Mack & Schuhle Italia, che fa capo all’omonimo gruppo tedesco creato nel 1939, nasce con l’obiettivo di produrre e distribuire vini italiani nel mondo. Vini, però, che abbiano un forte legame con i territori e con le filiere agricole, tant’è che ogni referenza è espressione autentica del terroir da cui proviene.

Ogni vino del progetto Genevitis è espressione autentica del terroir da cui proviene
Tant’è che a Milano, presso l’Hotel UpTown, Fedele Angelillo, amministratore unico di Mack & Schuhle Italia, prima della presentazione della novità, ha sottolineato «la missione dell’azienda è quella di dare valore alle eccellenze enologiche regionali, con l’intento di connettere il mondo della produzione vinicola nostrana con il settore della vendita al dettaglio internazionale, creando un modello di economia sostenibile a lungo termine”. E, quindi, la novità, cioè, la presentazione del nuovo progetto, Genevitis, che rappresenta il cuore dei territori vitivinicoli italiani ma con un modello integrato di filiera sostenibile.
La filosofia di Genevitis
Infatti, i vini Genevitis nascono da un percorso condiviso che, al momento, coinvolge in modo armonico sei regioni: Abruzzo, Campania, Lazio, Piemonte, Puglia e Sardegna. Per ognuna è presente una cantina cooperativa storica, in abbinamento a sei designer locali e partner tecnici specializzati, a garanzia di una filiera completa, trasparente e responsabile. Il nome stesso del progetto ne sintetizza la visione: "Gene" è la genesi, l’origine e il ciclo vitale della vite e del vino; mentre "Vitis" sta a significare il profondo legame con la terra e la tradizione agricola. Genevitis intende così esprimere il ritorno all’essenza del vino come patrimonio culturale, umano e identitario. «La filosofia di Genevitis - aggiunge Angelillo -, si fonda su tre pilastri: la valorizzazione delle risorse locali, poiché ogni vino racconta il territorio da cui proviene; l’etica e la responsabilità sociale, in quanto le persone che lavorano nei vigneti e nelle cantine sono al centro del progetto; la sostenibilità economica e produttiva, dato che il fine è costruire un modello sostenibile, stabile e duraturo, che protegga e promuova la continuità agricola. Questo approccio consente di garantire, da un lato, stabilità e sicurezza ai produttori, dall’altro, qualità costante e posizionamento corretto dei vini al consumo».

I vini Genevitis nascono da un percorso condiviso
E, poi, attraverso questa rete di cantine cooperative radicate nel territorio - sono coinvolti oltre 5.000 agricoltori che coltivano più di 30.000 ettari di vigne, con una produzione che super i 3 milioni di ettolitri di vino - il progetto fonde autenticità, sostenibilità e competenza all’interno di un’azienda leader nella produzione e distribuzione internazionale di vino, dando vita a un modello virtuoso di valorizzazione del Made Italy in Italia e nel mondo. Per questo come brand ambassador di Genevitis è stata coinvolta Cristina Mercuri, che ha parlato di «un progetto che mette al centro il lavoro delle cooperative e delle comunità agricole. Il suo valore è nella capacità di trasformare competenza, territorio e sostenibilità in un modello concreto e replicabile. L’obiettivo è chiaro: dare visibilità alle produzioni locali, mostrando quanto qualità, dedizione e responsabilità possano diventare un vantaggio competitivo per tutto il sistema. Ogni vino racconta questo processo: non una narrazione ma un percorso di identità, metodo e trasparenza che merita di essere riconosciuto anche fuori dai confini nazionali».
Le regioni scelte per Genevitgis
Le sei regioni individuate per il progetto Genevitis, presentano cantine radicati nel territorio e che per esprimere nel modo migliore cosa rappresentano - oltre che valorizzare anche la filiera creativa, l’identità culturale e il design italiano -, hanno lavorato con un designer locale, scelto da Mack & Schuhle Italia, incaricato di interpretare e tradurre in immagini l’anima del territorio da cui prende forma la produzione all’interno di cantine cooperative storiche ritenute autentiche custodi del sapere vitivinicolo locale.
- Abruzzo, con il progetto Chiore della Cantina Tollo, dedicato ai cammini e alla luce dei tratturi appenninici che D’Aroma Studio ha trasformato in un racconto visivo del cammino e delle radici abruzzesi. Tre le referenze proposte in degustazione: Pecorino Doc, Montepulciano d’Abruzzo Doc, Spumante Brut Cococciola.
- Campania, con Terre di Guardia, progetto de La Guardiense, per un omaggio alla terra che custodisce storia e identità e, di cui lo studio nju:design ha dato vita a un’immagine che unisce l’anima ancestrale del Sannio a una comunicazione moderna e identitaria. In degustazione sono stati proposti Falanghina del Sannio Doc, Sannio Doc Aglianico, Spumante Falanghina Brut.
- Lazio, con il progetto Mitreo di Gotto d’Oro, ispirato ai luoghi di culto sotterranei e al legame con la terra, che la creatività di Federica Cecchi ha interpretato l’eredità storica dei Castelli Romani attraverso un design elegante e simbolico; mentre i partecipanti all’evento hanno potuto degustare Frascati Doc, Roma Rosso Doc, Roma Malvasia puntinata Doc.
- Piemonte, con il progetto Marchese Dalmasso di Araldica, che rende omaggio alla storia della viticoltura piemontese nel mondo di cui Artevino Studio ha costruito un’immagine che coniuga tradizione, solidità e innovazione, celebrando le forza delle loro zono vinicole che in degustazione erano rappresentate da Barolo Docg, Barbaresco Docg, Barbera d’Asti Doc, Piemonte Barbera Appassimento Doc, Gavi Doc, Nebbiolo Doc, Alta Langa Docg.
- Puglia, che con il progetto Radicanto delle Cantine Due Palme, evidenzia il canto delle radici e della cultura mediterranea. Su questo Usopposto ha creato un racconto visivo che unisce la fforza delle radici alla vitalità mediterranea, evocando la terra, la luce e il canto. 5 le referenze in degustazione: Salice Salentino Doc Riserva, Brindisi e Squinzano Doc Riserva, Salice Salentino Doc Rosato e Bianco.
- Sardegna con il progetto Maèntu della Cantina Santa Maria La Palma che rappresenta il soffio del vento che modella l’identità sarda e che Redfish Adv ha trasformato il vento e il mare, elementi indomabili dell’isola, in un’identità visiva dal respiro autentico e contemporaneo. Tre i vini in degustazione, Cannonau di Sardegna Doc, Vermentino di Sardegna Doc, Vermentino di Sardegna Doc Spumante Brut.
Partner tecnici d'eccellenza e sostenibilità
E, infine, Angelillo ha presentato i partner tecnici d’eccellenza che con il loro contributo affiancano la filiera nella realizzazione dei vini Genevitis con competenza e spirito innovativo. E, cioè, UPM Adhesive Materials per le etichette realizzate con materiali sostenibili e tecnologie all’avanguardia. Smurfit Westrock per il packaging eco-compatibile e performante, ottimizzando logistica e impatto ambientale. Crealis che sviluppa capsule dal design funzionale in polilaminato con polietilene riciclato al 60%, perfettamente integrate con l’identità del progetto (Genevitis è tra i primi progetti in Italia ad usare “Symbiosis”, l’innovativo capsulone paper-based completamente plastic-free composto primariamente da carta, combinata con alluminio). Luxoro le cui finiture di pregio donano eleganza e riconoscibilità a ogni etichetta.
O-I realizza bottiglie in vetro pienamente riciclabili, sintesi di design tecnico, attenzione al peso del vetro e alla riduzione dei gas serra - previsti in calo del 46% entro il 2030. Tutta l’energia elettrica utilizzata nel processo produttivo è al 100% certificata da fonte rinnovabile. Amorim, leader mondiale nella produzione di tappi in sughero, contribuisce al progetto con chiusure tecniche dedicate di altissima qualità, espressione di tradizione, innovazione e sostenibilità al tempo stesso. Tutte le chiusure Genevitis hanno impronta di carbonio negativa (cradle-to-gate). E, l’amministratore unico di Mack & Schuhle Italia, chiude con la battura: «È grazie a questo lavoro corale - che unisce territorio, creatività e innovazione industriale - che ogni vino Genevitis diventa un ambasciatore autentico della sua regione, espressione fedele di paesaggi, tradizioni e comunità».