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Olio d'oliva italiano in crisi: la produzione è crollata e il futuro è a rischio

L'olio d'oliva italiano è in crisi: in 15 anni ha perso il 30% del raccolto e il 38% della produzione. Serve un piano nazionale, investimenti e meno frammentazione per restare competitivi sul mercato globale

 
19 febbraio 2025 | 18:12

Olio d'oliva italiano in crisi: la produzione è crollata e il futuro è a rischio

L'olio d'oliva italiano è in crisi: in 15 anni ha perso il 30% del raccolto e il 38% della produzione. Serve un piano nazionale, investimenti e meno frammentazione per restare competitivi sul mercato globale

19 febbraio 2025 | 18:12
 

L'olio d'oliva italiano rischia grosso: infatti, in quindici anni il Paese ha perso oltre il 30% del raccolto e il 38% della produzione. La competizione internazionale avanza e l'Italia, storica patria dell'extravergine, si trova all'ultimo posto tra i principali produttori del Mediterraneo. Un campanello d'allarme che ha acceso il dibattito al convegno organizzato da Confagricoltura e Unapol a Roma, a Palazzo della Valle, dal titolo "Olio d'oliva: dalla tradizione al futuro. Prospettive per l'olivicoltura italiana". Serve un piano nazionale serio, investimenti concreti e meno frammentazione. Altrimenti, la partita rischia di essere persa definitivamente.

Olio d'oliva italiano in crisi: la produzione è crollata e il futuro è a rischio

L'Italia è chiamata alla svolta: l'olio d'oliva deve cambiare rotta

L'olio d'oliva italiano e il crollo della produzione

Il quadro attuale non lascia spazio a esitazioni: il comparto deve fare i conti con cambiamenti climatici, aziende troppo piccole (il 40% ha meno di 2 ettari di oliveto), prezzi instabili e un modello produttivo che fatica a stare al passo con gli altri Paesi del Mediterraneo. Negli ultimi vent'anni, le superfici coltivate sono calate solo del 3%, ma la produzione ha subito un crollo. Una tendenza che preoccupa e che impone una reazione immediata.

Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, ha messo in chiaro la questione: «Abbiamo un quadro italiano fatto di luci e ombre e occorre ripensare alla filiera produttiva con investimenti concreti e senza far prevalere la visione ideologica. Se l'impresa è orientata al mercato, c'è bisogno di grande professionalità, perché altrimenti l'Italia perderà questa partita. Sul fronte internazionale, il 73% della produzione è in mano a cinque Paesi: Spagna, Turchia, Tunisia, Grecia e Italia, ultima in questa classifica. Gli altri Paesi del bacino del Mediterraneo hanno saputo creare politiche settoriali mirate: Tunisia, Marocco, Egitto e Turchia stanno crescendo in maniera esponenziale. Non possiamo permetterci di stare a guardare».

L'olio d'oliva tra l'assenza di una strategia unitaria e gli impianti vecchi

Il problema principale è l'assenza di una strategia unitaria. Oggi il comparto olivicolo italiano si muove con piani territoriali frammentati, che limitano gli investimenti e riducono la competitività. Per questo, invece, si deve puntare su un coordinamento nazionale. Il sottosegretario al Masaf, Patrizio La Pietra, ha annunciato la convocazione del Tavolo Olio per definire linee guida comuni e un'unica interprofessione che coinvolga tutta la filiera. Altro nodo cruciale è il rinnovamento degli impianti. Il 61% degli oliveti ha più di 50 anni, il 49% meno di 140 piante per ettaro e solo l'1,5% supera le 400. Un modello produttivo vecchio e poco competitivo, mentre gli altri Paesi investono su impianti moderni ad alta densità: servono quindi nuove piantagioni, senza pregiudizi sulle varietà da utilizzare, per aumentare la produttività e rendere la gestione economicamente sostenibile.

Olio d'oliva italiano in crisi: la produzione è crollata e il futuro è a rischio

I relatori del convegno “Olio d'oliva: dalla tradizione al futuro”

C'è poi un problema di percezione: l'olio d'oliva italiano non è valorizzato a sufficienza. I consumatori spesso scelgono in base al prezzo, senza conoscere realmente la qualità del prodotto. È dunque necessario un investimento sulla formazione, partendo dalle scuole e coinvolgendo la ristorazione, per diffondere la cultura dell'olio extravergine e spingere verso un consumo più consapevole. Tommaso Loiodice, presidente di Unapol, ha ribadito l'importanza di fare squadra: «Oggi abbiamo ribadito il nostro impegno nel rafforzare la collaborazione con Confagricoltura, confermando l'importanza di unire le forze per affrontare le criticità del settore olivicolo. L'eccessiva frammentazione delle aziende e la necessità di garantire un valore equo all'olio extravergine italiano sono sfide che richiedono visione e cooperazione. Formazione, innovazione e adeguamento alle nuove tecnologie sono le chiavi per dare slancio a un comparto storico, ma bisognoso di rinnovamento. Insieme, Unapol e Confagricoltura possono offrire risposte concrete per il futuro dell'olivicoltura italiana».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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