Ricco di acqua, zuccheri naturali e fibre, il fico d'India è un frutto che cresce bene nei climi caldi e secchi, dove la pianta - appartenente alla famiglia delle Cactaceae - sviluppa i suoi frutti caratteristici, coperti da spine o setole sottili. In 100 grammi fornisce appena 53 calorie, ma contiene una quantità sorprendente di micronutrienti come potassio, calcio, vitamina C e niacina. Un alimento interessante sia per chi cerca leggerezza che per chi guarda al valore nutrizionale di ciò che porta a tavola.

Fico d'India: un frutto spinoso che fa bene alla salute
Cosa contiene il fico d'India
Le proprietà del fico d'India, riporta Humanitas Salute, partono dalla sua composizione. La polpa, che avvolge numerosi semi dalla forma piatta e dal colore variabile, è fatta per il 50% da carboidrati, che rappresentano anche la principale fonte energetica del frutto. Seguono le fibre - ben 5 grammi ogni 100 - distribuite in minima parte come fibra solubile e per il resto come fibra insolubile, utile al transito intestinale. L'acqua, invece, costituisce oltre l'80% del peso, mentre proteine e lipidi coprono rispettivamente lo 0,8% e lo 0,1% del totale. Una composizione povera di grassi ma con un buon contenuto di zuccheri semplici, che lo rende un'ottima alternativa per chi cerca un frutto saziante e reidratante.

Cosa contiene davvero il fico d’India: macronutrienti, vitamine e sali minerali
Dal punto di vista dei micronutrienti, il fico d'India si distingue per la presenza di 190 mg di potassio, che favorisce la regolazione della pressione arteriosa, 30 mg di calcio e 25 mg di fosforo, a cui si aggiungono piccole ma significative quantità di ferro, vitamina C, vitamina A e vitamine del gruppo B, tra cui la niacina (0,4 mg), la riboflavina (0,04 mg) e la tiamina (0,02 mg). Il contenuto vitaminico, seppur non elevatissimo, contribuisce a fare di questo frutto un alleato per l'alimentazione quotidiana, specie nei mesi estivi.
Benefici e possibili controindicazioni del fico d'India
Il colore della polpa cambia in base ai composti betalainici presenti. La betanina è responsabile delle tonalità rosso-porpora, mentre l'indicazantina dà origine a sfumature gialle. Oltre a questi pigmenti naturali, il fico d'India contiene sostanze interessanti anche sotto il profilo funzionale, come taurina, flavonoli, tocoferoli, biotioli e carotenoidi. Nella buccia si trovano invece minerali come potassio, magnesio, manganese, calcio, ferro, sodio e selenio, mentre i semi sono particolarmente ricchi di zinco e fosforo. Non a caso, gli oli ricavati da buccia e semi sono oggi studiati come fonti alternative di acidi grassi polinsaturi, apprezzati per i loro effetti benefici sull'organismo.
La pianta, tuttavia, non è solo fonte di frutto: anche fusto e pale sono stati storicamente impiegati per uso fitoterapico. In particolare, il fusto ha trovato applicazione nel trattamento dell'ipercolesterolemia e dell'ipertensione, ma è stato utilizzato anche per combattere affaticamento, dispnea, glaucoma, acidità gastrica, ulcera, disturbi epatici e per favorire la cicatrizzazione delle ferite. Le pale, d'altro canto, sono state associate a proprietà antinfiammatorie, con potenziali effetti positivi su artrosi, pertosse, edemi e nella prevenzione delle infezioni cutanee.

Benefici, usi fitoterapici e controindicazioni del fico d’India
Ci sono però alcune situazioni in cui è bene fare attenzione. Il consumo di fico d'India potrebbe potenziare l'effetto di farmaci ipoglicemizzanti come metformina, gliburide o acarbosio, e aumentare la diuresi in chi assume diuretici come furosemide o idroclorotiazide. Anche se la letteratura scientifica non abbonda di conferme su queste interazioni, è preferibile parlarne col proprio medico in caso di terapie farmacologiche in corso. A questo si aggiungono alcune controindicazioni: in gravidanza e allattamento è meglio evitarlo, perché non esistono ancora dati sufficienti sulla sicurezza. In rari casi può provocare reazioni allergiche, dermatiti da contatto e - per via delle spine - anche granulomi o cheratocongiuntiviti, soprattutto in chi maneggia il frutto senza le dovute precauzioni.