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Prosecco Superiore Docg Il futuro è nelle mani delle alleanze

Da un lato valorizzare l’unicità dell’area storica di Conegliano Valdobbiadene, dall’altro combattere le imitazioni alleandosi con i grandi spumanti italiani, primi fra tutti le denominazioni del Prosecco ma anche con Champagne e Cava, affermando il valore del territorio e di un vino “fatto a mano”

 
23 maggio 2011 | 09:46

Prosecco Superiore Docg Il futuro è nelle mani delle alleanze

Da un lato valorizzare l’unicità dell’area storica di Conegliano Valdobbiadene, dall’altro combattere le imitazioni alleandosi con i grandi spumanti italiani, primi fra tutti le denominazioni del Prosecco ma anche con Champagne e Cava, affermando il valore del territorio e di un vino “fatto a mano”

23 maggio 2011 | 09:46
 

A Vino in Villa, Festival internazionale del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore, in programma fino a oggi 23 maggio, si parla del futuro di questo vino. La strada? Tutelare le denominazioni del Prosecco a livello mondiale chiedendo aiuto all'Unione europea ma anche valorizzare le differenze del 'Superiore”, il Conegliano Valdobbiadene, affermando sempre più il valore del territorio e di un vino 'fatto a mano” da oltre tre secoli.

Enzo Perillo, Antonio Cancian, Franco Adami e Giancarlo Scottà. Foto: Riccardo Melillo

Grazie al tema dell'anno 'Fatto a mano” ma anche alla conferenza stampa 'Verso la protezione internazionale del Prosecco” dove si è evidenziala l'esigenza di creare alleanze, come sottolineato dall'onorevole Giancarlo Scottà (nella foto, a destra) sono emersi molti spunti. Una capacità dimostrata dal mondo del Prosecco, prima con l'unione per ottenere la Riserva del nome, poi presentandosi al Parlamento europeo con le tre denominazioni Conegliano Valdobbiadene Docg, Asolo Docg e Prosecco Doc.

Foto: Riccardo MelilloOra però non basta. Il prossimo passo sarà creare sinergie con le grandi denominazioni europee come Champagne e Cava, come proposto dal responsabile dell'Ufficio legale del Ministero Ezio Perillo (nella foto, a sinistra). «Oggi nel mondo sono richiesti 3 miliardi di bottiglie di spumanti. Il Prosecco ha le potenzialità per colmare 1 decimo della domanda e lo Champagne rappresenta circa 200 milioni. Numeri piccoli rispetto a questa domanda ma, qualora le denominazioni europee si unissero tutte si potrebbero fare battaglie affinché le migliori produzioni spumanti europei possano essere realmente tutelate». Un risultato possibile, come evidenziato dall'onorevole Antonio Cancian (nella foto, secondo da sinistra), e il primo passo è stato fatto con la presentazione del mondo Prosecco al Parlamento europeo nel mese di marzo.

«Primo obiettivo è essere inseriti nella short list che l'Unione europea, nelle missioni nel mondo, porta al seguito per discuterne la protezione», afferma il presidente del Consorzio di tutela Franco Adami (nella foto, secondo da destra). Per noi il percorso è però anche 'interno”. Il Conegliano Valdobbiadene è il Prosecco Superiore perché ancora oggi è fatta a mano e con Vino in Villa abbiamo voluto dare ai produttori gli strumenti per valorizzare questa unicità».
 
Buono e ben fatto, ecco il valore del vino fatto a mano
Anche il vino può essere 'Fatto a mano” e il Conegliano Valdobbiadene ne è la dimostrazione. «Premiare l'eccellenza tutelando le produzioni di qualità, unendo l'arte del lavoro alla cultura e identità del territorio». Questo è l'obiettivo fondamentale posto dall'assessore regionale all'agricoltura Franco Manzato all'apertura del convegno Fatto a mano.

Tra le produzioni di qualità vi è ovviamente anche il Conegliano Valdobbiadene Prosecco, prodotto in un territorio collinare da tre secoli conservato grazie ai viticoltori, oggi candidato a Patrimonio Unesco. «La conservazione della viticoltura fatta a mano è una scelta di proteggere un ambiente creando un legame forte tra viticoltore e vigneto tanto che anche le nuove generazioni hanno deciso di rimanere in vigneto con un approccio diverso, perché oggi dispongono di una preparazione scientifica». Afferma il presidente del Consorzio di tutela Franco Adami. «Il sapere manuale si traduce per il Conegliano Valdobbiadene nel Rive , nuova tipologia introdotta con la Docg, capace di esaltare le differenze tra le singole sottozone».

Se a livello di produzione si può, quindi, trasmettere il valore di un vino 'fatto a mano”, ora la nuova sfida sarà comunicarlo al consumatore finale. Questo, dai dati evidenziati da Enrico Finzi nella ricerca sul 'Fatto a Mano” condotta da Astraricerche, risulta molto sensibile al sapere manuale italiano. Il 71% degli italiani ama ciò che è fatto a mano e il 66% è orgoglioso di questa tradizione. E questo non significa per il produttori di Conegliano Valdobbiadene di rifuggire la tecnologia, che invece si rivela utilissima per comunicare l'unicità del prodotto.

Foto: Riccardo MelilloD'altro canto il sapere manuale italiano è un must anche all'Estero, tra i cinque pregi degli italiani agli occhi del mondo sono la capacità di goderci la vita, la creatività, la spettacolare natura, un patrimonio culturale riconosciuto. Soprattutto però siamo il paese del 'Bello e ben fatto”, grazie all'alta cultura artigianale. Tale valore è perfettamente espresso dal Conegliano Valdobbiadene ma anche dal Vetro di Murano, vero miracolo che ancora oggi tante famiglie rendono unico. A presentare la propria storia è stato Giorgio Nason, contitolare della NasonMoretti, uno dei più importanti artigiani del Vetro di Murano, che ha evidenziato l'importanza di saper valorizzare anche le imperfezioni del lavoro artigianale.

La cultura del ' bello e ben fatto” è stata evidenziata anche da Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano e responsabile del padiglione Italia a Shangai. Per rappresentare l'Italia, Rampello ha scelto di puntare non sull'High Tech ma sull'High Touch, ovvero la possibilità di toccare con mano l'arte italiana anche attraverso l'enogastronomia, in primis il vino con le gradazioni del colore, la pasta con le sue mille forme.

«Ciò che è fatto a mano è pensato con le mani - afferma Rampello e questo straordinario patrimonio ci viene dalla cultura latina e anche il vino, che proprio dai Romani fu portato nelle colline di Conegliano Valdobbiadene, ne è perfetta espressione. E da Rampello viene anche un suggerimento su come promuovere al meglio l'enogastronomia. Pensare di fare sistema è utopistico, mentre sarebbe strategico chiedere ai settori già affermati come moda o design di farsi ambasciatori dell'enogastronomia di qualità. A chiudere il convegno è stato Dino Marchi, Presidente Ais Veneto, che proprio a Vino in Villa ha scelto di festeggiare la giornata nazionale della Cultura del Vino. «Il sommelier ha il dovere di fare conoscere il sapere manuale che sta alla base di un vino e il nostro ruolo si sposterà sempre più da giudici del vino a ambasciatori di cultura».

© Riproduzione riservata STAMPA

 
 
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