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Un migliaio di pastori a Roma: Lo Stato produce falso Pecorino

Allevatori ciociari, di Sardegna, Umbria e Toscana stanno manifestando al ministero delle Politiche agricole per chiedere interventi e più attenzione contro i tarocchi visto che attraverso Simest lo Stato ha un'industria in Romania che con latte romeno e ungherese produce formaggi di pecora

06 settembre 2010 | 15:51
Un migliaio di pastori a Roma: Lo Stato produce falso Pecorino
Un migliaio di pastori a Roma: Lo Stato produce falso Pecorino

Un migliaio di pastori a Roma: Lo Stato produce falso Pecorino

Allevatori ciociari, di Sardegna, Umbria e Toscana stanno manifestando al ministero delle Politiche agricole per chiedere interventi e più attenzione contro i tarocchi visto che attraverso Simest lo Stato ha un'industria in Romania che con latte romeno e ungherese produce formaggi di pecora

06 settembre 2010 | 15:51
 

Foto: Ansa

ROMA - Sono oltre un migliaio i pastori giunti a Roma da Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria e da altre Regioni italiane per manifestare davanti del ministero delle Politiche agricole, a Roma, in via XX Settembre a sostegno della piattaforma della Coldiretti per fronteggiare la grave crisi della pastorizia, con iniziative sul piano politico-istituzionale e su quello del mercato, dove il latte viene sottopagato dalle industrie a livelli insostenibili per gli allevatori. I pastori dicono no ai bassi costi a cui vengono pagati i loro prodotti e contro lo Stato che, dicono, produce un falso Pecorino. Attraverso Simest, dice Coldiretti, lo Stato ha un'industria in Romania che con latte romeno e ungherese produce formaggi di pecora venduti sui mercati europeo e Usa.

UN TAVOLO PER DENUNCIARE IL FALSO PECORINO
I pastori hanno portato tutti i differenti tipi di pecorino prodotto nelle diverse regioni italiane, da quello romano a quello siciliano, e sono accompagnati da una "rappresentanza" delle sette milioni di pecore allevate nel nostro paese. E' stato anche allestito un tavolo di denuncia sul falso pecorino italiano venduto all'estero dove toglie spazio di mercato al prodotto originale. Numerosi sono gli striscioni e i cartelli issati dai pastori. Sono presenti il presidente nazionale della Coldiretti Sergio Marini e tutti i dirigenti regionali dell'organizzazione.

FORMAGGI DISTRIBUITI DAVANTI AL MINISTERO
Coldiretti ha dato appuntamento ai pastori alle 10 davanti al ministero delle Politiche agricole in via XX Settembre, a sostegno della piattaforma che l'organizzazione porta in discussione.

I manifestanti offriranno formaggi pecorini di tutte le regioni ai passanti, anche per far conoscere le pesanti condizioni di vita imposte dal loro lavoro: sveglia alle 5 ogni mattina per la prima mungitura, da ripetere poi nel pomeriggio cosi' da ottenere da ogni pecora circa un litro di latte al giorno, pagato appena una sessantina di centesimi al litro, ben al di sotto dei costi di produzione, vicini a un euro.

IL PRIMATO DELLA SARDEGNA, 3 MLN DI QUINTALI PRODOTTI
Secondo dati Coldiretti, la Sardegna è la prima regione, con una produzione di tre milioni di quintali, seguita dalla Sicilia con 700mila, dal Lazio con 600mila e dalla Toscana con mezzo milione. Intanto, nell'isola il Movimento pastori sardi, protagonista in agosto di clamorose manifestazioni nei principali aeroporti sardi, prepara una grande manifestazione a Cagliari per martedì 14 settembre, preannunciando la presenza di circa 5mila allevatori.

IL LEADER, NON INTENDIAMO ABBASSARE LA GUARDIA
«Siamo abbastanza soddisfatti degli incontri avuti la scorsa settimana con le forze politiche in Consiglio regionale, alle quali abbiamo presentato e illustrato le nostre proposte per fermare la crisi della pastorizia - ha dichiarato il leader del movimento, Felice Floris - ma non intendiamo abbassare la guardia, in attesa di provvedimenti concreti da parte della Giunta regionale e del governo. Le nostre manifestazioni hanno fatto diventare la crisi della pastorizia un problema nazionale. Per questo, continueremo la nostra lotte pacifica di denuncia anche all'opinione pubblica del dramma delle nostre famiglie».

Nei prossimi giorni l'Mps ha programmato tre assemblee, tutte con inizio alle 10.30: domani a Lanusei (Ogliastra), mercoledì a Ozieri e giovedì a Bonorva (Sassari) saranno illustrate ai pastori richieste e proposte del movimento in vista della manifestazione del 14 a Cagliari, dove il raduno è previsto in piazza del Centomila.

Il consumo di un solo mezzo chilo di vero pecorino italiano in più a famiglia nell'arco di un anno sarebbe sufficiente per salvare la pastorizia italiana e il valore culturale, ambientale ed economico che rappresenta.

è quanto emerge da una analisi della Coldiretti presentata nel corso della mobilitazione con un migliaio di pastori provenienti da tutta Italia a Roma per sostenere insieme al presidente nazionale Sergio Marini la piattaforma di interventi per sostenere un patrimonio unico del Made in Italy al ministero delle Politiche agricole.

I pastori hanno portato con sè tutti i differenti tipi di pecorino realizzati in Italia dove sono stati prodotti nel 2009 oltre 61 milioni di chili di pecorini dei quali oltre la metà a denominazione di origine (Dop).

All'esportazione sono andati ben 16 milioni di chili nel 2009 secondo lo studio della Coldiretti che evidenzia peraltro un calo del 10% nell'export di pecorino, nei primi cinque mesi del 2010, dovuto anche alla diffusione sui mercati esteri di prodotti di imitazione concorrenti (ad esempio il Romano cheese venduto in Usa) che sfruttano impropriamente l'immagine del Made in Italy.

Un fenomeno che sta facendo sentire i suoi effetti anche sul mercato nazionale dove si registra invece il preoccupante aumento delle importazioni di prodotti a basso costo e qualità da spacciare come italiani, che cominciano ad assumere volumi significativi e sono addirittura quintuplicate (+403%) rispetto allo scorso anno.

Nella produzione Made in Italy a denominazione di origine, che è calata nel 2009 del 10%, a fare la parte del leone è il pecorino romano Dop che copre l'80%, ma hanno ottenuto la protezione comunitaria come denominazioni di origine anche il pecorino Sardo, il Siciliano e il Toscano e quello di Filiano oltre al Fiore Sardo ed al Canestrato Pugliese.

PROGETTO ANTI CRISI
La piattaforma per il rilancio e lo sviluppo del settore e proposto dalla Coldiretti per 'Una filiera ovi-caprina tutta agricola e tutta italiana” è stata ulteriormente definita nel corso del vertice che si è tenuto a Roma a Palazzo Rospigliosi sede della Coldiretti al quale hanno partecipato oltre mille pastori provenienti soprattutto da Sardegna, Lazio, Toscana, Sicilia, Umbria, ma anche da altre Regioni italiane, insieme al presidente nazionale Sergio Marini. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che il documento prevede interventi compatibili con quanto Stato e regioni possono fare. Non ci aspettiamo, dunque, una risposta immediata perche vogliamo dare il tempo alle istituzioni per fare le opportune verifiche senza nascondersi dietro l'alibi del 'non conosciamo” o 'verificheremo”. Questo a partire dalla necessità di chiarire perché lo Stato italiano è proprietario di una industria che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono 'spacciati” come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani. Chiediamo quindi che venga a breve riconvocato un tavolo per avere risposte definitive e fino ad allora la nostra mobilitazione continuerà.

interventi congiunturali

• intervento di ritiro dal mercato del Pecorino Romano al fine di smaltire gli stocks di prodotto; l'azione dovrebbe essere coordinata tra il Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali e le Regioni (Sardegna e Lazio) per un valore complessivo di intervento per non meno di 25 milioni di euro;

• il ritiro dal mercato di tali produzioni deve essere realizzato contestualmente alla sottoscrizione di un accordo pluriennale (almeno biennale) tra produttori e acquirenti che abbia come obiettivo nuove relazioni industriali fondate su un'equa distribuzione del valore aggiunto e una reale copertura dei costi di produzione;

• modifica del DM relativo all'applicazione dell'art. 68 del Reg.(CE) 73/09 del Consiglio applicato in Italia dal D.M. 29 luglio 2009 prevedendo un sostanziale maggior impegno di risorse per il settore ovino, come già avviene in molti Paesi comunitari;

• intervento di ristrutturazione dei debiti, sia bancari che previdenziali, in modo da ripristinare la situazione finanziaria degli allevatori e garantire la normale conduzione delle aziende. A tale scopo - secondo la Coldiretti - è urgente, da parte delle Regioni interessate, il ricorso al de minimis che, considerata la crisi economica, è stato elevato dal'Unione Europea in via temporanea a 15.000 euro da utilizzare entro il 31 dicembre 2010, e che necessita di proroga. Per quanto riguarda la previdenza, la Coldiretti richiede l'immediato ripristino degli sgravi contributivi nelle zone svantaggiate;

• agevolazioni per l'accesso al credito di miglioramento e di esercizio con il concorso pubblico sugli interessi per far fronte alle spese correnti per porre fine alle pratiche capestro delle caparre concesse dagli acquirenti;

• introduzione di un nuovo piano ambientale di mantenimento della produzione ovina da finanziare attraverso una nuova modulazione del PSR prevedendo un incremento delle indennità compensative e la reintroduzione delle misure per il benessere animale. La crisi dell'allevamento ovicaprino ha importanti conseguenze in termini di occupazione e di dinamica sociale nelle zone rurali, per l'ambiente e dal punto di vista del patrimonio culturale;

• istituzione di un tavolo con le Regioni interessate e il ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali per la verifica e il controllo costante sul corretto funzionamento delle Organizzazioni di produttori e delle Organizzazioni Comuni riconosciute;

• sulla base di sistemi certificati di tracciabilità del latte, istituzione di un Osservatorio per il monitoraggio dei flussi di latte con la collaborazione dei Nas e l'Agenzia delle Dogane.

interventi strutturali per la costruzione di una filiera ovicaprina tutta agricola e italiana
• al fine di garantire un equo reddito dal mercato e ricostruire la filiera partecipando al valore aggiunto, è necessario – sostiene la Coldiretti - prevedere una nuova modulazione dei PSR delle Regioni interessate finalizzate alla possibilità di messa in disponibilità ai produttori di:

a) mattatoi mobili, per garantire l'approvvigionamento dei mercati locali di carne ovina prodotta localmente; b) moderne strutture di stoccaggio e forme agevolate di accesso al credito per consentire ai produttori una gestione finanziaria adeguata ai tempi di immissione sul mercato.

è urgente la istituzione e la tempestiva messa a regime della 'stanza di compensazione”, prevista dal Disegno di legge in corso approvazione da parte del Consiglio Regionale Sardo. E' necessario che alla sua costituzione possano partecipare anche il Ministero per le politiche agricole e forestali e le altre Regioni produttrici. La 'stanza di compensazione”, quale organismo per stabilizzare il mercato serve al fine di evitare di svendere sul mercato il prodotto e creare le condizioni per la valorizzazione e trasformazione del Pecorino Romano;

• piena attivazione dei circuiti commerciali di 'filiera corta”; sviluppo della vendita diretta e priorità nella fornitura di mense scolastiche, mense ospedaliere, ecc., per i prodotti provenienti da 'filiera corta”. Le Regioni produttrici, con il concorso dei Ministeri, devono avviare per la prossima campagna scolastica un progetto di educazione alimentare per far conoscere e distribuire nelle scuole regionali formaggi Dop ovicaprini;

• per quanto riguarda l'energia e i trasporti, che incidono sensibilmente sulla struttura dei costi dell'allevamento ovicaprino, è necessario rivedere gli interventi sulle energie rinnovabili affinché si realizzino micro investimenti in grado di garantire 'l'autosufficienza” energetica degli allevamenti. Il Governo e le Regioni interessate dovranno riaprire con l'Unione Europea la 'questione continuità territoriale” che incide significativamente sul costo dei trasporti. Nelle more si chiede:

• una specifica misura di aiuto che possa azzerare le 'disuguaglianze competitive” delle imprese che non solo operano già in zone svantaggiate ma anche condizionate dall'insularità;

• la costituzione dell'Osservatorio dei costi di produzione per rendere consapevoli, attraverso bollettini periodici pubblici, i consumatori che - afferma la Coldiretti - spesso si produce sottocosto nonostante i prezzi al dettaglio non diminuiscano. Per ottenere un'equa distribuzione dei margini in seno alla filiera è necessario informare i consumatori, ma anche gli operatori stessi della filiera, sulla formazione dei prezzi in tutte le fasi;

• la valorizzazione dell'agnello italiano; le sue diverse tipologie in Italia non hanno consentito una valorizzazione commerciale del prodotto in modo coordinato. Come richiede il Parlamento Europeo, è urgente l'adozione di un sistema di regolamentazione obbligatorio delle etichette che consenta ai consumatori di distinguere il prodotto italiano da quello proveniente da paesi terzi. Il consumatore deve poter conoscere l'origine geografica del prodotto che consuma oltre che menzioni complementari quali la data di abbattimento o le informazioni sulle condizioni di allevamento;

• la realizzazione di adeguate strategie di marketing e di programmi di valorizzazione a supporto di produzioni casearie tipiche e di qualità (anche nel mercato estero), prevedendo un percorso di valorizzazione di tutti formaggi ovini al fine di sganciarne la determinazione del prezzo dal pecorino romano;

• il rilancio di una innovata Assistenza Tecnica. E' necessario riprendere il percorso di un piano qualità latte regionale garantendo all'allevatore un servizio che permetta di elevare gli standards degli allevamenti. Il Piano Qualità Latte è essenziale per la valutazione e il pagamento del latte a qualità su base regionale;

• la verifica della possibilità di introdurre misure di compensazione al reddito per gli allevatori di ovini da latte che, a seguito della soppressione delle misure comunitarie riferite alle restituzioni all'esportazione e all'aiuto all'ammasso di Pecorino Romano, non hanno ricevuto, diversamente da altri settori, alcuna misura di accompagnamento.

COLDIRETTI, STATO PRODUCE 'FALSO” PECORINO ITALIANO

 Lo stato italiano è proprietario di una industria che in Romania, con latte romeno e ungherese, produce formaggi di pecora che vengono 'spacciati” come Made in Italy sui mercati europeo e statunitense contribuendo ad uccidere con la concorrenza sleale i pastori italiani. è questa la denuncia contenuta nel dossier della Coldiretti elaborato in occasione della protesta dei pastori italiani giunti a Roma da tutte le regioni italiani per manifestare di fronte al ministero delle Politiche agricole.

Siamo di fronte a un caso eclatante in cui lo Stato italiano che è impegnato a combattere il finto Made in Italy ne diventa addirittura produttore. Attraverso la società pubblica per l'internazionalizzazione Simest è infatti socio proprietario di una società rumena denominata Lactitalia con sede in Romania che produce, utilizzando latte di pecora romeno e ungherese, formaggi rivenduti con nomi italiani (tra gli altri Dolce Vita, Toscanella e Pecorino)
 
La presenza di prodotti di imitazione sui mercati internazionali è la principale ragione del calo del 10% delle esportazioni dei formaggi di pecora Made in Italy con la quale viene motivata una insostenibile riduzione dei prezzi riconosciuti agli allevatori italiani. Lactitalia si descrive nel suo sito come «una società di diritto romeno costituita al 100 per cento da investitori italiani, apportatori di know how tecnologico e commerciale, operanti nel settore caseario da oltre 85 anni. La capacità di trasformazione dello stabilimento è pari a circa 100mila litri di latte al giorno; per quanto attiene ai prodotti finiti la loro commercializzazione avviene verso gli Usa, l'Unione europea e la Romania».

Foto: Ansa

L'azienda Lactitalia ha aperto nel 2007 un caseificio a Izvin, nei pressi di Timişoara, grazie ad un investimento di 5 milioni di euro finalizzato alla produzione di formaggi e latticini destinati sia al mercato romeno che all'export (i principali Paesi di sbocco sono gli Stati Uniti con il 55% di export, l'Italia e la Grecia). Il caseificio impiega 34 addetti a tempo pieno ed altri 29 con contratto stagionale e ha realizzato nel 2009 un giro di affari di oltre 4 milioni di euro.
 
Dalle visure effettuate Lactitalia risulta essere una Srl composta da due soci, una srl romena Roinvest di cui sono risultati soci cittadini apparentemente di nazionalità romena e Simest Spa, società italiana controllata dallo Stato (76% del capitale), che è stata istituita come società per azioni nel 1990 (Legge n° 100 del 24.4.1990), per promuovere il processo di internazionalizzazione delle imprese italiane ed assistere gli imprenditori nelle loro attività all'estero.
 
Sulla base delle indicazioni riportate sullo stesso sito della società Lactitalia trasforma latte di mucca e di pecora e commercializza i propri prodotti con due marchi, uno per il mercato estero e uno per quello rumeno, quali la Dolce Vita e Gura de Rai. Tra i prodotti spiccano 'pecorino” e 'toscanella”, entrambi realizzati con latte di pecora, ma ci sono anche altri nomi italiani come mascarpone, ricotta, mozzarella, caciotta, solo per citarne alcuni. Dai documenti dell'Ice emergono alcune dichiarazioni del Direttore di Lactitalia: "Per calibrare i macchinari del caseificio abbiamo importato latte ungherese, perché è molto più pulito di quello che avremmo dovuto comprare dai produttori romeni", 'Alla fine, il caseificio Izvin è riuscito a trovare una rete di fornitori di latte "pulito"”.

Di fronte a questa situazione la Coldiretti pone due domande: perché questo investimento in cui lo Stato diventa proprietario di una azienda che fa concorrenza sleale ai nostri pastori? Quanti casi analoghi esistono e quali iniziative si intende adottare per porre fine a questa grave situazione che danneggia l'agricoltura italiana?

Sulla questione è intervenuto il ministro delle Politiche agricole Giancarlo Galan: «Quando Sergio Marini, presidente della Coldiretti, mette il dito sulla piaga gravissima della contraffazione, del taroccamento, della truffa, che fuori dei confini d'Italia si svolge ogni giorno a tutto danno del nostro made in Italy agroalimentare, non può non trovare il consenso di tutti, dal Governo ai produttori, dai consumatori a tutte le altre organizzazioni che rappresentano il settore primario. è indubbio che la crisi che stanno attraversando il lattiero-caseario e la pastorizia ha alla sua origine anche l'inaccettabile fenomeno dello smercio e quindi del consumo di prodotti che dell'Italia hanno soltanto nome e immagine ma nulla nella sostanza, e ciò nonostante vengono commercializzati ovunque, Italia compresa. E qui si ritorna, e io ci ritornerò caparbiamente ogni giorno, sul tema dell'etichetta d'origine, l'unica soluzione, assieme a quella di un efficace controllo di ciò che entra e si vende in Italia, per dare un sostegno reale a comparti produttivi essenziali per lo sviluppo della nostra economia e per il benessere di ogni cittadino italiano».

 ISTITUITO TAVOLO NAZIONALE PER CRISI SETTORE: PRIME MISURE PRESENTATE ENTRO UNA DECINA DI GIORNI
Oggi si è svolto presso la sala Cavour del Palazzo dell'Agricoltura il tavolo per la crisi del settore ovicaprino. All'assemblea hanno partecipato i principali attori della filiera le Regioni maggiormente toccate dal problema e vertici del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali. Le associazioni di categoria hanno consegnato ed esposto le loro piattaforme sulla crisi. Il Ministero ha istituito un tavolo composto dal Ministero e le Regioni maggiormente interessate, la cui prima riunione si svolgerà, giovedì 9 settembre alle ore 10.00, e che esaminerà tutte le problematiche del settore e le  proposte emerse, nella prospettiva di presentare delle misure adeguate al superamento della crisi del comparto. Inoltre verrà tra le altre questioni particolare rilevanza avrà quella della lotta alla concorrenza sleale proveniente dall'estero al prodotto italiano proprio per questa questione è stato istituito un gruppo di lavoro del quale faranno parte  l'Ispettorato Centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari e repressione frodi il Dipartimento delle politiche competitive del mondo rurale e della qualità e il Consorzio di tutela del Pecorino romano anche per appurare l'esistenza di aziende che produrrebbero italian sounding. In 10 giorni il tavolo relazionerà al Ministro e  successivamente verrà convocato un ulteriore tavolo di filiera per proporre le più misure adatte a superare la crisi.


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