PERUGIA - è il cioccolato la più sicura fonte di appagamento per il 60% delle italiane. Una su 4 lo preferisce in assoluto al sesso, ma la percentuale sale al 68% durante la fase premestruale, addirittura all'83% nei giorni del ciclo. è quanto emerge da un sondaggio sull'eros femminile promosso dal progetto "Scegli tu", della Società italiana di ginecologia e ostetricia (Sigo) e presentato questa mattina (16 ottobre 2009 )a Perugia, città che ospita fino al 25 ottobre la manifestazione Eurochocolate.
A presentare lo studio il direttore del centro di ginecologia e sessuologia medica del San Raffaele Resnati di Milano e il direttore della Sod di ginecologia dell'infanzia e dell'adolescenza dell'azienza ospedaliera universitaria di Careggi di Firenze, Vincenza Bruni. Secondo il sondaggio il cioccolato, per il 97% delle donne intervistate migliora l'umore, per il 50% favorisce l'eccitazione, per il 33% allevia i dolori e i fastidi che molte sperimentano nella settimana che precede la mestruazione: irritabilità, alterazioni del sonno, gonfiore, mal di testa.
E si rivela decisamente più utilizzato come rimedio fai da te per questi disturbi rispetto alla pillola contraccettiva. «La soluzione migliore per questi problemi, capace di modificare le alterazioni ormonali e neurochimiche responsabili della sindrome premestruale - afferma la prof.ssa
Alessandra Graziottin - In particolare, sono efficaci quelle a base di drospirenone, l'unico progestinico capace di aumentare le endorfine, le nostre "molecole della gioia", a livello del sistema nervoso centrale. Il desiderio sessuale è il risultato di una complessa attività del cervello. Allo stesso modo la "voglia" di cioccolato presenta una base neurobiologica ed è dimostrato che ragazze che ne mangiano ogni giorno tendono ad avere più alto desiderio e maggiore soddisfazione».
«Le differenze nel metabolismo di questo alimento possono contribuire all'effetto positivo sull'umore e sulla vitalità che chi lo ama ("cravers") riferisce rispetto a chi che non avverte benefici particolari ("non cravers"), come suggeriscono ricerche pubblicate su riviste prestigiose come Neuroscience. Non bisogna tuttavia attribuirgli poteri terapeutici onnipotenti: rischia infatti di trasformarsi in un semplice surrogato se la donna è depressa o ha una vita sessuale insoddisfacente. E questo capita purtroppo molto spesso a chi soffre di disturbi premestruali».
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