Il cda del gruppo La Vis ha giudicato positivamente i piani per accompagnare la sua ristrutturazione e rilancio presentati da Mezzacorona e Cavit, preferendo, secondo una nota della Federazione delle Cooperative, quello di quest'ultima. E, a fine settembre, dovrebbe arrivare anche il piano generale per una revisione della viticoltura trentina, che la Provincia ha affidato all'Istituto di San Michele all'Adige.
Si è trattato di una scelta difficile per il cda presieduto da Vittorio Brugnara, ma ormai obbligatoria visto che il debito di La Vis supera gli ottanta milioni di euro.
Sia Cavit che Mezzacorona, come riporta Il corriere delle Alpi, avrebbero messo sul piatto una progetto che darebbe le più ampie garanzie al "marchio La Vis". Una cosa è certa: la vendita delle tenute toscane Poggio Morino di Scansano (controllata al 76%) e di Basilica Cafaggio di Greve in Chianti (controllata al 100%) sono considerate certe, un primo passo per riportare il debito complessivo su cifre considerate più tranquille, incamerando una cifra attesa sui 15 milioni di euro. Ancora da definire, invece, il futuro di Casa Girelli, l'azienda di Trento Sud situata su un'area di grande interesse urbanistico, in viale Verona, e che La Vis vorrebbe mantenere nonostante i gravi problemi di liquidità proprio per evitare una "svendita", magari aspettando che il Comune di Trento ne possa variare la destinazione d'uso.
Stando alle indiscrezioni, il cda era diviso. La base, con i soci più piccoli, sarebbe sata orientata a una scelta territoriale con Mezzacorona. Ci sarebbero stati invece segnali di apprezzamento del progetto Cavit da parte dei soci più grandi, quelli più attenti anche alle "dinamiche politiche" che non disdegnerebbero un approdo in questo senso per la Cantina La Vis. Dalla sua, Cavit, avrebbe dunque anche la capacità di poter gestire meglio il comparto mele di La Vis.