La Commissione europea ha pubblicato oggi 25 maggio sulla Gazzetta ufficiale dell'Ue la domanda di registrazione della futura Indicazione geografica italiana per quanto riguarda l'olio d'oliva “Sicilia”. In base alla normativa europea, chi vorrà sollevare obiezioni a riguardo lo potrà fare entro un limite di tre mesi.

Se superata la data prevista non saranno state sollevate riserve allora l'olio d'oliva “Sicilia” entrerà nel registro europeo delle Denominazioni d'origine e Indicazioni geografiche protette (Dop e Igp) e delle Specialità tradizionali garantite (Stg) tutelate contro imitazioni e falsi, di cui l'Italia è leader.
Si tratterebbe della seconda Indicazione geografica territoriale per l'olio d'oliva dopo quella decisa dall'Ue tempo fa per la Toscana. Un riconoscimento importante che giunge, tra l'altro, dopo le aspre polemiche che hanno accompagnato il voto europeo sull'apertura delle frontiere all'olio tunisino criticato dagli agricoltori italiani e siciliani in particolare.
L'Indicazione geografica protetta “Sicilia”, deve essere ottenuta dalle cultivar Biancolilla, Cerasuola, Moresca, Nocellara del Belice, Nocellara Etnea, Ogliarola Messinese e Tonda Iblea. Ma anche dalle cultivar minori: Aitana, Bottone di gallo, Brandofino, Calatina, Cavalieri, Crastu, Erbano, Giarraffa, Lumiaru, Marmorigna, Minuta, Nasitana, Nerba, Nocellara messinese, Olivo di Mandanici, Piricuddara, Santagatese, Vaddarica, Verdello, Verdese, Zaituna. Possono inoltre concorrere altre cultivar presenti negli oliveti, fino a un massimo del 10%. Tutte le fasi del processo di produzione: coltivazione, raccolta, oleificazione devono avvenire in Sicilia.