È morta a 99 anni Maria Grazia Lungarotti, storica dell’arte e imprenditrice tra le figure più influenti del panorama vitivinicolo nazionale. La sua scomparsa segna la fine di un’epoca per il vino italiano e per l’Umbria, regione che grazie al suo impegno ha conosciuto un profondo rinnovamento culturale ed economico.

Maria Grazia Lungarotti con le figlie Chiara e Teresa
Nel 1955 sposò Giorgio Lungarotti, agronomo visionario, con l’obiettivo di dimostrare che anche in Umbria si potevano produrre vini di grande qualità, in un periodo in cui il territorio era ancora legato alla produzione di vini da taglio.
Insieme diedero vita a una delle realtà più solide e riconosciute del panorama nazionale: le Cantine Giorgio Lungarotti, fondate nel 1962 a Torgiano.
La loro collaborazione rappresentò un equilibrio perfetto tra tecnica e visione. Giorgio fu il vignaiolo e il tecnico, Maria Grazia la mente strategica, capace di intuire come comunicare il valore di un vino e di un territorio. Quando nacque il Torgiano Rosso Riserva Rubesco 1971, destinato a diventare un’icona, fu lei a coglierne il potenziale e a trasformarlo in un marchio conosciuto in tutto il mondo. «Per avere successo non basta un grande vino - diceva spesso - bisogna raccontarlo e farne portavoce di una cultura».
Convinta che il vino fosse espressione di civiltà e arte, Maria Grazia Lungarotti fondò nel 1974 la Fondazione Lungarotti, con lo scopo di promuovere la cultura della vite e del vino. Quattro anni dopo inaugurò il Museo del vino di Torgiano (Muvit), tra i primi al mondo dedicati alla storia della viticoltura. Il percorso museale, che raccoglie reperti archeologici, opere d’arte e strumenti legati alla tradizione enologica, divenne un punto di riferimento per studiosi e appassionati. Nel 2000 seguì il Museo dell’olivo e dell’olio (Moo), completando un progetto culturale che intreccia agricoltura, arte e territorio.
In un’epoca in cui il vino italiano si vendeva ancora in damigiana, Maria Grazia Lungarotti fu tra le prime a intuire il valore del marketing enologico. Scelse di imbottigliare, curare il design delle etichette e dei packaging, e soprattutto di viaggiare per far conoscere i suoi vini nelle fiere internazionali. Fu grazie a questa visione che i vini Lungarotti conquistarono prima gli Stati Uniti e poi i principali mercati mondiali, portando l’Umbria al centro della scena enologica globale.
Alla morte del marito Giorgio nel 1999, Maria Grazia prese la guida dell’azienda insieme alle figlie Teresa Severini e Chiara Lungarotti, che oggi continuano a condurre la cantina nel segno della qualità e della sostenibilità. Sotto la sua direzione, la Lungarotti ha consolidato la sua presenza nei mercati internazionali senza mai rinunciare ai valori di autenticità e legame con il territorio. Nel 1996 le fu conferito il titolo di Cavaliere del Lavoro, riconoscimento ai suoi meriti imprenditoriali e culturali.
La storia di Maria Grazia Lungarotti è quella di una donna che ha unito impresa, cultura e identità territoriale in un modello tuttora attuale. La sua visione - fare del vino un veicolo di bellezza, conoscenza e sviluppo - ha cambiato il modo in cui l’Italia racconta il proprio patrimonio enologico. Torgiano e l’Umbria restano oggi testimoni concreti di quella visione, che continua a ispirare le nuove generazioni di produttori e comunicatori del vino.
Lungarotti
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