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La civiltà è nata a tavola Fuoco e cucina alla base dell'evoluzione

«The cooking hypothesis», l’ipotesi culinaria, questa la tesi Richard Wrangham (Harvard) secondo cui il segreto dell'evoluzione e dello sviluppo del cervello dei nostri progenitori starebbe proprio nell'aver imparato a cucinare. Da qui il mito del ruolo della donna come «angelo del focolare»

 
27 maggio 2009 | 21:47

La civiltà è nata a tavola Fuoco e cucina alla base dell'evoluzione

«The cooking hypothesis», l’ipotesi culinaria, questa la tesi Richard Wrangham (Harvard) secondo cui il segreto dell'evoluzione e dello sviluppo del cervello dei nostri progenitori starebbe proprio nell'aver imparato a cucinare. Da qui il mito del ruolo della donna come «angelo del focolare»

27 maggio 2009 | 21:47
 

da corriere.it

 NEW YORK – Persino antropologi leggendari come Charles Darwin e Claude Levi-Strauss non hanno mai prestato troppa attenzione alla «gastronomia» degli uomini primitivi, arrivando alla conclusione che fosse un dettaglio marginale della loro storia. A smentirli, adesso, è lo studioso di Harvard, Richard Wrangham, secondo cui il segreto dell'evoluzione dei nostri progenitori starebbe proprio nell'aver imparato a cucinare. L'inedita, rivoluzionaria teoria sull'evoluzione umana – ribattezzata «the cooking hypothesis», l'ipotesi culinaria - è contenuta nel libro Catching fire: How cooking made us human dove il docente di antropologia biologica del più prestigioso ateneo americano sostiene che la scoperta del fuoco e la successiva intuizione che il cibo avvicinato alle fiamme diventava migliore ha avuto effetti cruciali sull'evoluzione umana.

I VANTAGGI DEL FUOCO - «Le scimmie cominciarono a trasformarsi in umani e la specie dell'Homo Erectus è emersa 2 milioni di anni fa per un motivo fondamentale - teorizza Wrangham -, abbiamo imparato a domare il fuoco e a cucinare i cibi». Carni e vegetali cotti sono molto più facili da digerire di quelli crudi; l'energia così risparmiata nella digestione venne trasferita dall'organismo dei primi ominidi al loro cervello, provocandone un aumento di superficie e capacità intellettuale. «Quest'energia in più ha dato ai primi cuochi significativi vantaggi biologici - scrive lo studioso -. Che li aiutarono a riprodursi meglio di prima, moltiplicando i propri geni».

IL RUOLO DELLE DONNE - L'abitudine di consumare i pasti attorno al fuoco avrebbe inoltre insegnato ai nostri antenati come socializzare con i propri simili, temperando la loro natura aggressiva. Ma la nascita della cucina avrebbe avuto anche un effetto collaterale: la condanna del sesso femminile a un ruolo subalterno rispetto ai maschi. Meno forti fisicamente, le donne furono probabilmente destinate alla cottura dei cibi, attività stanziale che richiedeva tempo. Non potendo più muoversi, le femmine persero autonomia e furono costrette a contare solo sui loro compagni per procurarsi gli alimenti. Fu probabilmente allora, conclude Wrangham, che nacque l'istituzione del matrimonio. 'Non per ragioni sentimentali, ma per rispondere a un'esigenza di protezione”. Alla fine, secondo Wrangham – che ha studiato in Tanzania con la leggendaria etologa Jane Goodall - l''uomo cuoco' è stato ben fondamentale dell''uomo cacciatore'. 'Mangiare carne ha avuto un impatto minore che cucinarla”, afferma, ricordando in un capitolo come famosi naufraghi ed esploratori quali Thor Heyerdahl e Alexander Selkirk, (ispiratore di Robinson Crusoe) sopravvissero proprio perché usarono il fuoco per cuocere i loro cibi.

Alessandra Farkas
corriere.it

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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