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La Filosofia in cucina Cercando le radici della gastronomia

Partiamo dall'antica Grecia, dai maestri ellenici che hanno codificato questo vocabolo: gastròs, ventre, pancia. Da questa parola sono nate tante storie, dalle patologie mediche in primis, fino alla cucina, alla gastronomia e ai moderni bloggers chiamati Foodies, una evoluzione della specie umana

di Guerrino Di Benedetto
 
07 maggio 2011 | 11:46

La Filosofia in cucina Cercando le radici della gastronomia

Partiamo dall'antica Grecia, dai maestri ellenici che hanno codificato questo vocabolo: gastròs, ventre, pancia. Da questa parola sono nate tante storie, dalle patologie mediche in primis, fino alla cucina, alla gastronomia e ai moderni bloggers chiamati Foodies, una evoluzione della specie umana

di Guerrino Di Benedetto
07 maggio 2011 | 11:46
 

La moderna gastronomia ha ormai assunto, soprattutto negli ultimi 10 anni, una seria e irreversibile rivoluzione. Mai nel mondo della linguistica una parola si è lasciata influenzare così violentemente da: mode, guide, chefs, viaggi eccetera. Alla luce delle centinaia di programmi Tv che ci parlano di cibo, sono nate una serie di figure veramente uniche, o meglio figure che vogliono essere uniche ma spesso sono anche repliche di altre, figure che sono alla perenne ricerca della unicità e non hanno ancora capito che nel mondo globale l'unicità non esiste; esiste invece la condivisione, ma di questo ci occuperemo in futuro.

Partiamo dall'antica Grecia, dai maestri ellenici che hanno codificato questo vocabolo: Gastròs, ventre, pancia. Da questa parola sono nate tante storie, dalle patologie mediche in primis, fino alla cucina e alla gastronomia e ai moderni bloggers chiamati Foodies, una evoluzione della specie umana. Una storiella greca racconta del Gastronomo caduto nel pozzo, ecco la storia.

Un giorno un famoso gastronomo di Atene, padrone di una della più belle locande della città, venne insignito nell'Agorà della prima stella del locale più bello. Il Gastronomo cominciò così a dare lezioni ai suoi discepoli nel portico, illustrando la bontà delle sue innovative ricette. Una sera camminava solo nella campagna e osservava le stelle, e le contava pensando che una o forse, in futuro di più, potesse essere la sua; preso da questo conto, inavvertitamente cadde in un pozzo, e li rimase per giorni, solo e affamato gridando aiuto. Una giorno un giovane pastore passò vicino al pozzo, lo vide e lo salvò, il Gastronomo chiese subito acqua e cibo, il pastore aveva solo una zuppa di erbe di campo e formaggio di capra fuso.

Il Gastronomo non era avvezzo a quel cibo, ma lo mangiò e disse che era il più buono del mondo, e, ringraziato il pastore, tornò a fare la sua cucina creativa. Ecco perché, pensò il pastore, nonostante la loro cucina moderna i grandi gastronomi nelle loro lezioni e nei loro libri amano sempre il piatto del povero, ma non lo fanno mai, è più buono del loro.

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