ai lavoratori è rafforzare la contrattazione collettiva firmata da organizzazioni realmente rappresentative. Il messaggio è arrivato chiaro e tondo durante l'audizione in Senato davanti alla Commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale. In pratica: il problema esiste, ma non si risolve con una soglia salariale fissata per legge.

Confcommercio contro il salario minimo per legge
Secondo l'associazione, serve un cambio di prospettiva. Lo ha spiegato il vicepresidente Mauro Lusetti, che in Confcommercio si occupa proprio di contrattazione collettiva: «Siamo consapevoli che esiste una questione legata alla necessità di garantire ai lavoratori una retribuzione dignitosa e proporzionata, in linea con i principi sanciti dall'articolo 36 della Costituzione e nel quadro delle recenti direttive europee. Tuttavia, tale dibattito spesso non tiene in adeguata considerazione la realtà del sistema attuale». Insomma, l'idea del salario minimo legale - pur animata da buone intenzioni - rischia di non fare i conti con la complessità del mercato del lavoro italiano. Anche perché, ricorda Lusetti, in Italia l'articolo 39 della Costituzione - quello che dovrebbe regolare ufficialmente la rappresentanza sindacale - è rimasto in gran parte inapplicato. E così la retribuzione "proporzionata e sufficiente" è sempre stata affidata di fatto alla contrattazione collettiva. Il problema? Oggi esistono oltre mille contratti collettivi nazionali, molti dei quali firmati da sigle poco rappresentative, che finiscono per fissare condizioni economiche e normative al ribasso.
Una giungla, quella del cosiddetto “sindacalismo di fatto”, che apre le porte a fenomeni di dumping salariale e che rende ancora più urgente un intervento mirato. Secondo Confcommercio, però, non è con una legge sul salario minimo che si può risolvere la situazione. «Tali criticità - a parere di Lusetti - difficilmente potranno essere risolte dalle normative specifiche sul salario minimo oggetto dell'audizione odierna. Al contrario, Confcommercio suggerisce che la soluzione risieda in norme di legge che abbiano come fine quello di sostenere una contrattazione collettiva di qualità, sia per fattori normativi che economici, che sia negoziata e sottoscritta da organizzazioni effettivamente più rappresentative. Lusetti ribadisce, quindi, la necessità di un intervento normativo mirato a rafforzare la qualità e la rappresentatività della contrattazione collettiva come via principale per garantire retribuzioni adeguate e contrastare il dumping salariale nel sistema italiano. Parole che pesano, anche per il mondo Horeca, dove il tema dei salari - e della loro reale equità - è sempre più centrale. E dove il rischio che a farne le spese siano lavoratori giovani o stagionali è tutt'altro che remoto.