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Accordo a sorpresa con Lactalis Il 29% di Parmalat ai francesi

Un accordo raggiunto da Lactalis mette nelle mani dei francesi il 29% del capitale Parmalat. Lactalis acquisterà a 2,8 euro per azione il pacchetto dei fondi pari al 15,3% del capitale. Parmalat non ha commentato la svolta. Il Ministro Galan: «Preoccupante per il sistema agroindustriale italiano»

 
22 marzo 2011 | 17:20

Accordo a sorpresa con Lactalis Il 29% di Parmalat ai francesi

Un accordo raggiunto da Lactalis mette nelle mani dei francesi il 29% del capitale Parmalat. Lactalis acquisterà a 2,8 euro per azione il pacchetto dei fondi pari al 15,3% del capitale. Parmalat non ha commentato la svolta. Il Ministro Galan: «Preoccupante per il sistema agroindustriale italiano»

22 marzo 2011 | 17:20
 

MILANO - Un accordo a sorpresa raggiunto da Lactalis con i fondi attivisti Zenit Asset Management, Skagen e Mackenzie Financial Corporation mette nelle mani dei francesi il 29% del capitale Parmalat e schiaccia il titolo con le vendite di un mercato che non sembra credere alla possibilità di un "cavaliere bianco" di matrice italiana.

Lactalis acquisterà a 2,8 euro per azione il pacchetto dei fondi pari al 15,3% del capitale, dice una nota, aggiungendo che a seguito dell'operazione la società "deterrà una partecipazione diretta e una partecipazione potenziale che, sommate fra loro, rappresenteranno" il 29% del capitale sociale di Parmalat.

L'accordo, «raggiunto nelle prime ore di oggi... verrà eseguito in data odierna nei più brevi tempi tecnici necessari e l'esecuzione potrà avvenire mediante acquisti effettuati direttamente dal gruppo Lactalis e/o nell'ambito di contratti di equity swap» recita la nota Lactalis, che preannuncia il prossimo dettaglio sul numero di azioni acquistate.



Lactalis, controllata dalla famiglia Besnier, era già presente in Italia, tra altri con l'acquisto di Galbani, Locatelli, Invernizzi e Cademartori, e con i suoi 9,4 miliardi di euro di fatturato è numero tre mondiale dei latticini e numero uno nei formaggi. Parmalat non ha commentato la svolta odierna, né per il momento sono disponibili commenti da altri che si erano mostrati difensori della continuità gestionale "italiana" del gruppo, a cominciare da Intesa Sanpaolo.

In attesa dell'assemblea del 12 o 14 aprile che prima del colpo di scena odierno sembrava il terreno della possibile battaglia per il controllo del gruppo, Intesa, con il 2,15% del capitale del gruppo di Parma, aveva presentato una delle quattro liste per il rinnovo del cda, riproponendo come guida l'Ad Enrico Bondi e parlando di "grande lavoro" fatto nel salvare la società dopo la catastrofe dei Tanzi.

Anche sulla scia dell'irritazione del governo davanti all'accerchiamento francese di alcune perle dell'industria italiana - che dovrebbe tradursi in una legge anti-scalata" - altri nomi avevano segnalato interesse, a cominciare da Granarolo e Ferrero. I fondi che avevano mosso l'attacco iniziale a Bondi - dichiarando recentemente a Reuters di escludere un'alleanza con Lactalis - abbandonano così una partita che aveva infiammato il mercato, che ora "punisce" Parmalat.

«è finito l'appeal speculativo del titolo, a questo punto i giochi sembrano fatti, il mercato non crede in una contromossa di una cordata italiana», ha osservato stamani un trader per spiegare il netto calo di Parmalat, che alle 10,50 è in calo del 3,41% a 2,3820 euro dopo un minimo a 2,322. Lactalis, va ricordato, aveva detto il 17 marzo che non intendeva arrivare a una quota che la obbligasse a lanciare un'opa.

«La vicenda economica finanziaria relativa alla cosiddetta scalata per il controllo di Parmalat - ha detto ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali Giancarlo Galan - si fa di ora in ora sempre più preoccupante per il sistema agroindustriale italiano. Da quando sono Ministro delle politiche agricole ho più volte denunciato l'assenza nel nostro Paese di una qualche forma di autentica e riconosciuta centralità dell'universo dell'agricoltura. Un'assenza e quindi una debolezza di cui la politica e le sue istituzioni non si sono volute far carico. L'affannosa ma inutile rincorsa di chi ha proposto una qualche soluzione a favore di una cordata italiana ne é la conferma. Nella speranza che nelle prossime ore giungano buone notizie, ribadisco la necessità e l'urgenza di riconsiderare gli attuali limiti politico-istituzionali in cui e' costretto a muoversi un Ministero come quello di cui ho la responsabilità in simili frangenti».


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