Risale a non pochi anni fa l’incontro con questa azienda della Valtènesi, zona sulla sponda occidentale del Lago di Garda, incontro suggerito da un altro, allora giovanissimo, vitivinicoltore bresciano: "Prova il loro Chiaretto", come allora veniva definito. Impossibile sottrarsi al fascino e al coraggio, se non incoscienza, di chi aveva chiamato la propria realtà Podere dei Folli, per poi scoprire che quello era di fatto il nome famigliare. L’occasione fu oltremodo gratificante, non solo per il vino che si dimostrò all’altezza del consiglio, ma anche per la figura che in quel momento ne era l’artefice, il narratore. Eligio Folli parlò a lungo del suo fare, con un raro equilibrio tra semplicità e passione, tra ferma convinzione e umiltà.

I vigneti di Podere dei Folli
Podere dei Folli, un ambiente unico e rispettato
Palcoscenico, dei vigneti tra i laghetti di Sovenigo e Lucone, dove una quasi continua brezza li preserva da sempre dagli accumuli d’umidità, un grande, naturale, aiuto per chi sino dall’inizio aveva deciso di sposare il biologico, ancora lontani i tempi del "green washing". Ai bordi dei filari, arnie di produttive api a dimostrare tangibilmente la bontà della scelta. E ancora, il suo attaccamento alla terra, il rispetto per l’ambiente, mantenuto quanto più integro possibile.

Marco e Davide Folli di Podere dei Folli
Eligio se ne è andato troppo presto, nel 2022, ma a continuarne sia il lavoro quanto le idee fondanti ora ci sono i figli, Davide e Marco Folli, il primo più versato alla cantina, al far conoscere, proporre, il frutto del loro lavoro, il secondo più a suo agio con il verde, le viti, il terreno... Gli ettari sono poco più di cinque, molte vigne sono pluridecennali, e ogni ettaro richiede centinaia di ore di lavoro, perché qui la manualità regna sovrana, non solo, non certo, vezzo, quanto modalità necessaria per dare corpo alla loro idea di vino, storica, famigliare.
Preafète: la bottiglia parla il linguaggio del territorio
Delle circa venticinquemila bottiglie realizzate, quelle in “rosa” sono la prevalenza, circa un 80%, così come dei vitigni è l’autoctono Groppello a fare la parte del leone, a marcare con la sua presenza l’identità di un territorio. Ma non di sola tradizione o di statici ricordi vive il Podere dei Folli, prova ne è la nuova versione del Preafète Bio Dop Valtènesi, il rosé benacense che rappresenta il vino di punta del Podere. Se indubbia è la coerenza del contenuto, ora anche il contenitore ne marca i tratti: la grafica non si esprime mediante la consueta etichetta cartacea ma è incisa direttamente nel vetro dall’illustratore bresciano Emanuele Soncina. È un profilo di donna che evolve in onda del lago e ciottolo morenico, elementi che segnano in modo inequivocabile il territorio di provenienza. A corollario di questa scelta, gli inchiostri della serigrafia sono a basso impatto ambientale, il tappo è in plastica rigenerata proveniente da coste a rischio - è possibile dire che ogni tappo "ripulisce" un tratto di mare - e gli imballi sono in cartone certificato FSC. Un insieme omogeneo che parla concretamente di rispetto, di tutela per il nostro ambiente.

Il Preafète Bio Dop Valtènesi di Podere dei Folli
Ma l’opera dei due fratelli, sentito omaggio a chi li ha preceduti, partendo dal bisnonno Pietro nel 1920, si esprime con decisione nelle caratteristiche del loro Rosé. Accanto al Groppello sono presenti Barbera, Marzemino e Sangiovese, come previsto dallo storico uvaggio realizzato da Pompeo Molmenti, il "padre" ottocentesco di questo vino. Il risultato? Un bicchiere fresco, rosa cipria, con sentori agrumati e fioriti, capace - qui il fascino del prodotto - di evolvere nel tempo, regalando successive note speziate, nuove complessità, sfatando così il preconcetto di un vino da bere il prima possibile, pena il suo decadimento. Approccio che viene portato alla massima espressione nel Dama, una selezione del Valtènesi Rosé da vigne di almeno 40 anni, affinato per 3 anni prima della sua messa in commercio.
Un evento per raccontare una nuova evoluzione
Il 16 maggio nella sede di Polpenazze, il Preafète, da un termine dialettale che significa terreno "ricco di ciottoli", è stato presentato in anteprima alla stampa dalle 15.00 alle 17.00, e dalle 18.00 agli appassionati. L’ennesima prima pietra di un percorso non certo concluso e votato alla sostenibilità e al produrre vini capaci di coniugare beva e inaspettata longevità.
Via Borrine 9 25080 Polpenazze del Garda (Bs)