Un euro e 60 centesimi per un piatto di spaghetti alle alici, 3,55 euro per un fresco pesce spada alla griglia, o se si vuole spendere di più c'è il filetto di orata o di bue a 5,23 euro. Il tutto su una tavola elegantemente apparecchiata e con servizio di camerieri in livrea. Il menu del ristorante del Senato, svelato dal deputato dell'Idv Carlo Monai sull'Espresso è diventato uno dei bersagli preferiti del popolo della Rete che sta facendo scoppiare la polemica sul web con la foto del menu condita dai commenti più duri. Una vergogna che si aggiunge agli altri costi della Politica e che non potrà di certo passare inosservata anche dai ristoratori romani e italiani in generale, visto che, soprattutto, in tempo di crisi non potranno nemmeno lontanamente pensare a certi prezzi.
Ora però, come riporta il Corriere.it ci pensa la Rete a scherzarci sopra: «Un po' troppo caro per le mie tasche...». I commenti ironici e gli sfottò si sprecano: «Chissà se ai peones come me è possibile abbonarsi. Tre persone con meno di € 100 mensili mangiano ben serviti! Se po' fa!». In tempo di nuove misure economiche e di sacrifici per tutti c'è chi invoca la mannaia e chi fa notare che «ad integrare la differenza ovviamente ci pensano le tasse dei cittadini». E non manca chi vuole investigare: «Lo scandalo sarà conoscere l'integrazione a carico del Senato. Chi è a conoscenza dei prezzi, li pubblichi ed allora potremo veramente indignarci!». Ma c'è anche chi non accetta il confronto: «Per un panino, una bottiglietta d'acqua e un caffè non spendo mai meno di 6 euro. Ma un po' di vergogna non l'avete?». La Rete, con il suo carattere irriverente e dissacratorio, ha fatto centro ancora una volta. Quella carta, in pochi minuti, è diventata cento, mille, diecimila menù. E replicato impietosamente a futura memoria. Portandosi un dubbio perenne: «Ma non sarà troppo pagare 52 centesimi per pane e servizio di camerieri in livrea?».