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Latte, l'Italia attende ancora l'ok all'etichetta

A distanza di un anno dallo scandalo del latte alla melamina l’Italia attende ancora il via libera comunitario all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e derivati fortemente sostenuto dalla Coldiretti e previsto dal Decreto del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia

 
24 novembre 2009 | 12:44

Latte, l'Italia attende ancora l'ok all'etichetta

A distanza di un anno dallo scandalo del latte alla melamina l’Italia attende ancora il via libera comunitario all’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e derivati fortemente sostenuto dalla Coldiretti e previsto dal Decreto del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia

24 novembre 2009 | 12:44
 

A distanza di un anno dallo scandalo del latte contaminato alla melamina l'Italia attende ancora il via libera comunitario all'obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte e derivati fortemente sostenuto dalla Coldiretti e previsto dal Decreto del ministro delle Politiche agricole Luca Zaia al vaglio degli organismi comunitari dalla fine dell'estate. è quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini al vertice della più grande organizzazione agricola italiana di Napoli in riferimento all'esecuzione della condanna a morte dei responsabili dello scandalo della contaminazione del latte per bambini in Cina.

La sicurezza alimentare deve diventare una priorità per le istituzioni a livello nazionale e comunitario affinché non si verifichino più scandali come quello del latte contaminato alla melamina in Cina e diffuso in tutto il mondo. Il Decreto è importante perché obbliga a indicare l'origine del latte impiegato nel latte a lunga conservazione e in tutti i prodotti lattiero caseari, ma vieta anche l'impiego di polveri di caseina e caseinati nella produzione di formaggi. Si stabilisce chiaramente che il formaggio si fa con il latte e non con le polveri, ma regolamenta anche l'impiego di semilavorati industriali (cagliate) nella produzione di formaggi e mozzarelle che dovrà essere indicato in etichetta. Oggi tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta e la metà delle mozzarelle non a denominazione di origine sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere all'insaputa dei consumatori.

Si tratta di un inganno che è finalmente destinato a finire con l'Italia che è leader europea nella qualità e ha il dovere di svolgere un ruolo di leadership a livello comunitario dove porteremo il provvedimento fino in fondo. Secondo l'indagine Coldiretti-Swg la quasi totalità dei cittadini (97%) considera necessario che debba essere sempre indicato in etichetta il luogo di origine della componente agricola contenuta negli alimenti, per colmare una lacuna ancora presente nella legislazione comunitaria e nazionale, ma in Italia la metà della spesa è ancora anonima.

Il pressing della Coldiretti ha portato all'obbligo di indicare varietà, qualità e provenienza nell'ortofrutta fresca, all'arrivo dal primo gennaio 2004 del codice di identificazione per le uova, all'obbligo di indicare in etichetta, a partire dal primo agosto 2004, il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto, all'obbligo scattato il 7 giugno 2005 di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco, all'etichetta del pollo made in Italy per effetto dell'influenza aviaria dal 17 ottobre 2005 e all'etichettatura di origine per la passata di pomodoro a partire dal 1 gennaio 2008. Dal primo di luglio è arrivato anche l'obbligo di indicare l'origine delle olive impiegate nell'extravergine, ma molto resta ancora da fare e per oltre il 50% della spesa l'etichetta resta anonima per la carne di maiale, coniglio e agnello, per la pasta, le conserve vegetali, ma anche per il latte a lunga conservazione e per i formaggi non a denominazione di origine.


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