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Torino, Nas al bistrot di Cannavacciuolo Denunce e sanzione per irregolarità

I controlli avviati nelle scorse settimane da Asl e carabinieri del Nas nei ristoranti più esclusivi di Torino hanno toccato anche il bistrot di Antonino Cannavacciuolo. E il cuoco bistellato finisce nei guai. Dalle verifiche sono emerse piccole e grandi irregolarità, tanto da far scattare due denunce e una sanzione da 1.500 euro.

22 dicembre 2017 | 09:47
Torino, Nas al bistrot di Cannavacciuolo 
Denunce e sanzione per irregolarità
Torino, Nas al bistrot di Cannavacciuolo 
Denunce e sanzione per irregolarità

Torino, Nas al bistrot di Cannavacciuolo Denunce e sanzione per irregolarità

I controlli avviati nelle scorse settimane da Asl e carabinieri del Nas nei ristoranti più esclusivi di Torino hanno toccato anche il bistrot di Antonino Cannavacciuolo. E il cuoco bistellato finisce nei guai. Dalle verifiche sono emerse piccole e grandi irregolarità, tanto da far scattare due denunce e una sanzione da 1.500 euro.

22 dicembre 2017 | 09:47
 

I controlli avviati nelle scorse settimane da Asl e carabinieri del Nas nei ristoranti più esclusivi di Torino hanno toccato anche il bistrot di Antonino Cannavacciuolo. E il cuoco bistellato finisce nei guai. Dalle verifiche sono emerse piccole e grandi irregolarità, tanto da far scattare due denunce e una sanzione da 1.500 euro.

Ad essere stati colpiti sono stati tre diversi locali in città, ma quello che se l'è cavata peggio è proprio quello del cuoco-volto televisivo, tra l'altro candidato al sondaggio Personaggio dell'anno di Italia a Tavola (Clicca qui per votare), dall'avvio dei voti in prima posizione.

Antonino Cannavacciuolo (Blitz dei Nas al bistrot di Cannavacciuolo Irregolarità, scattano denuncia e sanzione)
Antonino Cannavacciuolo dopo il blitz (foto: La Stampa)

Staff giovane e preparato, menu degustazione da 75 euro a testa e percorso degustativo di vini, cinque calici, a 60. Fin qui tutto bene, se non fosse che pesce, pasta, dolci e ortaggi sono tutti sottoposti al processo di abbattimento. E anche in questo di sbagliato non c'è nulla, se non fosse che sui menu destinati ai clienti, accanto ai piatti proposti, mancava l'indicazione degli alimenti congelati.

Facciamo un passo indietro: «Come ho scelto Torino? Quando ho visto il locale, l'ho capito subito: mi porterà fortuna. Io vado a energia, sento subito se uno spazio mi porta fortuna oppure no. Finora è andata così, poi magari un giorno prenderò un palo in faccia». Ecco, quel giorno per Antonino Cannavacciuolo è arrivato. È scattata la doppia denuncia a piede libero per frode in commercio. Attenzione però, non è stata rivolta al giudice di Masterchef e protagonista di Cucine da incubo. Nei guai ci sono finiti il direttore della ristorazione del bistrot, Giuseppe Savoia, e la stessa moglie di Cannavacciuolo, Cinzia Primatesta, responsabile della società Ca.Pri. a cui è legata la catena di ristoranti, compreso quello di Torino.

Ora Cannavacciuolo e il suo staff si dicono pronti a dimostrare che si è trattato solo di un grosso equivoco. O meglio, di un'applicazione «troppo rigida delle regole». Eppure le denunce sono state avviate e ad abbattersi sul locale c'è stata anche una sanzione di 1.500 euro. Il motivo è legato alla mancanza di un corretto sistema di tracciabilità di alcune materie prime utilizzate in cucina. Niente di velenoso, solo una violazione amministrativa legata alla registrazione dei prodotti, consegnati di volta in volta al locale, non esattamente puntuale.

Il cuoco di Villa Crespi ha commentato subito dopo il blitz dei Nas: «Ma quale frode? Per me significa fregare i clienti. E né io, né mia moglie, né il nostro staff lo ha fatto, lo fa o lo farà mai. Va bene che ci siano delle regole, ma applicarle in questo modo è assurdo. Si parla tanto delle difficoltà che gli imprenditori sopportano per lavorare in Italia, in qualsiasi settore. Ecco: storie come questa fanno venire voglia di andarsene da un'altra parte».

Poi il cuoco commenta la ragione prima della denuncia: la mancanza dell'indicazione, accanto ai piatti, di "alimento congelato". «Il procedimento era correttamente indicato, ma soltanto al fondo della carta. Abbiamo sbagliato, ma non l'abbiamo certo fatto in malafede». E fin qui si parla di pesce, il cui abbattimento è previsto e obbligatorio per legge, ma gli ortaggi? E soprattutto, la pasta? «Quella che finisce in tavola è sempre fresca. Può succedere, però, che ne avanzi un po'. E allora viene congelata. Il cibo buono non si butta, ma quella roba ce la mangiavamo noi e nessun'altro».

Insomma, Cannavacciuolo, dopo aver comunque ricordato quanto sia «giusto che i ristoranti siano controllati», afferma che in sistuazioni come queste, come «un menu che non è scritto nel modo giusto, forse potrebbe bastare un avvertimento», o come la chiama lui, «una bella pacca sulla spalla e un "non lo fare più"». Conclude poi ribadendo che di controlli nei suoi ristoranti ne vengono fatti diversi durante tutto l'anno, e che tutto è sempre stato trovato in regola, anzi, addirittura «sui nostri pavimenti si potrebbe pure mangiare».

Si è espressa in difesa del cuoco bistellato anche la Fipe - Federazione italiana pubblici esercizi, attraverso le parole del suo vicepresidente, Giancarlo Deidda: «Mettere alla pubblica berlina un professionista per un supposto asterisco mancante è davvero un po' troppo, farlo nel periodo natalizio appare anche strumentale. I controlli e le sanzioni ai ristoratori che frodano o scorretti sono sacrosante e Fipe le ha sempre sostenute. Ma quella di Cannavacciuolo non è una scorrettezza, bensì solo un equivoco formale. Nel ristorante infatti era correttamente indicato sulla carta che il pesce era stato sottoposto al trattamento di congelamento preventivo a scopo sanitario, come previsto dai regolamenti comunitari per la tutela della salute del consumatore. Le norme in Italia sono rigide e particolarmente restrittive, più che in qualsiasi altro Paese europeo: questo è giusto e garanzia importante per la qualità della nostra cucina, tra le più apprezzate al mondo. Sarebbe meglio, però, evitare di trasformare un corretto sistema di norme in una gabbia rigidissima, applicata con cieco spirito burocratico e vagamente persecutorio. Non vorremmo si passasse dallo show cooking allo show multe».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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