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Voglia di Made in Italy in Giappone L’export cresce del 51% in 10 anni

Cresce il valore del Made in Italy agroalimentare esportato in Giappone. Negli ultimi 10 anni la crescita si è attestata al 51%. Oggi l’export nel Paese del Sol Levante vale 865 milioni di euro, rispetto ai 537 del 2008. Bene soprattutto l’olio extravergine, che ha fatto registrare un progresso del 7,5%. E le previsioni per il 2019 parlano di un’ulteriore crescita.

10 giugno 2019 | 15:41
Voglia di Made in Italy in Giappone 
L’export cresce del 51% in 10 anni
Voglia di Made in Italy in Giappone 
L’export cresce del 51% in 10 anni

Voglia di Made in Italy in Giappone L’export cresce del 51% in 10 anni

Cresce il valore del Made in Italy agroalimentare esportato in Giappone. Negli ultimi 10 anni la crescita si è attestata al 51%. Oggi l’export nel Paese del Sol Levante vale 865 milioni di euro, rispetto ai 537 del 2008. Bene soprattutto l’olio extravergine, che ha fatto registrare un progresso del 7,5%. E le previsioni per il 2019 parlano di un’ulteriore crescita.

10 giugno 2019 | 15:41
 

Cresce il valore del Made in Italy agroalimentare esportato in Giappone. Negli ultimi 10 anni la crescita si è attestata al 51%. Oggi l’export nel Paese del Sol Levante vale 865 milioni di euro, rispetto ai 537 del 2008. Bene soprattutto l’olio extravergine, che ha fatto registrare un progresso del 7,5%. E le previsioni per il 2019 parlano di un’ulteriore crescita.

Le importazioni dall’Italia nel settore agroalimentare valgono solo l’1,5% del mercato per il Giappone, che ogni anno importa beni per 57 miliardi di euro. Tuttavia la tendenza al rialzo che prosegue da almeno 10 anni a questa parte, fa sperare in bene per il futuro. I dati resi noti da Nomisma nel corso del 4° Forum Agrifood Monitor, parlano addirittura di un miglioramento delle performance nei primi mesi del 2019: nel primo quadrimestre le importazioni di prodotti agroalimentari italiani in Giappone sono cresciute di quasi il 13% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, rispetto a una media di mercato che ha visto aumentare l’import totale di food&beverage di circa il 9%.

L'export agroalimentare in Giappone sta crescendo (Voglia di Made in Italy in Giappone L’export cresce del 51% in 10 anni)
L'export agroalimentare in Giappone sta crescendo

«Sebbene il Giappone pesi solo per il 2% sull’export agroalimentare italiano - dichiara Denis Pantini, responsabile dell’Area Agroalimentare di Nomisma - la rilevanza di questo mercato è molto più strategica per alcuni prodotti, sia oggi che in prospettiva. Basti pensare all’olio d’oliva, dove il paese del Sol Levante incide per il 7% sull’export di questo prodotto del Made in Italy e arriva al 17% nel caso degli olii esportati dal Sud Italia».

Tra tutti i mercati di destinazione dell’olio extravergine di oliva italiano, il Giappone assieme alla Svizzera rappresentano i paesi con il prezzo medio all’export più alto (rispettivamente 5,6 e 6 euro/kg) contro una media mondo pari a 5 euro/kg. Ma anche per quanto riguarda i formaggi, l’Italia presenta il posizionamento di prezzo più alto su questo mercato rispetto a tutti i diretti competitor (7,64 euro al kg di prezzo medio all’import contro 3,62 euro dell’Australia o 3,97 euro degli Usa). «Il posizionamento di prezzo più elevato dei nostri prodotti riflette una composizione del paniere esportato di più alta qualità che a sua volta discende da una maggior attenzione del consumatore giapponese verso il Made in Italy», sottolinea Pantini. Non è infatti un caso se tra il 2013 e il 2018 l’export di Parmigiano Reggiano e Grana Padano in questo mercato è cresciuto a valore del 113%, quello di Gorgonzola del 109%.

Non tutti i consumatori, però, si dicono pronti ad acquistare ad occhi chiusi un prodotto italiano: la stragrande maggioranza dei giapponesi, infatti, è sensibile al prezzo e razionale nelle scelte di acquisto. Si tratta dei “Tradizionalisti-cauti”, il gruppo individuato tramite la cluster analysis di Agrifood Monitor, in cui ricade ben il 48% dei consumatori. Il secondo gruppo più numeroso è rappresentato dai “Millennials Sperimentatori” (36%), giovani dai 18 ai 38 anni, curiosi, aperti alle novità sono attratti dalla cultura occidentale e per questo la propensione all’acquisto di prodotti Made in Italy è più elevata della media.

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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