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Galan incontra il mondo agricolo: Alzare il reddito della filiera

Il ministro delle Politiche agricole ha aperto il confronto con la filiera agroalimentare, dalla cooperazione all’industria fino alla distribuzione e ai sindacati del lavoro. Lo ha fatto nella sede di Confagricoltura. Costi, fondi pubblici, Pac e competitività delle imprese al centro dell’attenzione

06 maggio 2010 | 15:07
Galan incontra il mondo agricolo: Alzare il reddito della filiera
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Galan incontra il mondo agricolo: Alzare il reddito della filiera

Il ministro delle Politiche agricole ha aperto il confronto con la filiera agroalimentare, dalla cooperazione all’industria fino alla distribuzione e ai sindacati del lavoro. Lo ha fatto nella sede di Confagricoltura. Costi, fondi pubblici, Pac e competitività delle imprese al centro dell’attenzione

06 maggio 2010 | 15:07
 

Giancarlo Galan e Federico Vecchioni

ROMA - Agricoltura, industria, distribuzione, cooperazione, sindacati. In occasione della prima uscita pubblica del nuovo ministro delle Politiche agricole, Giancarlo Galan (nella foto, a sinistra), Confagricoltura ha riunito gli stati generali del settore presso la sede nazionale di palazzo della Valle.

Lo scorso anno i redditi degli agricoltori italiani, in calo da tempo, sono diminuiti del 20% rispetto al 2008. Uno stato di sofferenza che, purtroppo, non pare destinato a rapide inversioni di tendenza, né in Italia, né nel resto d'Europa, come dimostra la manifestazione di oltre 10mila imprenditori agricoli francesi, scesi in piazza dieci giorni fa per chiedere politiche idonee a risollevare i loro redditi. Una tendenza confermata anche dall'andamento dei mercati nei primi mesi dell'anno in cui è proseguito il trend negativo del 2009.

Per quel che riguarda il nostro Paese, con l'arrivo al dicastero delle Politiche agricole del ministro Galan  e i nuovi assetti delle amministrazioni regionali, si apre una fase nuova che può consentire di sciogliere alcuni nodi strutturali che frenano la crescita del settore. Partendo dal contenimento dei costi di impresa, primo fra tutti quello del lavoro, che da inizio agosto subirà una vera impennata nelle aree montane e svantaggiate, se non si provvederà a prorogare le agevolazioni previdenziali in scadenza. Altrettanto importante l'intervento sui costi energetici, con la riduzione di accisa per il gasolio da riscaldamento utilizzato in agricoltura per le coltivazioni sotto serra.

Capitolo vitale è anche quello dello sblocco di trasferimenti pubblici al settore, a partire dai pagamenti diretti della politica agricola comune: occorre far ripartire la macchina che gestisce le erogazioni. A quindici anni dalla riforma di Aima che ha dato vita all'Agea e fatto nascere gli organismi pagatori regionali, occorre una 'revisione di medio termine” per migliorare le procedure, ancora troppo complesse, e tracciare un bilancio di questo federalismo incompleto, che ha visto nascere e operare gli organismi pagatori regionali in metà del Paese. Con un'evoluzione dei costi, pure tutti da valutare, a carico della fiscalità generale e del sistema.

Scendendo nello specifico, vanno sottolineate le esigenze del settore bieticolo-saccarifero, in attesa da due anni di circa 90 milioni di euro che devono essere disposti con un intervento legislativo nazionale particolarmente urgente. Il settore del tabacco, invece, vede a rischio migliaia di imprese e posti di lavoro se non verrà sbloccato, entro le prossime settimane, il dossier comunitario sulle misure di sviluppo rurale (e di conseguenza i trasferimenti pubblici comunitari a favore di questa coltura).

Naturalmente è della massima importanza l'azione nell'ambito della politica agricola comune. Il negoziato per la Pac nel 'post 2013” entrerà nel vivo solo dopo l'estate. C'è quindi ancora un certo margine di tempo per definire una posizione unita e coesa a livello di sistema-Paese allo scopo di: salvaguardare le risorse in bilancio per il settore agricolo negoziando con i partner europei (l'obiettivo di primo livello è quello di evitare una ridistribuzione di pagamenti diretti a favore dei nuovi Paesi membri che vada a ripercuotersi negativamente sulle nostre imprese).

Di estrema urgenza, invece, visto che a fine dicembre scade il termine per le Regioni per poter spendere le risorse dello sviluppo rurale della prima parte della programmazione 2007-2013, è verificare se esiste un rischio di dover restituire a Bruxelles delle somme (a fine anno il 'non speso” assommava a 6-700 milioni di risorse comunitarie capaci di attivare 1,3 miliardi di euro circa di spesa pubblica) e, se necessario, proporre misure per dirottare queste somme su strumenti alternativi di politica di mercato.

In linea più generale va migliorato radicalmente il contesto in cui operano le imprese. Confagricoltura è convinta che l'amministrazione pubblica debba condizionare il meno possibile il mercato e le attività degli imprenditori, in modo da far prevalere, in un contesto di libera concorrenza, capacità e talento. Una necessità, quest'ultima, particolarmente sentita, anche alla luce di due recenti casi. L'autorità garante della concorrenza e del mercato ha infatti messo in luce come il ruolo dell'Associazione italiana allevatori e la sua attività di fornitura dei servizi si realizzi in una logica di sostanziale monopolio a danno degli allevatori. Una situazione su cui intervenire, anche in considerazione delle ingenti risorse pubbliche destinate all'Aia.

Il secondo caso riguarda la messa al bando de facto delle coltivazioni biotech, che non sembra basarsi su valutazioni chiare ed inequivocabili, soprattutto sul piano scientifico. D'altro canto, nonostante gli auspici espressi da imprenditori agricoli e ricercatori, è completamente ferma anche ogni attività di sperimentazione in pieno campo, benché ci sia in proposito un'intesa tra Stato e Regioni datata novembre 2008.

Su tutte queste materie è ora di riprendere un corretto dialogo tra Ministero e rappresentanze agricole, magari per valutare l'opportunità di quella riorganizzazione complessiva del settore, in termini di modernizzazione e competitività, che Confagricoltura ha articolato nella sua proposta progettuale 'Futuro fertile”, accolta positivamente dai protagonisti delle istituzioni e della business community del Paese.

Da venti giorni titolare del dicastero di Via XX Settembre, Galan nel il suo intervento al Comitato direttivo di Confagricoltura si è detto lieto per questa suo debutto pubblico: «è la mia prima uscita ufficiale come ministro delle Politiche agricole e sono lieto che avvenga qui, c'è il clima giusto, lo spirito di collaborazione giusto».

Il presidente Federico Vecchioni (nella foto in alto, a destra) ha aperto la riunione illustrando al ministro le linee economiche e strategiche della Confederazione, per poi sottolineare le emergenze del settore, dal contenimento dei costi d'impresa al rischio di veder sfumare circa un miliardo di fondi non spesi dalle Regioni, su cui intervenire con maggiore urgenza.

Dopo il presidente è stata la volta di tre membri della giunta Confederale - Franco Bettoni, Guglielmo Garagnani, Paolo Leccisi - in rappresentanza degli associati di nord, centro e sud del Paese. Poi si sono avvicendati gli interventi di Luigi Scordamaglia, vicepresidente di Federalimentare, Paolo Barberini, presidente di Federdistribuzione e Maurizio Gardini, presidente di Fedagri-Confcooperative. Infine ha preso la parola Stefano Mantegazza, segretario generale Uila-Uil, a nome della triplice sindacale sottolineando l'importanza dell'agricoltura nel Paese, anche in termini di occupazione.

«Ho ascoltato con grande attenzione - ha detto il ministro Galan - e questo mi servirà molto, perché il mio motto è sempre stato: 'Prima imparo e dopo decido”. Certo che da quello che ho appreso sinora ci sono cose che fanno sanguinare il cuore, come il miliardo circa di fondi europei dei piani di sviluppo rurale che rischiamo di perdere per lentezze procedurali, burocratiche e progettuali».

«Conosco - ha proseguito il ministro delle Politiche agricole - la cifra di 80 miliardi relativa a ciò che l'Italia perde nel mondo in fatto di export alimentare a causa del cosiddetto ‘italian sounding', ovvero prodotti con nomi italiani, ma fatti un po'ovunque che occupano gli spazi di quelli originali sui mercati internazionali».

«Sulle quote latte ho studiato - ha detto ancora Galan - ma non dico nulla per rispetto al Parlamento, visto che più tardi risponderò ad un question time alla Camera, ma posso anticiparvi che non rimarrete certamente delusi».

«Quel che è certo - ha assicurato il ministro - è che non cercherò di insegnarvi a fare il vostro mestiere, ma cercherò di mettere voi, imprenditori agricoli italiani, nella condizione di competere al meglio sul mercato globale». Poi una considerazione ironica: «Quando qualcuno sostiene la logica dei prodotti a chilometri zero pensa a che fine farebbe il mare di vino che esportiamo se tutti nel mondo adottassero questa linea?».

«Sugli Ogm ho già espresso il mio pensiero, che è laico, scevro da posizioni preconcette, come è mia regola - ha ribadito Giancarlo Galan - a parlare devono essere la scienza e la ricerca. Le ascolterò, per non far correre il rischio al grande Paese che è l'Italia di restare indietro rispetto ai più veloci del mondo. Perché, come ministro, dopo aver ascoltato, ho il dovere di decidere. Per questo, ai tavoli di concertazione, non intendo seguire le liturgie defatiganti e spesso dannose di un certo veterosindacalismo. E, vi prometto, non sarò un ministro del nord, del centro o del sud, ma il rappresentante degli interessi di tutta l'agricoltura nazionale».

«E a questo proposito - ha proseguito il ministro, spesso interrotto da scrosci di applausi - visto che sono iniziate le manifestazioni per celebrare i 150 anni di unità nazionale, vi voglio dire il mio pensiero del mattino, quando, al ministero, passo nella saletta in cui è custodita, trasferita da Torino, la scrivania che fu di Camillo Benso di Cavour quand'era ministro dell'Agricoltura del regno. Quella scrivania mi suggerisce un rigoroso senso di responsabilità e penso: ce la farò?. La risposta è: sarà difficile, ma se ce la farò è perché lavoreremo tutti assieme. Vi giuro che non sarò uomo di parte, voglio con tutti un rapporto di grande chiarezza. Voglio essere non il padrone, ma l'arbitro dell'agricoltura italiana».

«Confagricoltura è un'organizzazione storicamente laica e liberale – ha detto Vecchioni. La nostra azione è figlia della nostra cultura. Non chiediamo modelli precostituiti, dogmi, aiuti; vogliamo semplicemente che agli imprenditori vengano offerti gli strumenti per competere. Rimarchiamo la funzione della rappresentanza che agisce propositivamente, ma rispettando i ruoli, nei confronti della politica».

Rivolto al ministro Galan, il presidente di Fedagri Confcooperative, Maurizio Gardini ha detto: «Lei ha la possibilità di riposizionare l'agricoltura e l'agroalimentare del Paese, perché non siamo rassegnati a perdere il 90% delle imprese agricole. Non chiediamo di fare propaganda, sappiamo che lei non indosserà gli stivali nei campi per le tv ma abbiamo bisogno di qualcuno ci rappresenti nelle sedi istituzionali e che lavori per avviare un processo di modernizzazione e di efficienza».

Secondo Luigi Scordamaglia (vicepresidente Federalimentare): «Per troppo tempo le parti hanno cercato un nemico su cui scaricare la responsabilità. Ciò di cui abbiamo bisogno - e Confagricoltura ne ha offerto l'occasione con la presentazione del progetto Futuro fertile - è un confronto di mercato concreto e reale. Siamo stanchi di continuare a confrontarci ideologicamente, abbiamo bisogno di una parte politica che crei un ambiente in cui ciascuno si prenda la responsabilità di fare la propria parte».

Per il presidente di Federdistribuzione, Paolo Barberini: «Ho apprezzato il pragmatismo del presidente di Confagricoltura, Federico Vecchioni. Un parlare chiaro che ci pone al fianco dell'organizzazione agricola: oggi Confagricoltura è l'unico interlocutore chiaro e spendibile. Per questo tra noi non ci sono più barricate ma un campo su cui lavorare alacremente».

Sul fronte sindacale, per il segretario generale della Uila-Uil, Stefano Mantegazza: «Ha ragione il presidente Vecchioni quando dice di volere un'agricoltura più ricca, perché solo un settore più ricco può dare maggiori opportunità anche per gli 1,3 milioni di addetti del settore. La filiera vuole lavorare assieme, è l'unica strada. In questo contesto Confagricoltura ha mostrato grande senso di responsabilità in occasione del prossimo rinnovo del contratto di lavoro».

Vecchioni, ha voluto rimarcare l'impegno dell'organizzazione a creare un clima coeso e costruttivo della filiera agroalimentare in tutte le sue componenti, compreso il mondo del lavoro. «L'obiettivo – ha detto - è la redditività delle imprese agricole e della filiera, che porta benefici e ricchezza non solo agli imprenditori ma anche ai lavoratori e al sistema Paese».

 «Siamo innamorati del confronto delle idee - ha detto in conclusione il presidente Vecchioni a Giancarlo Galan -. Ministro Le offriamo un confronto leale in un clima costruttivo».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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