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due anni dopo

In coma per un salmone affumicato, ma non avrà un euro di risarcimento

L'episodio risale a due anni fa quando una donna di 63 anni finì in coma dopo aver consumato salmone affumicato contaminato da Listeria. Nonostante l'inchiesta sull'importatore, non riceverà il risarcimento

 
06 marzo 2025 | 16:38

In coma per un salmone affumicato, ma non avrà un euro di risarcimento

L'episodio risale a due anni fa quando una donna di 63 anni finì in coma dopo aver consumato salmone affumicato contaminato da Listeria. Nonostante l'inchiesta sull'importatore, non riceverà il risarcimento

06 marzo 2025 | 16:38
 

Due anni fa, una cena apparentemente innocua si trasformò in un incubo per una donna di 63 anni, che finì in coma dopo aver consumato salmone affumicato sottovuoto acquistato in un supermercato di Bologna. Il pesce, contaminato da Listeria monocytogenes in concentrazioni elevatissime, causò alla donna un calvario sanitario che ha compromesso per sempre la sua qualità di vita. Nonostante l'importatore del prodotto sia oggi sotto inchiesta per lesioni gravi e commercio di alimenti pericolosi, la vittima non riceverà alcun risarcimento.

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Finì in coma per un salmone affumicato contaminato: nessun risarcimento per la vittima

Finì in coma per un salmone affumicato, ma nessuno la risarcirà

L'episodio risale, come detto, a due anni fa, quando la donna comprò quattro confezioni di salmone affumicato, che aggiunse a un'insalata. Già il giorno successivo iniziò a manifestare sintomi gravi, tanto da dover essere ricoverata d'urgenza in terapia intensiva. Le sue condizioni si aggravarono rapidamente, portando a meningite, polmonite bilaterale, crisi epilettiche, trombosi e problemi cardiaci, fino al coma. Dopo venti giorni in ospedale e un lungo periodo di riabilitazione, la donna recuperò solo parzialmente, ma la sua vita quotidiana, da allora, è cambiata radicalmente.

Le analisi disposte dalla procura hanno recentemente confermato la presenza di una concentrazione record di Listeria nel pesce incriminato: tre milioni di unità per grammo, un livello estremamente pericoloso. Di conseguenza, il pubblico ministero Gabriella Tavano ha chiesto il rinvio a giudizio del rappresentante legale della ditta importatrice, con l'accusa di lesioni gravi e commercio di alimenti pericolosi. Tuttavia, per la vittima non ci sarà alcuna compensazione economica: nonostante inizialmente le fosse stata riconosciuta un'invalidità totale, oggi la sua condizione è stata declassata al 35%, con tutte le conseguenze del caso.

La donna stessa ha raccontato la sua difficile realtà quotidiana in un'intervista al Messaggero: «Non posso correre, faccio fatica a camminare e respirare. Non ricordo spesso le parole e non riesco a salire gradini troppo alti. Per arrivare alla fermata dell'autobus devo partire molto prima. La mia vita è cambiata, e continua a cambiare». E oltre al danno fisico, c'è quello, appunto, economico: l'assicurazione della ditta importatrice ha respinto la sua richiesta di risarcimento, lasciandola sola a fronteggiare spese mediche e fisioterapiche. «È vergognoso» ha commentato amaramente.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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