Qual è la più buona del reame (dei golosi): la focaccia alla barese o la focaccia alla altamurana? Dopo una prima sentenza ora è stata la volta del processo d’appello che si è espressa con un suo “gastrogiudizio”.
La Corte è entrata in aula perché qualche buontempone ha deciso di ricorrere in appello avverso la sentenza di primo grado di uno dei “processi del secolo”.
Processo che - correva l’anno 2012 - si tenne a Bari e vide il collegio giudicante presieduto dall’esimio Francesco Schittulli esprimersi salomonicamente sul quesito di base. I legali furono faziosi in tale circostanza, ma la decisione non ebbe tentennamenti nella sua formulazione, dichiarando “il non luogo a procedere, in quanto non sussistendo comunque fatti gastropenalmente rilevanti, l’azione è improcedibile e nessuna delle due contendenti può far valere una sua supremazia, mentre entrambe, nella loro diversità, degnamente rappresentano le tradizioni gastronomiche della Puglia in qualsiasi contesto”.
Antonio Uricchio, Onofrio Sisto, Massimo Melpignano e Vito Prigigallo
Una condanna ci fu, a dire il vero: “In perpetuo, la focaccia altamurana e la focaccia barese ad essere mangiate e a rifondere le spese del processo”. Qualche giorno fa è stato celebrato il processo d’appello. Tanto atteso. Agognato. Con il timore - invero alquanto fondato - che sia necessario ricorrere al terzo grado, alla Cassazione.
La data è stata fissata da quello strano ministero della GastroGiustizia che è il network Mordi la Puglia. Venerdì 13 aprile. Alle 20.30 precise la Corte, appunto, ha fatto il suo solenne ingresso in aula. Che è stata allestita, sorta di aula-risto-bunker, nella sede del Circolo Tennis di Bari. Alla sbarra, come detto, la focaccia barese e la focaccia altamurana, eccellenze gastronomiche della Terra di Bari.
Il gastrogiornalista Sandro Romano, console per il Mezzogiorno dell'Accademia italiana gastronomia storica, sotto l’egida del network Mordi la Puglia, ha organizzato la contesa buffa ma tremendamente seria convocando i rappresentanti di due team di fornai della capitale di Puglia e della capitale della Murgia. Capitanati, rispettivamente, dal mastro panettiere Giovanni Di Serio, presidente del Consorzio della focaccia barese, e dal mastro panettiere Vincenzo Dambrosio, che opera proprio sotto le Mura Megalitiche, orgoglio di Altamura. Avvocati di razza come Onofrio Sisto e Pasquale Moramarco hanno perorato la causa della bontà dell’una e dell’altra squadra.
Un confronto senza esclusione di colpi, fra tradizioni gastronomiche così vicine e per certi aspetti lontane mille tavole (imbandite). L’accusa, inflessibile e insensibile (beh, quasi), è stata affidata a
Massimo Melpignano. Giudici, giurati, pubblico ministero, avvocati, testimoni e testimonial sono affidati a rappresentanti della politica e a volti noti della cultura, della gastronomia e dello spettacolo pugliese. Voce narrante è stata quella del giornalista de La Gazzetta del Mezzogiorno
Vito Prigigallo. Che ha vestito anche i panni del cancelliere del procedimento culinario-giudiziario.
Romano, in quelli del direttore artistico, ha inteso richiamare l’attenzione su due prodotti di grande valore della tradizione gastronomica della Puglia, con l’esclusivo scopo di divulgarne le peculiarità. Di fare marketing territoriale, insomma. Tra i testimoni a favore dell’una o dell’altra focaccia hanno sfilato il musicomico Antonello Vannucci, gli scrittori Gabriella Genisi, quella della investigatrice Lolita Lobosco, Marcello Introna, quello del caso Percoco e dell’ultimo successo edito da Mondadori, Castigo di Dio, l’attore Davide Ceddia, il demologo Felice Giovine. Oltre a un paio di sindaci del territorio, amici di “Sindaci ai fornelli”, la singolar tenzone nata a Capurso e divenuta uno dei momenti clou dell’estate barese: Francesco Crudele, primo cittadino di Capurso, Michele De Santis, fascia tricolore della piccola Cellamare.

Periti di parte per l’una e per l’altra focaccia, lo stesso gastronomo barese Sandro Romano e il dotto gastronomo altamurano Michele Polignieri. C’è stato persino chi si è costituito parte civile: la birra. In quest’occasione chi ne ha perorato le ragioni sono stati Mimmo Loiacono e Paola Sorrentino del Birrifico Bari.
La corte composta dall’onorevole
Francesco Paolo Sisto e dal Magnifico Rettore dell’Università di Bari
Antonio Uricchio ha ascoltato le eccezioni mosse dal pubblico ministero, che ha accusato le focacce del reato di stalking, in quanto presenti in ogni strada delle due città pugliesi e grandi tentatrici con il loro irresistibile profumo. Accusate, inoltre, a causa della loro bontà, di impedire il consumo di merendine industriali e, persino, di essere responsabili della chiusura di punti vendita di importanti catene americane di fast food, come avvenuto per davvero ad Altamura.
Gli avvocati hanno magistralmente difeso le focacce dalle accuse e, alla fine, i sedicenti co-presidenti Sisto e Uricchio si sono espressi all’unisono assolvendo le focacce dai reati contestati e confermando, quindi, la sentenza di primo grado. E come ha voluto la gastrogiustizia, le focacce barese e altamurana sono state poi offerte in un buffet organizzato dai panettieri presenti, in collaborazione col ristorante del Circolo Tennis Bari.
Si è ovviamente trattato di un gioco a scopo promozionale, una divertente kermesse aperta al pubblico. Pubblico numerosissimo che ha molto apprezzato gli interventi - tutti interessanti, alcuni esilaranti - e ha avuto modo, a fine serata, di degustare con soddisfazione le due versioni di focacce, tra i simboli della gastronomia di due importanti città pugliesi come Bari e Altamura.