Dal primo giugno Luigi Taglienti non firmerà più il menu del ristorante “Io” a Piacenza. Dopo tre anni esatti dall'apertura, lo chef ligure chiude un capitolo importante della sua carriera e spiega senza troppi giri di parole il perché: «La mia cucina (fine dining, ndr) qui non è compresa, manca la curiosità. È arrivato per me il momento di uscire e dedicarmi ad altro».

Luigi Taglienti con Enrica De Micheli, curatrice della galleria Volumnia
Taglienti: «Non ha più senso continuare in un contesto dove manca curiosità»
Lo aveva inaugurato nel giugno 2022, negli spazi riconvertiti dell'ex falegnameria del Monastero di Sant'Agostino. Un progetto personale e ambizioso, portato avanti con energia sia ai fornelli che dal punto di vista imprenditoriale. Eppure, dopo tre anni di lavoro intenso, la sensazione di non essere pienamente accolto dal territorio ha spinto Taglienti a fare un passo indietro: «Ho messo grande energia in questo progetto, sia in cucina che a livello imprenditoriale, ma oggi mi rendo conto che non ha più senso continuare in un contesto dove manca curiosità e volontà di sostenere un ristorante di questo tipo. È arrivato per me il momento di uscire, e dedicarmi ad altro».
Lo chef, però, non taglia del tutto i ponti con il locale che porta il suo nome: «Non abbandono completamente il ristorante "Io", resto partecipe del progetto, anche se non firmo più i menu. Lascio un gruppo di lavoro giovane e motivato, formato da me, che continuerà con una cucina più semplice e tradizionale». La svolta, dunque, non è solo professionale ma anche strategica: al posto della proposta gastronomica di ricerca che ha contraddistinto la visione di Taglienti, i ragazzi da lui formati punteranno su piatti più immediati, pensati per incontrare i gusti del pubblico piacentino.

Gli interni del ristorante Io a Piacenza
Il bilancio, comunque, non è negativo. Taglienti parla di un'esperienza formativa e intensa, che ha lasciato un segno: «Abbiamo ridato vita a un luogo meraviglioso, ho imparato molto da questo territorio, mi porto via un bagaglio culturale importante e lascio anche tanto di mio». Parole che raccontano un legame costruito giorno dopo giorno, ma anche la consapevolezza di dover cambiare rotta. «Ringrazio tutti i ragazzi che sono passati dalla cucina e i clienti piacentini che ci hanno seguito fin dall'inizio. Ma non ha senso andare in una direzione che non è compresa e condivisa dalla città».
Il futuro di Luigi Taglienti sarà a Milano?
Il futuro, ora, si gioca su altri fronti. Lo chef non nasconde il desiderio di tornare nella sua Milano, città dove vive e dove si sente davvero a casa. «Rimarrò impegnato nelle mie consulenze, in Italia e all'estero, con eventi e pop-up in cui porterò avanti la mia cucina di ricerca. Ma ho anche una grande voglia di tornare a Milano, che è la mia casa, la città dove vivo e dove mi sento me stesso. Io sono pronto a scommettere su Milano anche a livello imprenditoriale. Le antenne sono dritte» spiega Taglienti, lasciando intendere che presto potrebbero esserci nuovi progetti in cantiere.
Il suo è un modo chiaro e diretto di vivere il cambiamento, senza esitazioni né compromessi: «Terminare un progetto significa prendere consapevolezza della necessità del nuovo. L'atto di rimettersi in discussione è un'opportunità preziosa. Ho capito che la mia priorità è esprimere me stesso in un ambiente dove mi sento a mio agio. Il mio universo gastronomico è qualcosa che mi fa stare bene, che mi diverte, che mi rappresenta. Non è semplice, ma è autentico. E spero ci saranno nuove opportunità per raccontarlo».
Che cosa sapere sullo chef Luigi Taglienti
Classe 1979, originario di Savona, Luigi Taglienti ha scoperto la passione per la cucina da giovanissimo, ispirato dalla nonna. Dopo il diploma alla scuola alberghiera, ha mosso i primi passi all'Antica Osteria del Ponte a Cassinetta di Lugagnano sotto la guida di Ezio Santin, imparando le basi della cucina tradizionale italiana. Ha poi collaborato con Carlo Cracco, approfondendo tecniche più moderne, fino a guidare nel 2012 il ristorante Trussardi alla Scala a Milano, dove ha ottenuto una stella Michelin. Nel 2016 ha aperto Lume, sempre a Milano, conquistando nuovamente la stella e confermandosi come una delle voci più interessanti del panorama gastronomico italiano. Il suo stile si distingue per la capacità di unire tecnica, identità ligure e valorizzazione della materia prima. Con “Io”, il progetto piacentino avviato nel 2022, ha proseguito il suo percorso di ricerca. Ora, per lui, è tempo di tornare a parlare la lingua che sente più sua. E, forse, Milano, appunto, è pronta ad ascoltarlo di nuovo.