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Parigi “brucia” l’Orto planetario Bocciato il progetto per l'Expo

Il progetto dell'Orto planetario è stato bocciato dal segretario del Bureau international des exposition. Addio dunque all'idea di padiglioni come lotti da coltivare con tutti i sapori del mondo. Del progetto sopravvivono le serre e spuntano gli stand tecnologici e il supermarket del futuro

 
30 giugno 2011 | 15:38

Parigi “brucia” l’Orto planetario Bocciato il progetto per l'Expo

Il progetto dell'Orto planetario è stato bocciato dal segretario del Bureau international des exposition. Addio dunque all'idea di padiglioni come lotti da coltivare con tutti i sapori del mondo. Del progetto sopravvivono le serre e spuntano gli stand tecnologici e il supermarket del futuro

30 giugno 2011 | 15:38
 

Definitivamente bocciato il progetto dell'Orto planetario per l'Expo 2015. «Non possiamo pensare che 150mila visitatori vengano ogni giorno a Milano per vedere come si coltivano le melanzane del Togo» è stato il commento sarcastico del segretario del Bureau international des exposition (Bie) Vicente Loscertales (nella foto), in questi giorni a Milano per incontri istituzionali e di lavoro. Del progetto sopravvivono, tuttavia, le serre con le colture del mondo, ma spuntano anche gli stand tecnologici e arriva un supermarket del futuro.

Addio definitivo dunque all'idea di padiglioni come lotti da coltivare con tutti i sapori del mondo. Addio all'immagine di un'Expo soltanto della terra. E addio «a una ripetizione di campi». Non è per vedere «tanti orti tutti uguali», ha detto chiaramente il segretario del Bie Loscertales, «che i visitatori pagheranno un biglietto». E ha aggiunto che serve «un concetto sì innovativo, ma che possa essere interpretato dai diversi Paesi».



Per Loscertales «l'orto planetario è un concetto, un'allegoria, ma non è il masterplan: il progetto ha integrato questa idea, ma il tema di Expo, 'Nutrire il Pianeta”, è più complesso: per vivere serve più di un orto, non vuol dire che dobbiamo essere tutti vegetariani».

Vicente LoscertalesCon buona pace dell'assessore all'Expo Stefano Boeri che di quell'orto continua a fare una bandiera e replica che il progetto prevede un parco agroalimentare che si farà perché è «un grande progetto di interesse collettivo che deve restare anche dopo la conclusione dell'evento». Per l'ad di Expo Giuseppe Sala, «una polemica noiosissima. Non si torna indietro, perché quello è il progetto approvato dal Bie, ma i protagonisti sono i Paesi e sono loro a essere chiamati a dare un'interpretazione al tema». Che restano alimentazione e sviluppo sostenibile. «L'orto globale - taglia corto Loscertales - c'è e resta nel concetto generale del master plan. Ma un progetto di tanti piccoli orti non è mai stato nel disegno di chi lo ha ideato».

Per quanto riguarda il rischio cemento rassicura l'amministratore delegato della società Giuseppe Sala «Lo spazio verde - ha spiegato - che stiamo proponendo ai Paesi partecipanti è superiore a quello inserito nel concept plan. Quella sull'Orto è una polemica noiosissima e bisogna andare oltre. I protagonisti di Expo sono i Paesi e saranno loro a dare la loro interpretazione».

Il progetto, dice Sala, è sui tavoli degli architetti dell'Ufficio della Bovisa. Tavole e simulazioni che comprendono ancora le grandi serre con la riproduzione dei climi e la vegetazione di tutte le latitudini. Ma che lasciano la possibilità ai Paesi - ognuno avrà uno spazio all'aperto dal 30 al 50% del proprio lotto - per costruire anche padiglioni di stampo tradizionale. Spunteranno anche quelli che gli architetti di Expo chiamano "cluster": raggruppamenti di padiglioni, simili a villaggi, fatti da Paesi che condividono un tema, dalla coltivazione del caffè a quella del riso.

L'idea dell'Orto planetario risale al 2009 grazie al patron di Slow Food Carlin Petrini e all'architetto Stefano Boeri. L'idea a cui si puntava era quella di un'Expo verde e sostenibile, che non avrebbe dovuto competere con le faraoniche architetture di Shanghai.



Un'immagine che si concretizzò nel masterplan concettuale ideato dalla cinquina di famosi architetti - da Boeri a Jacques Herzog - che venne presentato nel settembre del 2009: un viale lungo trasformato in una "tavola planetaria" ispirata all'Ultima cena di Leonardo dove i Paesi del mondo si sarebbe seduti per imbandire i loro prodotti con tutte le colture del pianeta. Un orto che sarebbe dovuto rimanere in eredità come un grande parco. Senza cemento.

L'orto, infatti, era nato anche per rendere più difficile la costruzione di un nuovo quartiere dopo il 2015. E il futuro dell'area, come hanno chiesto i milanesi con il referendum, deve essere verde. Per Stefano Boeri: «come ha detto il segretario del Bie, il parco agroalimentare contenuto nel masterplan è un grande progetto di interesse collettivo, che deve restare sul sito anche dopo la conclusione». E quel parco «non è un paesaggio bucolico, ma un grande sistema di campi coltivati, serre ad alta tecnologia, orti botanici, padiglioni e servizi ricettivi ed espositivi che ha come scopo la valorizzazione delle filiere agroalimentari».


Articolo correlato:
Un orto planetario all'Expo 2015 Acqua e verde, energia per la vita

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06/07/2011 18:17:00
1) Expo 2015: ci vorrebbero gli uomini del 1906!
Expo a Milano del 1906, la bonifica delle paludi pontine e le grandi opere pubbliche, la nascita delle città di fondazione degli anni '30 realizzati tutti in pochi anni, sono la dimostrazione che questo sistema politico, questi uomini di quest'epoca hanno da imparare tantissimo dagli italiani di ottant'anni addietro.

Expo 2015, nella versione originale del Masterplan era una grande intuizione di due grandi cervelli pensanti, come Carlo Petrini e Tito Boeri. Era quel che ci voleva per agire coerentemente al tema dell'evento e alle esigenze del pianeta, non dimenticandosi della peculiarità tutta italiana. Avremmo potuto esercitare una leadership mondiale in tema di alimentazione e ambiente. Ma per realizzare queste opere in 5 anni ci vogliono altri Uomini, altre tensioni ideali.






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