Dal mango alle banane, a causa delle "temperature bollenti" causate dai cambiamenti climatici, aumenta in Italia la produzione di frutta tropicale che in meno di tre anni ha aggiunto mille ettari di coltivazioni fra Puglia, Sicilia e Calabria. Il dato arriva in occasione degli stati generali dei florovivaisti italiani tenutosi a Giarre (Catania) che ha visto la partecipazione anche del ministro alle Politiche agricole Stefano Patuanelli e del presidente Coldiretti Ettore Prandino.

In tre anni sono aumentati di mille ettari le coltivazioni di frutta tropicale nel Sud Italia
Aumentano le produzioni per effetto della tropicalizzazione del clima
L'iniziativa, che è servita da vetrina per le produzioni tropicali italiane (compresa la preparazione in diretta della prima macedonia di frutta esotica Made in Italy), si è peraltro tenuta negli stessi giorni dell'incontro globale sul clima, la Cop26, in corso a Glasgow (Scozia). Perché se, da un lato, la tropicalizzazione del clima delle regioni del Sud Italia sta portando a nuove opportunità di business, dall'altro è un segnale preoccupante a livello di cambiamenti climatici. «Sempre più spesso nelle regioni del Sud - sottolinea la Coldiretti - prima si sperimentano e poi si avviano vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell’Asia e dell’America Latina dalle banane ai mango, dall’avocado al lime, dal frutto della passione all’anona, dalla feijoa al casimiroa, dallo zapote nero fino al litchi, per un consumo totale stimato in oltre 900mila tonnellate a livello nazionale». Ma allo stesso modo, proprio la Sicilia che ha ospitato gli stati generali, è stata protagonista di eventi metereologici estremi con danni alle colture.
Giovani agricoltori in prima linea per rispondere alla domanda dei consumatori
A spingere sulle nuove coltivazioni sono soprattutto i giovani agricoltori che, in questo modo, riescono a recuperare e rivitalizzare terreni abbandonati proprio a causa dei mutamenti climatici e in precedenza destinati alla produzione di arance e limoni. Anche perché oltre sei italiani su 10 (61%) acquisterebbero tropicali italiani se li avessero a disposizione invece di quelli stranieri, secondo un sondaggio Coldiretti-Ixè. Il 71% dei cittadini sarebbe inoltre disposto a pagare di più per avere la sicurezza dell’origine nazionale dei tropicali. Una tendenza motivata dal maggiore grado freschezza ma anche dalle preoccupazioni sulle garanzie di sicurezza del prodotto importato. «Quello delle piante tropicali Made in Italy è un fenomeno destinato a modificare in maniera profonda i comportamenti di consumo nei prossimi anni, ma anche le scelte produttive delle stesse aziende agricole per gli effetti del surriscaldamento determinati dalle mutazioni del clima. Il 2021 in Italia - spiega Coldiretti - è stato fino ad ora il dodicesimo anno più caldo della storia da quando sono iniziate le rilevazioni nel 1800 con una temperatura superiore di 0,69 gradi rispetto alla media storica nei primi 10 mesi. E non è un fatto isolato ma strutturale in Italia».
Ettore Prandini: «Coltivazioni tropicali esempio di innovazione»
Insomma, «il fenomeno degli alberi esotici Made in Italy, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nell’affrontare in maniera costruttiva i cambiamenti climatici nonostante le difficoltà e i danni causati da eventi meteo sempre più estremi che negli ultimi dieci anni hanno provocato oltre 14miliardi di euro di danni al nostro sistema agroalimentare», ha concluso il presidente Prandini.