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Nel 2010 al via la "ricetta Ricagno" per il Consorzio dell'Asti spumante

Dopo le dimissioni di Gancia e Martini & Rossi, il Consorzio dell'Asti spumante inizia il 2010 con la “ricetta del presidente Paolo Ricagno”: stretta sulle regole e sulla riservatezza, e chi non lavorerà bene non avrà il sigillo con il cavaliere. Alla vicepresidenza Gianni Marcegalli della Campari

 
22 gennaio 2010 | 10:12

Nel 2010 al via la "ricetta Ricagno" per il Consorzio dell'Asti spumante

Dopo le dimissioni di Gancia e Martini & Rossi, il Consorzio dell'Asti spumante inizia il 2010 con la “ricetta del presidente Paolo Ricagno”: stretta sulle regole e sulla riservatezza, e chi non lavorerà bene non avrà il sigillo con il cavaliere. Alla vicepresidenza Gianni Marcegalli della Campari

22 gennaio 2010 | 10:12
 

Dopo le dimissioni eccellenti di marchi storici della spumantistica italiana, Gancia e Martini & Rossi, dal Consorzio di tutela dell'Asti spumante che hanno contributo a fondare 77 anni fa per intraprendere in modo autonomo un piano di sviluppo del prodotto Asti spumante in Italia e nel mondo e la "rabbia" di vedere lo spumante Docg venduto per le festività a 1,99 euro, meno di un chilo di cipolle, nei supermercati, il Consorzio inizia il 2010 con le nuove regole del presidente Paolo Ricagno (nella foto) e Gianni Marcegalli della Campari alla vicepresidenza.

Riprendiamo il seguente articolo da Sapori del Piemonte Blog.

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Paolo RicagnoOk alle dimissioni delle aziende dissidenti, surroga dei membri dimissionari del Cda, via a nuove regole di comportamento interne ed esterne al Consorzio, sì a campagne di promozione, più severità nella concessione del sigillo consortile e un no all'Asti a prezzi da saldo. Il Consorzio di tutela dell'Asti, ente di controllo e garanzia di un comparto che da solo vale 500 milioni di euro l'anno, mostra i muscoli e lo fa all'indomani di un Consiglio di amministrazione che si è svolto il 15 gennaio scorso e nel corso del quale il presidente, Paolo Ricagno avrebbe dettato una nuova politica 'del fare” caratterizzata da rigore e fiducia nei progetti futuri.Basterà questo per sanare i maldipancia del settore? Sapori del Piemonte lo ha chiesto a Paolo Ricagno che ci ha rilasciato un'intervista esclusiva.

Presidente Ricagno, cominciamo dalla disciplina interna al Consorzio. è vero che alle riunioni del Cda ha vietato i cellulari, che nessun consigliere può abbandonare l'assemblea per fumare e che ha addirittura preteso da ogni membro la firma di un patto di riservatezza per evitare indiscrezioni e dichiarazioni non ufficiali?
è vero che ho preteso lo spegnimento del cellulari. I consiglieri del Cda sono chiamati a gestire un settore strategico per il vino piemontese e italiano. Perciò mi aspetto serietà e rigore.

E la storia delle sigarette e della riservatezza…
Guardi, alle riunioni del Consorzio c'era un via vai che non le dico; gente che si alzava a fumare o telefonare e rientrava dopo parecchio. Ho disposto 10 minuti di pausa ogni ora. Mi sembra sufficiente per fumatori incalliti e fissati del cellulare. Quanto al patto di riservatezza è il minimo per un comparto che si trova in una fase delicata. L'Asti ha bisogno di serenità per rilanciarsi.

Avete ancora parecchi milioni di euro da spendere in promozione…

Per ora abbiamo deciso di stanziarne cinque, ma è ancora da studiare e decidere quando e come li spenderemo.

Il Cda ha ratificato le dimissioni di Gancia. Martini & Rossi e la cantina sociale Vallebelbo. è stato uno strappo doloroso?
Non ci sono stati drammi. Semplicemente il Consiglio ha accettato la decisione di queste tre aziende. Non cerchiamo liti o controversie legali. Dimissioni accettate e stop, anche se le porte restano aperte a chi vuole condividere il nostro progetto.

Ci sono stati nuovi eletti nel Cda: il geometra Gianni Marcegalli della Campari sostituisce Giorgio Castagnotti (M&R) alla vicepresidenza. Nella stanza dei bottoni entrano anche Gianni Martini (F.lli Martini – Vlla Lanata – S.Orsola) e il figlio di Paolo Ricagno, Stefano, 30 anni, in rappresentanza dell'Antica vineria di Castel Rocchero. Ecco, presidente, non teme che la nomina di suo figlio nel Cda che lei presiede possa essere ritenuta inopportuna?
Mio figlio rappresenta una cantina che ancora non faceva parte del Cda. Eppoi bisogna lasciare spazio ai giovani. E il fatto che Stefano sia mio figlio non deve essere motivo per tagliare fuori le nuove leve.

Lei ha parlato di nuove regole. Maggiore severità sulla qualità del prodotto ma anche sulle strategie, a volte davvero disinvolte, di alcune aziende consorziate?
Sicuramente sulla qualità non si transige; chi non lavorerà più che bene non avrà il sigillo con il cavaliere. Sull'Asti svenduto a prezzi da saldo ci stiamo lavorando. Troveremo il mondo per impedire ribassi che lo sviliscono.

Parliamo di numeri. Si parla di una fotografia in bianconero per le bollicine dolci piemontesi. Dopo il brindisi di fine anno ci sarebbero stati nove milioni di pezzi in meno di Asti imbottigliato rispetto al 2008 e quasi 2 milioni di bottiglie in più per il Moscato d'Asti docg che avrebbe oltrepassato quota 13,5 milioni di pezzi…
No comment, per ora. I numeri li daremo a tempo debito.

Filippo Larganà
Sapori del Piemonte Blog


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© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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